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HELLAS VERONA / Le Ultimissime

TERRA...CIAO


TERRA...CIAO

In questa burrascosa fase della storia del nostro Verona, la dura legge del calciomercato, o meglio la nostra precaria situazione finanziaria, ci porta via Filippo Terracciano. Se ne va al Milan un giocatore al quale, noi inguaribili romantici, ci eravamo non per caso affezionati.

Quando sentiamo nominare il cognome «Terracciano» la mente ci riporta indietro agli anni belli, quando vincevamo lo Scudetto e bighellonavamo allegramente in giro per l'Europa. Terracciano «padre» era un giocatore che proveniva dal nostro vivaio ed a torto non compare nella lista degli «Eroi dello Scudetto» . In quella stagione aveva fatto l'esordio nel calcio professionistico in Coppa Italia (27 febbraio 1985, Verona-Genoa, entrando al posto di Ferroni) ma in campionato non riuscì mai a trovare spazio, con un Bagnoli sempre restio a lanciare i giovanotti. Per lui, nell'84-85, ci sono state solo presenze in panchina, 9 per la precisione, più di qualche altro come ad esempio Francesco Residori (4) e Andrea Matteoni (1) i quali non riuscirono poi mai a scendere in campo vestiti di gialloblu.

Per Antonio Terracciano l'esordio in Serie A arriverà 2 anni dopo, finita l'esperienza in prestito a Mantova. Sempre nel 1986-87 debutterà anche in Coppa Uefa contro lo Sportul Studentesc. Resterà a Verona fino al novembre 1989 quando, ultimo dei sopravvissuti, verrà ceduto da Landri nell'opera di smantellamento che darà il via all'ultima stagione in A di Bagnoli e alla fine di un irripetibile ciclo. In questo lasso di tempo Antonio mette assieme 41 presenze totali e 1 gol (in Coppa Italia, 4 gennaio 1989, Verona-Pisa 2-1). Di queste, solo 16 lo vedono partire titolare mentre nelle restanti è sempre subentrato dalla panchina. Il successivo sviluppo della carriera lo porta in giro per il nord Italia, soprattutto a Trieste, tra Serie B e C e mai più in serie A. Una onesta carriera per un centrocampista manovriero dai piedi buoni, molto serio e riservato, che avrebbe meritato palcoscenici migliori se solo fosse stato assistito da qualche procuratore capace.

Antonio era un tipo di giocatore diverso dal figlio Filippo, come del resto diverso è anche il calcio moderno. Ora si pretende innanzitutto prestanza fisica e atletica, con i ruoli che si confondono e più sei duttile più puoi essere sfruttato al meglio. Sotto questi aspetti Terracciano parte da una buona base di fondo, ereditando dal padre soprattutto la serietà ed ora è pronto per essere «costruito» come giocatore.

Filippo di presenze col Verona ne ha totalizzate 42, una in più del papà, ed è partito titolare per 22 volte. Pur provandoci ed andandoci anche vicino a Frosinone, il grande rammarico è di non aver potuto festeggiare la prima rete in gialloblu, cosa invece che è riuscita al padre. Tuttavia si è levato la soddisfazione di indossare la fascia di capitano per una ventina di minuti in Udinese-Verona del 3 dicembre 2023 e, sempre a differenza del padre fa parte del giro dell'Under 21 con la quale ha esordito il 19 novembre 2022.

Filippo Terracciano figura quindi come l'ennesimo veronese che non sarà profeta in patria ma possiamo dire che per un bel po' di tempo manterrà un altro record: è l'unico figlio di ex-gialloblù a fare meglio del padre dato che né Vriz né Valoti erano riusciti a superare il numero di presenze dei rispettivi genitori.

Buona fortuna Filippo!

Valeriano



Hellastory, 12/01/2024

MASTER OF NONE


L'inizio del terribile calendario di febbraio offre un paio di impressioni a caldo: 1) che il Verona è vivo e combatte, 2) che però è stato indebolito in attacco dal mercato di gennaio perché giocatori come Ngonge e Djiuric non sono facili da sostituire. A bocce ferme, quindi con maggior consapevolezza, possiamo invece realizzare che nel corso di gennaio abbiamo assistito a 3 eventi importanti, 2 dei quali francamente inusuali. In primo luogo, l'importante cessione di talento finalizzata a sistemare i conti societari. In secondo luogo, una serie di operazioni di mercato volte essenzialmente a lasciar andare quei giocatori che non si sentivano più parte del progetto. In terzo luogo, la bocciatura del sequestro delle azioni del Verona in sede di appello. Se però i primi due li abbiamo metabolizzati dal punto di vista affettivo oltre che tecnico costringendo i tifosi ad affidarsi completamente alla bontà del lavoro di Sogliano e Baroni e alla speranza che i nostri avversari non si siano adeguatamente rinforzati nel frattempo, il terzo apre a scenari che non riusciamo a valutare nella sua complessità.

[continua]

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