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HELLAS VERONA / Le Ultimissime

UBER GRADELLA


UBER GRADELLA

Cent'anni fa, il 14 giugno 1921, nasceva a Mantova Uber Gradella, che fu portiere del Verona per una stagione, nel campionato di serie B 1939-40. Con l'aiuto dei quotidiani di archivio ne abbiamo ricostruito la storia sportiva.

Gradella comincia nelle giovanili del Mantova e, nella stagione 1938-39, nemmeno diciottenne, è portiere di riserva del Mantova in serie C. Davanti a lui c'è Ennio Vaini, un numero uno di grande affidamento, un pezzo di storia del club virgiliano (che all'epoca giocava in maglia azzurra e non ancora in biancorosso). Tanto per dare un'idea del peso di Vaini, che vestì la maglia n. 1 mantovana dal 1928 al 1943, con la sola interruzione del biennio militare, leggiamo cosa scrive la Voce di Mantova del 17 febbraio 1931: "Vaini, l'ottimo portiere che abbiamo sempre ammirato, oltre che per la sua valentia, che è fuori di discussione, anche per la sua serietà, si rifiutava di andare a Finale (Emilia, ndr) semplicemente perché in automobile... non gli avevano riservato il posto davanti!"

Nel calcio dei pionieri succedeva pure questo.

Con Vaini davanti, non ci sono molte opportunità per Gradella di mettersi in mostra. Il ragazzo è relegato a difendere la porta della squadra B delle riserve che partecipa al campionato di Seconda Divisione insieme con formazioni di provincia quali Ostiglia (dove gioca l'ex gialloblu Faggiotto), Moglia, Governolo, Gonzaga, la Bagnolese di Bagnolo in Piano (Reggio Emilia), lo Scardovelli di San Benedetto Po.

Non un grande palcoscenico in cui mettersi in mostra – si gioca sui campetti di provincia – ma perlomeno la squadra delle riserve gioca le sue partite interne allo stadio mantovano, a quel tempo intitolato da poco (nella primavera del 1935) a Settimo Leoni, un giovane fascista morto il 12 ottobre 1921 per le ferite riportate in uno scontro a fuoco con i comunisti nell'agosto dello stesso anno. Una morte che, nell'epica di regime, faceva dichiarare il giovane Leoni martire fascista, anzi "generosa vittima della torva insidia comunista". Un episodio come ne successero molti altri, negli anni Venti funestati da scontri armati in piazza e agguati per le vie delle città italiane, ma evidentemente molto sentito per il partito fascista mantovano, al punto che durante il funerale di Leoni in città si registrarono altre violenze, ad esempio un commerciante venne medicato per le bastonate subite per non aver voluto abbassare le serrande del negozio. La memoria di Settimo Leoni deve essere comunque ancora saldamente viva nei vertici del partito fascista se, a distanza di 14 anni, nel 1935, viene deciso di intitolargli lo stadio, che precedentemente portava il nome di Benito Mussolini.

Vale la pena soffermarci a raccontare un episodio quantomeno insolito che vede protagonista, suo malgrado, il giovane portiere mantovano durante la stagione con il Mantova B. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, le riserve del Mantova non fanno un sol boccone delle avversarie di Seconda Divisione. I cadetti si contendono il primato a lungo, in un girone molto equilibrato, con Ostiglia, Governolo, Guastalla e San Benedetto.

Complice probabilmente la necessità di cedere alcuni elementi alla prima squadra (ma dalle cronache sul quotidiano mantovano non è dato a sapere), a poche giornate dalla fine il Mantova rinuncia a giocare in casa con il Sermide, perde 2-0 a tavolino, viene penalizzato di un punto ed esce di fatto dalla lotta per il vertice. La squadra delle riserve, senza ormai alcuna ambizione, si trova a giocare l'ultima partita a Guastalla. I padroni di casa sono in lizza con lo Scardovelli San Benedetto per la vittoria del girone, e hanno bisogno di un largo successo per garantirsi la miglior differenza reti in caso di arrivo a pari punti. Molti elementi del Mantova battono una fiacca "sospetta", finisce 7-0 per il Guastalla, e il San Benedetto, secondo per differenza reti, non la prende bene.

Alla notizia dell'eclatante risultato, e senza sapere nulla dell'effettivo svolgimento della gara, i dirigenti sambenedettini accusarono Gradella di essersi venduto la partita. Invece la realtà dei fatti è un'altra: il portiere ha evitato un passivo ben più pesante, facendo anche interventi miracolosi, ma non riuscendo comunque ad evitare un'umiliante sconfitta. La società virgiliana non può restare impassibile. Su La Voce di Mantova dell'11 maggio 1938 appare questo comunicato della Società "Mantova Sportiva" con riferimento alla gara di Guastalla: "... deplora tutti i componenti la squadra per non aver saputo con particolare combattività difendere i colori sociali e squalifica a tempo indeterminato i giocatori Romanelli, Monici e Novanta per indisciplina".

Per Gradella nessuna interdizione, anzi, l'allenatore Reggiani lo promuove titolare 7 giorni dopo nell'amichevole della prima squadra con la Lucchese, formazione di serie A.

Tuttavia non furono le sue ottime prestazioni in Seconda Divisione ad attirare l'attenzione del Verona su Gradella. Come ebbe modo di raccontare lo stesso Gradella a Luigi Bertoldi sulle pagine de L'Arena, il suo passaggio al Verona fu frutto di un incontro casuale con il capitano gialloblu Luigi Bernardi nella sala d'attesa di uno studio dentistico a Verona. Bernardi, oltre che essere il capitano del Verona, era in pratica un talent-scout a tutto tondo, e aveva già portato in gialloblu Lidio Stefanini dopo averlo visto giocare nel carpigiano di rientro da una gita con la famiglia, episodio raccontato da Centodieci di Tavellin e Padovani.

"Gli racconto la mia storia di giovane portiere e due giorni dopo sono invitato a provare con la squadra allenata da Chiecchi." Gradella viene sottoposto ad un autentico bombardamento di tiri, e l'esito è del tutto convincente, al punto che l'allenatore del Verona non perde tempo. Come racconta ancora Gradella stesso: "Mentre faccio la doccia Chiecchi mi dice "Sali in macchina con me: vengo a Mantova a parlare con tuo padre". Viene con noi anche il vicepresidente Vanzo e alla sera sono già in forza al Verona".

Il Verona affida a Gradella la difesa della porta veronese, dopo la cessione di Egidio "Gino" Micheloni al Milano, ennesimo esempio dei talenti veronesi che vengono ceduti alle squadre di serie A. Così scriveva la Gazzetta dello Sport il 22 luglio 1939 per raccontare la comparsa della "stella" Micheloni dopo quelle di Olivieri e Masetti:

"La zona veronese che può vantarsi (...) di aver disseminato per ogni dove della nostra Penisola buoni giocatori di tutti i ruoli, va soprattutto fiera per aver messo continuamente in vetrina portieri di classe elevata e ricercati assai".

Gradella ricorda come gli furono preziosi gli insegnamenti dell'allenatore ungherese Peics, subentrato a Chiecchi prima dell'inizio della stagione 1939-40, e dell'altro portiere veronese Aldo Olivieri, portiere del Torino e fresco campione del Mondo nel 1938 con la maglia della Nazionale azzurra: "Molto devo anche a Aldo Olivieri che tutti i lunedì veniva da Torino a regalarmi consigli preziosi".

Il giovane portiere si fa apprezzare per le doti atletiche e per il suo coraggio, che gli costa anche qualche botta, come a Siena, dove si risveglia all'ospedale senza nemmeno essersene accorto. Non mancano le giornate difficili, come la pesante sconfitta ad Udine il 22 ottobre 1939 quando l'Udinese si impone per 6-3. E' proprio Gradella a far autocritica anche a distanza di anni, sempre ai taccuini di Luigi Bertoldi: "Nella ripresa siamo andati tutti in barca e anch'io ho commesso errori evitabilissimi".

Gradella termina il suo primo ed unico campionato con il Verona collezionando 33 presenze in serie B e 54 reti subite di cui ben 9 a firma del Livorno, che si impone al Vecchio Bentegodi per 4-1 e all'Edda Ciano Mussolini (così si chiamava lo stadio livornese) per 5-0. Proprio il Livorno, con l'Atalanta, conquista a fine campionato la promozione in serie A, mentre a retrocedere in C sono Catania, Sanremese, Vigevano, e Molinella, sodalizio calcistico dell'omonimo Comune nella provincia di Bologna, che in due anni aveva conquistato due promozioni fino alla serie B grazie anche alla fusione con il Budrio.

Non è un gran Verona, quello della stagione 1939-40: i gialloblu gravitano per l'intero campionato nelle posizioni di medio-bassa classifica senza mai essere peraltro invischiati nella lotta per non retrocedere. Si fa notare Di Prisco, autore di 11 reti, ed esordisce un certo Guido Tavellin, autore di una rete nella sconfitta per 5-2 a Vercelli, in una partita in cui Gradella perde due denti in uno scontro di gioco. Per il Verona è una situazione destinata a durare poco. Quanto descritto con prosa enfatica dai giornali sportivi dell'epoca, ovvero il vanto della zona veronese che dissemina calciatori nelle squadre prestigiose di tutta Italia, ha come rovescio della medaglia che a Verona rimangono sempre e solo giovani da plasmare e a cui dare responsabilità troppo grandi. Così, nel successivo campionato 1940-41, il Verona non riuscirà ad evitare la retrocessione in serie C.

Per Gradella il campionato in gialloblu è più che positivo, e i quotidiani si esprimono in modo molto lusinghiero sulle sue qualità. Così raccontava il Littoriale del 19/9/39 dopo la prima di campionato, Verona – Fanfulla 0-0: (Fanfulla) "... che non ha segnato perché ha trovato in Gradella, il giovane portiere veronese, una rivelazione che ha effettuato ottime parate e particolarmente tre di classe..."

A lui si interessano Juventus, Genoa e Lazio, ma alla fine è la squadra romana, molto vicina al regime, ad assicurarsi le prestazioni del numero uno mantovano. La Lazio, da troppo tempo in attesa di lottare per lo scudetto, si rafforza quell'anno anche con gli acquisti del jolly Italo Romagnoli dal Napoli, dell'ala destra Otello Zironi dal Modena e dell'ala sinistra Aldo Puccinelli dal Pontedera, ma fa soprattutto leva sulla vena del centroattacco Silvio Piola, che ha guidato l'Italia alla vittoria nei Mondiali di calcio in Francia del 1938.

Nonostante le velleità del regime, la Lazio dimostra di essere ancora lontana dalle grandi del campionato, e nel campionato 1940-41 addirittura si salva soltanto grazie alla miglior differenza reti nei confronti del Novara. Ad aggiudicarsi lo scudetto è il Bologna dove gioca il veronese Pietro Andreoli, e rinforzato da tre oriundi uruguagi: Andreolo, Puricelli e Rafael Sansone. Colleziona un paio di presenze con il Bologna anche Mario Sdraulig, attaccante friulano che vestirà poi la maglia del Verona nella stagione 1942-43 contribuendo, con 8 reti in 16 gare, alla risalita dei gialloblu dalla serie C.

Sui quotidiani, le cronache sportive si accavallano con le notizie dai fronti. Nella primavera del 1941, mentre la serie A continua a giocare e dare spettacolo, sull'Europa si addensano le nubi di guerra, e Mussolini manda allo sbando l'esercito italiano nella campagna di Grecia. L'Italia perde anche i suoi avamposti coloniali in Africa.

Pur con l'interruzione per la Seconda Guerra Mondiale, Uber Gradella farà in tempo a disputare ben 6 campionati in serie A con la Lazio, con 131 presenze.

Nel 1949 Gradella è protagonista di un curioso articolo di Vittorio Finizio sulle pagine del Corriere dello Sport, dal quale si potrebbe dedurre che il portiere mantovano sfidasse le leggi della gravità.

Il 30 gennaio 1949, in occasione della vittoria per 2-1 della Lazio sulla Lucchese (allenata dall'ex laziale Gipo Viani), così scriveva Finizio: "Uno dei principali motivi di attrazione della partita è stato rappresentato dalle mutande sfoggiate dal portiere Gradella". Pare che il fornitore tecnico della Lazio avesse abbondato nella misura dei pantaloncini del portiere, al punto da far pensare al pubblico che fosse penalizzato nei tuffi dall'ampio indumento. Finizio spiega come mai Gradella sia apparso in ritardo su un paio di "radenti" della Lucchese che avrebbero potuto dare il pari ai toscani: "Orbene la colpa non va assegnata al portiere ma alle sue mutande che aprendosi maestosamente nelle loro mille pieghe a mo' di paracadute, trattenevano il portiere a mezz'aria di quel tanto sufficiente a farlo atterrare in ritardo".

UBER GRADELLA

Aldilà della pomposa prosa dell'epoca, è innegabile che l'abbigliamento tecnico di quegli anni non fosse proprio ottimale, e chissà che non siano stati proprio episodi come questo ad indurre Gradella ad aprire a Roma un negozio di materiale sportivo, seguendo le orme del padre Giovanni, fabbricante di scarpe da calcio a Mantova. Quel che si sa è che il negozio di Uber Gradella vicino a Porta Pia a Roma era in realtà già operativo, come si può vedere dai numerosi spazi pubblicitari acquistati sulle pagine del Corriere dello Sport. Da uno di questi, veniamo a sapere che nel 1949 il portiere della Nazionale Giuseppe Moro, coetaneo di Gradella (sono entrambi del 1921) e noto come "la saracinesca di Budapest", usa guanti e scarpe di marca Gradella - Sport.

Gradella è passato alla storia come vera e propria bandiera laziale: i tifosi non hanno mai dimenticato il suo gesto di fedeltà alla Lazio a fine carriera. Nel corso del campionato 1948-49, Gradella si infortuna seriamente a Bergamo il 13 febbraio 1949, in uno scontro con il bergamasco Astorri. Il portiere laziale si merita ancora una volta i titoli dei giornali sportivi per le sue eccellenti parate, vincendo la sfida a distanza col collega Casari che è nel giro della Nazionale. Termina la gara zoppicando, ma l'infortunio è più serio del previsto e la sua stagione finisce lì. Quando si riprende dall'infortunio, nella successiva stagione, la Lazio si è già coperta nel ruolo con il portiere titolare della Nazionale Sentimenti IV e gli accorda la lista gratuita (ovvero la possibilità di trovare un ingaggio con altra squadra) ma lui preferisce ritirarsi anche se a 29 anni potrebbe disputare ancora buoni campionati.

L'amore di Gradella per la Lazio è stato sicuramente un po' idealizzato nel corso degli anni. La verità, e lo si apprende dalle stesse dichiarazioni di Gradella ai giornali dell'epoca, è un po' diversa. Trovatosi fuori dal progetto Lazio, il portiere aveva pensato anche ad un trasferimento in Sud America, dove gli avevano offerto un contratto di 12 milioni per 2 anni al Club Santafè Columbia. Gradella raccontò al Corriere di non essere ancora certo di accettare: "In famiglia sono un po' tutti contrari. Le confesso che ho dovuto sostenere ultimamente delle spese e che i milioni di Bogotà potrebbero farmi comodo. Ho delle ambizioni come industriale sportivo. Comincio ad esportare".

La notizia ebbe grande risalto sui quotidiani sportivi soprattutto per la paura che, dopo anni di "razzie" in Sudamerica dei nostri club, vi potesse essere un'inversione di tendenza con società disposte ad offrire contratti faraonici ai nostri calciatori. Già a gennaio si era registrata la "fuga" di Mario Boyè, argentino del Genoa rientrato clamorosamente in patria dopo sola mezza stagione nel Grifone, in una vicenda che assunse vari contorni, a partire da quelli rosa - moglie infelice in Italia -, fino al giallo delle tentazioni economiche del club Santafè. Boyè finì per accasarsi con il Racing Avellaneda in Argentina e non tornò più in Italia.

Gradella decise di rimanere in Italia, e chiuse la sua carriera calcistica senza accettare alcuna altra offerta: una decisione che è sempre stata vista come un vero e proprio "atto d'amore" per la società laziale. Vero è che nel frattempo la Gradella - Sport, ovvero la sua azienda che produce abbigliamento sportivo e che ha aperto dopo l'arrivo a Roma, si era fatta un nome e la sua attività post-calcistica era pertanto già avviata e assicurata.

Uber Gradella è morto il 6 gennaio 2015 a Roma, all'età di 93 anni. Nella partita successiva alla sua scomparsa, il derby dell'11 gennaio 2015, la Lazio scese in campo con il lutto al braccio. Per la cronaca, Roma – Lazio finì quel giorno 2-2.

 

Paolo

 

Bibliografia:

Tavellin Gianluca e Padovani Nicola,Centodieci, Phare Edizioni, 2013

Gian Paolo Grossi, MANTOVA 100, Editoriale Sometti, Mantova, 2011

Almanacco del calcio biancorosso 1906-2006, Silvano Todeschini, Edizioni Tre Lune, Mantova, 2006

Enrico Brizzi, Nulla al mondo di più bello, Editori Laterza, Bari, 2018

Luigi Bertoldi, rubrica C'era una Volta, L'Arena del 1988

La Voce di Mantova, anni 1935-1938, archivio digitale della Biblioteca Teresiana

Il Littoriale, anni 1939-1941, archivio digitale La biblioteca del Coni

Il Corriere dello Sport, anni 1939-1950, archivio digitale La biblioteca del Coni

Sito internet sslaziomuseum.com

Sito internet magliarossonera.it



Hellastory, 14/06/2021

MASTER OF NONE


L'inizio del terribile calendario di febbraio offre un paio di impressioni a caldo: 1) che il Verona è vivo e combatte, 2) che però è stato indebolito in attacco dal mercato di gennaio perché giocatori come Ngonge e Djiuric non sono facili da sostituire. A bocce ferme, quindi con maggior consapevolezza, possiamo invece realizzare che nel corso di gennaio abbiamo assistito a 3 eventi importanti, 2 dei quali francamente inusuali. In primo luogo, l'importante cessione di talento finalizzata a sistemare i conti societari. In secondo luogo, una serie di operazioni di mercato volte essenzialmente a lasciar andare quei giocatori che non si sentivano più parte del progetto. In terzo luogo, la bocciatura del sequestro delle azioni del Verona in sede di appello. Se però i primi due li abbiamo metabolizzati dal punto di vista affettivo oltre che tecnico costringendo i tifosi ad affidarsi completamente alla bontà del lavoro di Sogliano e Baroni e alla speranza che i nostri avversari non si siano adeguatamente rinforzati nel frattempo, il terzo apre a scenari che non riusciamo a valutare nella sua complessità.

[continua]

Qual è stato il miglior gialloblu in campo in

Atalanta-H.Verona?



Atalanta    H.Verona


Bonazzoli F.

Cabal J.

Centonze F.

Coppola D.

Dawidowicz P.

Folorunsho M.

Lazovic D.

Magnani G.

Mitrovic S.

Montipò L.

Noslin T.

Silva D.

Suslov T.

Swiderski K.

Tchatchoua J.

Vinagre R.


 


Riepilogo stagionale e classifica generale




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