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HELLAS VERONA / Le Ultimissime

NOVARA - VERONA 1-1

Hellastory: Le Ultimissime

NOVARA - VERONA 1-1

Quella di Novara non è stata certo una partita indimenticabile, tutt'altro. Il punto strappato dal Verona è un lusso di cui dobbiamo ringraziare a pari merito il talento di Rantier, la dea bendata e la scarsa personalità della squadra di casa, bella a vedersi ma incapace di chiudere una gara che avrebbe meritato ampiamente di vincere e che, alla fine, ha rischiato anche di perdere. Parlare ancora di play-off si può, per carità, i numeri parlano chiaro, e se la grigia prestazione del «Piola» ci avvicina ulteriormente alla Spal, ogni valutazione in merito è più che legittima, ma sul piano del gioco questo Verona rimane ancora, a mio avviso, la stessa incompiuta di inizio campionato, una squadra costruita per un campionato senza infamia e senza lode, e non per tentare un salto di categoria che, ricordiamolo, i play-off non garantiscono di certo: arrivare quinti significa soltanto raggiungere la possibilità di provarci. Meglio parlare della partita quindi, e rimandare altre valutazioni al momento opportuno. Il Verona si schiera con Rafael tra i pali, Bergamelli e Ceccarelli centrali, Campagna sulla destra e Pugliese sulla sinistra, a centrocampo, ai lati del playmaker Bellavista, agiscono Garzon (a destra) e Campisi (a sinistra), Parolo si posiziona dietro le punte Tiboni e Scapini. Insomma, per gli amanti dei prefissi, si tratterebbe di un 4-3-1-2. Il Novara si affida invece ad un 4-3-3 con le punte esterne che agiscono larghe, ben supportate dai centrocampisti. La squadra di casa risulta senz'altro più compatta ed esperta del Verona, a partire dalla difesa, ben diretta da Centurioni.

Il Novara gioca bene, esprimendo un calcio concreto, privo di orpelli e in grado di dare sempre profondità all'azione (cosa che al Verona non riesce praticamente mai), con Matteassi, Bertani e Sinigaglia a fare spesso il diavolo a quattro nella metà campo giallobllu, con sovrapposizioni e manovre ariose sulla fasce, ma anche con scambi rapidi centrali che, più di una volta, tagliano fuori l'intera difesa scaligera. Ironia della sorte, nonostante i padroni di casa confezionino almeno 3 azioni da gol nette nel primo tempo, vanno in vantaggio in modo del tutto casuale, sugli sviluppi di un calcio d'angolo, grazie alla solita uscita sballata di Rafael e alla sventura di avere sulla linea proprio Campisi, il più piccolo della rosa, che non arriva di testa ad evitare il gol. Sono mesi (anni se consideriamo anche il campionato scorso) che mi chiedo per quale motivo ci si ostini a tenere in porta Rafael che, a pochi centimetri dalla linea di porta, diventa assolutamente inaffidabile. Un portiere non deve solo saper parare, ma anche dare sicurezza alla difesa intera, Rafael questo non lo fa, ad ogni uscita si resta con il fiato sospeso e con la bestemmia stretta tra i denti, pronta ad uscire in caso di episodi come quello di sabato scorso. Tra i pali il portiere brasiliano è senz'altro molto bravo e più di una volta ha fatto la differenza, ma secondo me è meglio un portiere normale, che garantisca l'abc del ruolo, piuttosto che un giocatore imprevedibile. Va anche detto che ormai sto entrando nell'età dei pregiudizi difficili da cambiare: sono cresciuto con un calcio in cui i portieri brasiliani si chiamavano Valdir Peres e venivano convocati in nazionale solo per tirare i rinvii e farsi infilare a ripetizione da Paolo Rossi. Se il portiere mi piace poco, anche la difesa non mi ha entusiasmato, più nel modulo che non nei singoli. Sia chiaro che non voglio, e non posso, insegnare nulla a Remondina, ma a destra in particolare, dove operava Campagna, c'erano sempre spazi abissali a disposizione degli attaccanti novaresi, fortunamente non sempre sfruttati al meglio. In mezzo, Ceccarelli e Bergamelli sono apparsi lenti nelle chiusure e hanno palesato i soliti problemi in fase di impostazione, sotto questo profilo sicuramente meglio i due esterni, con Pugliese che in fase di chiusura è stato quasi sempre all'altezza, mentre ha mostrato più di una pecca quando si è trattato di «dare aria» alla manovra, proponendosi puntualmente ma riuscendo raramente a mettere dentro palloni decenti. A centrocampo, una percentuale vicina al 90% delle azioni è passata dai piedi di Bellavista, onesto tessitore di gioco che non eccelle purtroppo in fantasia e nemmeno in precisione quando si tratta di lanci lunghi o anche a medio raggio. Il capitano gialloblu comunque, è risultato a mio avviso il migliore dell'Hellas. Molto attivo anche Garzon, spesso costretto agli straordinari per tappare i buchi difensivi di cui ho già detto più sopra, mentre Campisi è apparso troppo isolato e avulso dal gioco. La partita di Parolo è stata più da attaccante vecchio stile che da mezzapunta, costretto spesso a giocare spalle alla porta, ha faticato a trovare spazi adeguati, tuttavia è stato suo l'unico tiro (peraltro finito in curva) del Verona nel primo tempo e sua la rasoiata nell'angolino basso che il portiere di casa ha deviato con le punta delle dita a una manciata di minuti dalla fine. Tiboni ha lottato molto, riuscendo anche a conquistarsi qualche pallone, sempre comunque distante dalla porta. Stessa sorte per Scapini che di palloni però ne ha avuti ancora meno. Primo tempo a senso unico insomma, con il Novara che può addirittura recriminare con la buonasorte. La ripresa inizia com'era finita la prima frazione: padroni di casa pimpanti e ben determinati a portarsi a casa i tre punti. Il raddoppio sembra addirittura cosa fatta quando Bergamelli riesce a salvare sulla linea su colpo di testa di Bertani. Non si vedono spiragli positivi per l'Hellas insomma, finchè Remondina non cambia la coppia d'attacco inserendo un giocatore esile ma talentuoso come Rantier e uno scarsetto tecnicamente ma fisicamente prestante come Girardi. Contemporaneamente, il Novara inizia a coprirsi, palesando anche i primi problemi di «fiato», era d'altronde impensabile che la squadra di casa riuscisse a mantenere il ritmo pressante del primo tempo e dell'inizio di ripresa. La manovra del Verona, a questo punto, prende una fisionomia ben definita: lancio lungo per la testa di Girardi che deve fare da sponda a Rantier. Lo schema si ripete più volte, finchè il francesino, con un sinistro perfetto per scelta di tempo e precisione, infila il sette e manda in visibilio i tanti tifosi gialloblu giunti da Verona. L'Hellas chiude addirittura la partita in attacco mentre i padroni di casa annaspano, con più precisione e cinismo si potrebbe addirittura fare il colpaccio. Finisce invece 1-1. Un punto guadagnato capitalizzando al massimo il primo tiro in porta.

Se la partita non è stata indimenticabile, la trasferta nel suo insieme è stata invece molto piacevole, grazie alla presenza dei miei compagni di viaggio: l'Ing. Bocchi e il webmaster Andrea. Dopo aver acquistato i biglietti in tarda mattinata, abbiamo visitato il centro di Novara concedendoci uno snack. La cittadina piemontese (che in realtà appartiene storicamente alla regione lombarda dell'Insubria, assieme a Varese, Busto Arsizio e alle propaggini inferiori del lago Maggiore) ci è apparsa elegante e molto tranquilla. Lo stadio Piola, nonostante le ridotte dimensioni, è un'impianto comodo e funzionale, con le tribune talmente vicine al campo da sentire il fiatone dei giocatori e le bestemmie di Centurioni. Buona la presenza dei tifosi gialloblu nella curva ospiti (769 i tagliandi venduti a Verona, su 1.100 disponibili), pochi invece quelli presenti in tribuna e nei distinti. Come al solito il tifo gialloblu si è fatto sentire, soprattutto nel primo tempo e nel finale di gara. Dopo la gara aperitivo e cena ad Arona, sul lago Maggiore, dove oltre al paesaggio e al risottino con i filetti di persico, ci siamo goduti la compagnia di una guida speciale, ma questa è un'altra storia.

Davide



Hellastory, 15/04/2009

MASTER OF NONE


L'inizio del terribile calendario di febbraio offre un paio di impressioni a caldo: 1) che il Verona è vivo e combatte, 2) che però è stato indebolito in attacco dal mercato di gennaio perché giocatori come Ngonge e Djiuric non sono facili da sostituire. A bocce ferme, quindi con maggior consapevolezza, possiamo invece realizzare che nel corso di gennaio abbiamo assistito a 3 eventi importanti, 2 dei quali francamente inusuali. In primo luogo, l'importante cessione di talento finalizzata a sistemare i conti societari. In secondo luogo, una serie di operazioni di mercato volte essenzialmente a lasciar andare quei giocatori che non si sentivano più parte del progetto. In terzo luogo, la bocciatura del sequestro delle azioni del Verona in sede di appello. Se però i primi due li abbiamo metabolizzati dal punto di vista affettivo oltre che tecnico costringendo i tifosi ad affidarsi completamente alla bontà del lavoro di Sogliano e Baroni e alla speranza che i nostri avversari non si siano adeguatamente rinforzati nel frattempo, il terzo apre a scenari che non riusciamo a valutare nella sua complessità.

[continua]

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