Nella
stagione di serie A 1991-92 Piubelli fa parte della rosa con la
consapevolezza di potersi giocare qualche opportunità in campo. La
campagna acquisti è di quelle che fa sperare grandi cose: in riva
all'Adige arriva anche il fuoriclasse slavo Dragan Stojkovic. Il 10
luglio 1991 Paolo Piubelli si presenta per le visite mediche insieme
al veterano Andrea Icardi, e dichiara ai giornalisti de L'Arena:
"La serie A mi sembrava un sogno, per ora l'obiettivo è
quello di debuttare, poi tutto quello che viene viene. Sono giovane,
ho davanti a me grandi campioni, ma posso confessarla una piccola
speranza? Quella di farmi largo, di trovare spazio. Viste le
caratteristiche dei centrocampisti, forse non sarà impossibile".
Ha
ragione, il giovane Piubelli: complice anche l'assurda squalifica
rimediata da Stojkovic in amichevole pre-campionato, il plotone dei
centrocampisti a disposizione di mister Fascetti in avvio di stagione
è piuttosto assottigliato. E così l'esordio in serie A è
possibile già alla seconda giornata di campionato, in casa della
Sampdoria che porta il tricolore sul petto. Una gara proibitiva, che
difatti finisce 2-0 per i blucerchiati. Piubelli parte piuttosto
frastornato, poi trova il ritmo e disputa una discreta gara.
Sette
giorni dopo conosce anche l'emozione di esordire a San Siro, contro
l'Inter. E' un Verona in emergenza, privo degli squalificati
Stojkovic e Renica, e degli infortunati Calisti, Pellegrini e Prytz.
Partono dal primo minuto due classe 1972, Paolo Piubelli e Stefano
Tommasi.
"Potete
immaginare l'emozione di giocare in uno stadio così" racconta
Piubelli.
Pronti
via, e il nostro centrocampista entra subito nel taccuino della
cronaca: Bianchi lo punta in area, Piubelli gli prende il tempo e la
palla, ma l'interista vola a terra e Pezzella fischia rigore. La
moviola di fine gara assolverà il gialloblu, mentre sul quarto
rigore fischiato al 75', per fallo di mano sempre di Piubelli, non
c'è nulla da eccepire. Sì, perché in quella gara Pezzella, di
rigori per l'Inter, ne assegna ben 4! Il portiere gialloblu Gregori
fa i miracoli ma nonostante tutto finisce 2-0 per l'Inter.
Il
suo collega Walter Zenga, che nonostante un pomeriggio tutto sommato
tranquillo si è guadagnato la pagnotta con un'uscita su Raducioiu
col punteggio ancora sullo 0-0, viene premiato a inizio gara come
miglior portiere del mondo. Un trofeo che il numero uno interista
dedica a Gabriele Di Lupo, figlio dell'ex vicepresidente gialloblu,
nonché ex Primavera del Verona, ucciso qualche giorno prima da un
fulmine che si era scaricato sul campo di allenamento della
formazione toscana del Santa Maria a Monte.
Per
vedere il primo successo del Verona di Fascetti in serie A bisogna
attendere la quarta giornata, 22 settembre 1991, quando al Bentegodi
arriva il Bari. I gialloblu vincono 2-1 grazie ad un rigore di Prytz
e ad un autogol di Loseto. Piubelli assapora finalmente la gioia
della prima vittoria in serie A da protagonista in campo.
La
storia di quel campionato di serie A la conosciamo bene: nonostante
l'entusiasmo e la voglia di tornare protagonisti, Mazzi e Ferretto
devono scontrarsi con la dura realtà dei fatti. A nulla è servito
l'ingaggio di Stojkovic, che ha scatenato la fantasia di tifosi e
addetti ai lavori: il Verona retrocede nuovamente in serie B. Inutile
anche il disperato tentativo di affidare la squadra alle cure
dell'inedita coppia Mario Corso – Nils Liedholm. Anzi, il finale
di campionato è imbarazzante: 2 punti nelle ultime 8 partite
relegano la squadra gialloblu al terzultimo posto, a ben 8 punti di
distacco dalla zona salvezza.
La formazione del Verona che scese in campo al Bentegodi il 26 aprile
1992 contro la Fiorentina.In piedi: Gregori, Pin, L. Pellegrini,
Serena, Renica, Piubelli, D. Pellegrini; accosciati: Polonia,
Stojkovic, Icardi, Raducioiu.
Le
poche note positive di quella stagione vengono proprio dai giovani:
Piubelli alla fine mette insieme 17 presenze, non male per un ragazzo
di appena 20 anni. Si segnala anche Stefano Ghirardello, classe 1973,
solo 4 presenze ma già un gol, quello della bandiera nella sconfitta
interna 1-3 con l'Atalanta, che diventa il più giovane marcatore
gialloblu in serie A, record che sarà poi battuto da Gilardino.
Vanno in campo anche Stefano Tommasi, Guerra e Sturba (classe 1972),
mentre Zermiani (1973) e Guardalben (1974) assaggiano la panchina.
"Per
un veronese è difficile vivere in città quando le cose vanno male.
Era praticamente impossibile uscire di casa senza "ciapar
parole". Verso fine campionato, quando la squadra ebbe il
tracollo inarrestabile, decisi quindi di trasferirmi temporaneamente
a Desenzano per stare un po' più tranquillo".
Si
avverte molto la pressione a Verona?
"Io
l'avvertivo, eccome. Era uno dei miei punti deboli: sentivo
tantissimo la partita. Non chiudevo occhio la notte se c'era una
gara importante. Figuriamoci poi quando c'erano i derby o le
partite più attese: gli amici cominciavano a martellarmi una
settimana prima. Per molti dei miei compagni, più navigati di me, e
per di più provenienti da fuori Verona, il derby era una partita
come un'altra, anche se magari si prestavano al gioco della stampa
con dichiarazioni ad effetto sull'importanza vitale della gara. Un
Luca Pellegrini, tanto per fare un nome di uno dei compagni con più
esperienza, poteva anche dichiarare di sentire particolarmente il
derby, ma in realtà non era così. Invece io non ci dormivo".
Insomma,
è molto questione di "testa"?
"E'
così. Uno dei compagni di squadra che ricordo come fra i più forti
di mentalità è Luciano Favero. Non si può certo dire che avesse
mezzi tecnici da giocatore di serie A, ma sapeva interpretare le
partite con una concentrazione invidiabile".