Nella
stagione 1993-94 alla guida del Verona arriva Bortolo Mutti dal
Leffe, squadra di serie C dove ha ben figurato. Mutti si porta dietro
i suoi "affezionati", e per Piubelli le presenze in campo
cominciano a diradarsi e la panchina ad andargli stretta. Un conto è
essere appena approdati in prima squadra, ed essere chiusi nel ruolo
da gente come Prytz e Marino Magrin, o da Stojkovic. Altro conto è
essere già nel giro della Nazionale under 21 e dover rimanere in
panchina per fare posto a Cefis che, con le sue 28 presenze, sarà
uno dei gialloblu più intoccabili. Per Cefis, proveniente dal Leffe,
quella nel Verona sarà l'unica stagione di serie B: per il resto
la sua carriera sarà fatta solo da campionati di serie C.
Fra
quelli che avevano seguito Mutti dal Leffe c'era anche un
giovanissimo Filippo Inzaghi...
"Con
lui avevo legato molto. Di Pippo Inzaghi invidiavo in particolare la
capacità di rendere sempre al massimo anche in gara, cosa che a me
riusciva maledettamente difficile. Inzaghi non era propriamente
dotato dal punto di vista tecnico: tanto per intenderci, Piovanelli
col pallone faceva cose incredibili. Inzaghi no, ma appena arrivava
un pallone nell'area lui era lì a buttarla dentro. Alla domenica
giocava come se fosse l'allenamento del lunedì: nessun timore,
solo una determinazione spietata per fare gol".
La rosa del Verona 1993-94. Piubelli è il terzo da destra nella fila centrale.
Dopo
una sola gara da titolare nelle prime 7 giornate, chiedi di essere
ceduto.
"Per
me non si trattava della questione di chi fosse davanti a me nelle
preferenze dell'allenatore, quanto della necessità di avere una
continuità di gioco che, una volta arrivato in prima squadra, non
ero mai riuscito a trovare appieno. Non ero il giocatore che poteva
entrare a partita in corso, io avevo caratteristiche fisiche che mi
portavano ad esprimermi al meglio se giocavo da inizio gara. Poi c'è
da fare anche un'altra valutazione...".
Quale?
"Se
tornassi indietro, chiederei subito di essere ceduto e di andare via
da Verona. A malincuore, certo, ma mi sono reso conto che l'emozione
in me giocava un ruolo troppo forte e non ero in grado di gestirla.
Giocare nella squadra della tua città, quella per cui hai sempre
tifato, dove sei cresciuto con gli amici, era una pressione
insostenibile per un ragazzo come me. Quando andavo nei calcio club i
tifosi parlavano ancora di Galderisi, Garella, Ferroni, erano ancora
gli anni in cui tutti avevano sotto gli occhi lo scudetto, mentre la
realtà parlava di una situazione decisamente diversa. Sentivi
addosso il peso della responsabilità di giocare in una società che
solo qualche anno prima faceva sognare tutti".
Piubelli
viene girato in prestito alla Juve Stabia, serie C1 girone B. A
Castellammare di Stabia tocca con mano la realtà di altre tifoserie
rispetto a quella della sua città, quella per intenderci dove anche
lui va a mettersi in curva.
"Trovai
una tifoseria molto calorosa. A Castellammare gli allenamenti erano
seguiti da più di 1.000 persone anche durante la settimana: la
squadra andava a gonfie vele, era un giusto mix fra giovani e
veterani del calibro di capitan Musella, Celestini e Amodio, che
avevano giocato tutti col Napoli in serie A".
Come
fu il tuo impatto lontano da Verona?
"Potete
immaginare come fu il mio ingresso in spogliatoio, con il tatuaggio
del Verona sull'avambraccio bello in vista" scherza Piubelli.
In
realtà la stagione è decisamente positiva, al punto che la squadra
arriva quinta in campionato e accede ai playoff, arrivando sino a
giocarsi la finale, persa contro la Salernitana che guadagna così la
serie B andando a far compagnia al Perugia vincitore del girone. Nel
girone A della C1 è appena stato promosso in serie B, per la prima
volta nella sua storia, il Chievo, che si appresta così a giocare il
primo derby con il Verona.
E'
il primo anno in cui in serie C sono stati introdotti i playoff per la promozione; la Juve Stabia elimina in semifinale la Reggina,
dopo due gare combattute. All'andata la Juve Stabia si impone 2-0;
al ritorno la Reggina ribalta il risultato con i gol di Cevoli e
Mariotto, e si va ai supplementari, dove succede di tutto. Prima Rivi
trova la rete del 2-1 che dà la qualificazione alla Juve Stabia, poi
Cevoli segna il 3-1 e riapre i giochi ma, con la Reggina sbilanciata
in cerca della rete – qualificazione, è De Simone a siglare il
definitivo 3-2 che vale l'accesso alla finale per i campani.
La
finale dei playoff si gioca al San Paolo il 23 giugno 1994, e finisce
con un eloquente 3-0 per la Salernitana allenata da Delio Rossi. La
Juve Stabia crolla nella ripresa e finisce la gara addirittura in 8
uomini.
Giusto
così, si può dire, dato che nei confronti diretti in campionato la
Salernitana aveva battuto la Juve Stabia 3-1 a Salerno, e pareggiato
1-1 a Castellammare.
La
formazione della Juve Stabia che il 19 dicembre 1993 perse 3-1 a
Salerno. In piedi: De Simone, Amodio, Colavitto, Veronici, Piubelli e
Fabbri; accosciati: Pizzo, Talevi, Lunerti, Onorato e Musella.
Paolo
Piubelli ha potuto "sperimentare" con mano, una ventina d'anni
prima della squadra di Mandorlini, cosa vuol dire scendere in campo
all'Arechi per una gara importante che può valere una stagione.
"Durante
il riscaldamento spuntava gente a bordo campo e ogni tanto te
‘rivava un copin..." ricorda divertito.