Partiamo
dall'inizio. Quando hai cominciato a giocare nel Verona?
"Sono arrivato nelle giovanili all'età dei giovanissimi, nel
campionato 1984-85".
Un
anno di grazia...
"Proprio
così. Prima avevo giocato nell'Audace di San Michele Extra e
nell'Arbizzano, paese dove vivevo con la famiglia, e mi sono
ritrovato nelle giovanili del Verona nell'anno in cui la prima
squadra vinceva lo scudetto".
Chi
sono stati i tuoi allenatori nelle giovanili gialloblu?
Ne
ho avuti diversi: Germano Pistori, Dario Baruffi, Fausto Nosè,
Giuliano Sonzogni, Sergio Maddè e Dino Da Costa. Con Da Costa ci si
allenava praticamente solo con la palla: torello e partitella. Va
comunque detto che in quegli anni, anche a livello di prima squadra,
non c'era il tatticismo esasperato che è arrivato poi qualche anno
dopo. Ricordo che con lo stesso Fascetti non abbiamo mai visionato un
filmato della squadra avversaria e preparato tatticamente la partita
a venire".
Fausto
Nosè è una "vecchia conoscenza" di Hellastory.
"Oltre
che mio allenatore è stato uno dei giocatori che più ho apprezzato
quando mio padre mi portava a vedere le partite del Chievo al
Bottagisio. Me lo ricordo con la fascia da capitano del Chievo".
Paolo
Piubelli si segnala come uno degli elementi più promettenti del
vivaio gialloblu. Quando ancora ha l'età per giocare negli
Allievi, viene costantemente convocato con la Primavera. All'età
di soli 16 anni comincia quindi a respirare aria di prima squadra,
potendo allenarsi qualche volta, sotto la guida di Osvaldo Bagnoli,
con campioni del calibro di Galderisi, Caniggia, Pacione.
Piubelli
figura per la prima volta nella lista dei 16 in occasione di Verona –
Pescara 0-0 del 12 marzo 1989, a 17 anni compiuti da poco. Siede in
panchina anche in Verona – Torino 0-0 del 16 aprile, ma in quella
stagione entra comunque diverse volte nella lista dei convocati per
la domenica.
"All'inizio
fu ovviamente una grande emozione poter andare la domenica con la
prima squadra, anche se si trattava solo di accomodarsi in tribuna a
guardare i compagni. Poi però il fatto di andare in tribuna un po'
cominciava a pesare: io giocavo il sabato con la Primavera, la
domenica ero impegnato tutto il giorno con la prima squadra, e da
lunedì mattina si riprendeva con gli allenamenti. Seduta al mattino
e seduta pomeridiana, poi alla sera provavo ad andare al Pindemonte
per prendere la maturità, ma finivo spesso per crollare addormentato
sul banco. Non è che restasse poi molto tempo per la vita privata, e
a 17 anni avere tutto il weekend occupato dal calcio era comunque
impegnativo".
Sei
riuscito a finire gli studi?
"Ho
preso il diploma di ragioniere ma, a dire il vero, più grazie agli
abbonamenti e magliette che regalavo che per meriti scolastici"
racconta divertito.
Piubelli
vede coronati i sogni di ragazzino quando, nella stagione dello
scudetto, era arrivato alle giovanili del Verona e ammirava i
campioni allenati da Bagnoli. Solo 4 anni dopo anche lui è fra
quelli che hanno la fortuna di allenarsi agli ordini dell'Osvaldo
dei miracoli.
Ritiro estivo 1989. Un giovanissimo Paolo Piubelli, quarto da sinistra,
viene aggregato alla prima squadra.
Sul
tuo avambraccio destro fa bella mostra un tatuaggio con lo stemma del
Verona. Quando lo hai fatto?
"L'ho
fatto l'anno dello scudetto: ero entusiasta di vivere da ragazzo
delle giovanili quel periodo irripetibile. Mi ricordo ancora la
delusione della partita di Coppa Campioni con la Juventus: al
Bentegodi ero raccattapalle, ho pianto a lungo per l'eliminazione
dell'Hellas".
Già,
un'eliminazione che brucia ancora, maturata, dopo il pari di
Verona, nel silenzio del Comunale di Torino: gara a porte chiuse per
il dopo - Heysel. La Juventus vinse 2-0 con i gol di Platini su
rigore e di Serena ma il vero uomo partita, in casa bianconera, fu
l'arbitro francese Wurtz. Elkjaer lo apostrofò in maniera piuttosto
inequivocabile mimando una mazzetta di soldi.
"Lo
scudetto lo abbiamo pagato caro" commenta Piubelli "Non sapremo
mai esattamente cosa successe a livello societario". Quello che
successe in campo invece lo sappiamo tutti: il Verona, dopo Brema,
chiude un ciclo di risultati fantastici. Nel 1988-89, quando Piubelli
comincia a entrare nel giro della prima squadra, il Verona di Bagnoli
si salva all'ultima giornata, nonostante una pesante sconfitta 3-0
a Torino con la Juventus, per la concomitante sconfitta del Torino a
Lecce. L'anno dopo, nonostante un mezzo miracolo compiuto da
Bagnoli, la retrocessione è inevitabile. Non è certo quella la
stagione ideale per dare spazio ai giovani: Piubelli si accomoda in
panchina in occasione di Verona – Lazio 1-1 del 24 settembre 1989,
ma poi non arriverà per lui la possibilità del debutto in
quell'amaro campionato.