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HELLAS VERONA / Flashback

23 Dicembre 1984: COMO - VERONA 0 a 0

Hellastory: Flashback

23 Dicembre 1984: COMO - VERONA 0 a 0
23 Dicembre 1984: COMO - VERONA 0 a 0


dal nostro inviato Massimo

L'antivigilia di Natale non ferma il Campionato, anzi lo ravviva. Il Torino pareggia a Bergamo, la Roma supera con fatica la Cremonese desolatamente ultima e la Juventus mostra a Maradona che il suo Napoli è ancora solo un'ipotesi di grande squadra. La partita più importante si gioca a Milano ponendo di fronte l'Inter alla frizzante Sampdoria di Bersellini: Altobelli e Rumenigge cancellano con la loro potenza la vivacità doriana e mostrano a tutti i muscoli. Questo significa in definitiva che i nerazzurri si sono scrollati dal loro torpore iniziale e adesso seguono da vicino il Verona con 19 punti in classifica, in compagnia del Torino. Due brutte gatte da pelare. Noi oggi siamo andati in gita al lago per la seconda trasferta consecutiva, e siamo a Como, a testare la consistenza di questa squadra neopromossa in serie A e a confermare la nostra.


LE ALCHIMIE DELLA GARA. Si dice che le città più belle del mondo lo sono perché hanno un fiume su cui specchiarsi di giorno e su cui brillare di notte. Non so se questa diceria è sempre vera, certo che da noi Roma, Firenze, Pisa, Torino e la nostra Verona sono tra i centri più belli dal punto di vista architettonico, culturale e paesaggistico. Poi, alzando gli occhi oltre il mio naso, mi accorgo che anche Parigi, Londra, Vienna, Budapest e Praga godono di questo privilegio e mi rassicuro sulla attendibilità del detto popolare. Ma come la mettiamo invece con quei centri che si adagiano sulle rive di un lago? Non ricordo analoghe dicerie in merito, ma l'impressione che ho è sempre la stessa: lo specchio si allarga e tutta la città ne rimane coinvolta. Quasi compromessa. Da semplice seduttrice, cambia se stessa e ferma il tempo intorno a lei presentando una dimensione spazio-tempo completamente diversa. Le città sul lago sono eleganti, narcisiste, lente, distaccate. Ciò che è consuetudine per gran parte della Svizzera, è unicità per noi. Personalmente Lecco è quella che preferisco perché si concede quasi totalmente; Stresa e Bellagio le più raffinate, Iseo la più misteriosa; Como, infine, la più lungimirante perché si porge di fronte alle montagne in bella vista, ma ha il cuore nella pianura e gli affari a Milano. Volutamente non faccio cenno ad alcun comune del lago di Garda, molto lontano da questa filosofia.

I lariani hanno conquistato la serie A e sono motivatissimi a preservarla. Il direttore sportivo Sandro Vitali è un vecchio volpone: innanzitutto sfrutta al meglio i prodotti del suo settore giovanile utilizzando il talento di gente come Todesco, Fusi, Invernizzi e soprattutto Matteoli; poi si rinforza chiamando giocatori di buona esperienza come Ottoni e Morbiducci dal Perugia e Guerrini dalla Sampdoria; infine inserisce la classe del tedesco Hansi Muller, un giocatore molto dotato, compagno di nazionale di Briegel, e del centravanti svedese Corneliusson, anche lui nazionale. In panchina siede un tecnico di poche e ruvide parole ma di grandissimo spessore come Ottavio Bianchi. Per comprendere a pieno la bontà del suo lavoro, dico solo che l'anno prossimo Ferlaino lo chiamerà a Napoli per costruire la squadra che merita Maradona e nel 1986/87 diventerà perfino Campione d'Italia.

Fortunatamente Bagnoli recupera Briegel: il Como è una squadra coriacea e non molla un centimetro di campo, per questo occorre recuperare tutte le alternative possibili. Bruni e Sacchetti oramai sono diventati titolari inamovibili a protezione di Di Gennaro mentre Fanna è impiegato nuovamente attaccante in coppia di Galderisi. Nessun problema dietro con il recupero in settimana di Fontolan, ex bandiera lariana con ben 248 partite in riva al lago e Volpati (anche lui 69 partite in azzurro). Per inciso, Volpati e Fontolan disputarono insieme da queste parti la stagione 1977/78 in serie B. In panchina ci sono i soliti Spuri, Fabio Marangon, Donà e Turchetta più Terracciano diventato a questo punto più di un semplice porta fortuna.

Tra i lariani, una parola merita il portiere Giuliano Giuliani, destinato a sostituire nel prossimo campionato il nostro Garella. Non faccio giudizi di merito e bravura, ma quando un ragazzo di 32 anni stronca la sua giovane vita per un disegno del Caso che non riusciamo assolutamente a comprendere né ad accettare, molti significati quotidiani vengono riletti in modo diverso e lasciano il tempo che trovano. Giuliani è, come altri al pari suo, una ferita aperta dalla quale non riuscirò mai a trovare altro che un temporaneo sollievo.

MINUTO PER MINUTO Il Verona usa la maglietta gialla dell'Olimpico e parte subito all'attacco per chiudere velocemente la pratica. Briegel, deve correre il doppio per recuperare il suo regime di marcia rallentato dalla squalifica di domenica scorsa e serve alla perfezione Galderisi che viene però anticipato da Giuliani.

Dopo 10 minuti corner di Sacchetti, Galderisi sfugge un attimo a Ottoni e schiaccia di testa di poco fuori. 2' dopo, nuovo angolo ma dalla parte opposta: batte Fanna e Briegel testa l'abilità e i riflessi di Giuliani tra i pali: strepitoso.

Il Verona domina in campo e sembra passare da un momento all'altro. Purtroppo al 19' Bruni si infortuna ed è costretto a uscire dal campo: Bagnoli ha solo due soluzioni, o inserisce Donà o la terza punta Turchetta. Il problema è che il primo non dà sufficienti garanzie (magari Terracciano avesse un paio di anni e di esperienza in più!), mentre il secondo allunga inevitabilmente la squadra. Ma tant'è, entra Turchetta che si sposta a destra (Fanna va a sinistra), coperto da Sacchetti che occupa la zona di campo di Bruni. Nuovo Verona, dunque con il 4-3-3, ma non sarà più come prima.

Occorrono buoni 10 minuti perché i nostri riescano a trovare i nuovi equilibri e il Como ne approfitta. Ora il Verona comincia a soffrire. Una punizione di Muller chiama Garella, alla mezzora, e lui risponde. Al 36' Giuliani interrompe un nostro alleggerimento e serve lungo Matteoli che lancia Centi ma il nostro portiere c'è ancora. Ultima azione del primo tempo, Muller pennella un pallone per la testa di Bruno di poco alta sopra la traversa.

Nella ripresa le due squadre sono più guardinghe. Al 57' Muller è costretto a uscire dal campo e viene sostituito da Todesco, un'aletta veloce e scattante che ricorda molto fisicamente il nostro Bruni, ma il tedesco è un'alta cosa. Adesso sono i lariani a sbandare. Al 59' Briegel serve di Gennaro appostato a centro area, splendida girata e Giuliani è ancora protagonista.

Al 72' Turchetta scende in dribbling sulla destra, crossa per Briegel che in tuffo colpisce a colpo sicuro, la palla però sbatte a terra e il Como si salva a stento.

A pochi minuti dalla fine l'ultima opportunità per i gialloblu, assoluti protagonisti di questo secondo tempo: da Fanna a Briegel, lancio lungo a Di Gennaro che in mezza rovesciata costringe Giuliani a un nuovo miracolo. E finisce così, 0 a 0, una partita davvero importante.

E' presto per tornare a casa, il sole sta calando dietro le montagne che ci circondano e sembrano ancora più alte. Le ombre cominciano ad allungarsi sul piano odoroso di acqua grigia. Penso che mi fermerò ancora un pochino da queste parti e mi farò una bella passeggiata dall'elegante quartiere Sinigaglia fino alla parte opposta dell'Imbarcadero con gli occhi fissi sul lago. E' uno spettacolo immenso al quale non sono molto abituato. Poi, se ho ancora un po' di soldi, mi fermerò da qualche parte a comperare un foulard di seta che da queste parti lo fanno così bene. C'è un'altra parte del mio cuore che mi alimenta e che non c'entra niente con il calcio. Ma neppure con la nostra storia.

IL SIGNIFICATO DELLA PARTITA. Il Natale del 1984 ci consegna il Verona in testa alla classifica, in perfetta solitudine, con 2 punti di vantaggio sugli inseguitori. 21 punti, 8 vittorie e 5 pareggi, questo è il cammino esaltante dei gialloblu in 13 partite. Lo avessero sussurrato gli gnomi e i folletti di Cavalese, lo scorso agosto, avrei temuto per la mia infermità mentale.

Eppure oggi, Bagnoli ha i giocatori più forti in assoluto: compatti, irriducibili e imbattibili. Tutte le grandi sono state tenute a bada e tutte le piccole sono state spazzate via. C'è solo il Verona, in testa alla classifica dalla prima giornata, e nient'altro.

Lo so che adesso comincia veramente il Campionato, che adesso le squadre più attrezzate entrano in condizione e che mancano ancora 5 mesi alla fine. Ma il domani è domani e non ci è dato conoscerlo. E poi, quando rientreranno dai loro infortuni Elkjaer e Ferroni, avremo anche noi nuove frecce da poter scoccare. Nel frattempo chiudiamo l'anno così, sperando che non cambi più niente in futuro. Una volta tanto nella vita.

Buon Natale a tutti voi, oggi, 20 anni dopo. Sperando invece che cambi tutto nel nostro futuro.



Hellastory, 23/12/2004

MASTER OF NONE


L'inizio del terribile calendario di febbraio offre un paio di impressioni a caldo: 1) che il Verona è vivo e combatte, 2) che però è stato indebolito in attacco dal mercato di gennaio perché giocatori come Ngonge e Djiuric non sono facili da sostituire. A bocce ferme, quindi con maggior consapevolezza, possiamo invece realizzare che nel corso di gennaio abbiamo assistito a 3 eventi importanti, 2 dei quali francamente inusuali. In primo luogo, l'importante cessione di talento finalizzata a sistemare i conti societari. In secondo luogo, una serie di operazioni di mercato volte essenzialmente a lasciar andare quei giocatori che non si sentivano più parte del progetto. In terzo luogo, la bocciatura del sequestro delle azioni del Verona in sede di appello. Se però i primi due li abbiamo metabolizzati dal punto di vista affettivo oltre che tecnico costringendo i tifosi ad affidarsi completamente alla bontà del lavoro di Sogliano e Baroni e alla speranza che i nostri avversari non si siano adeguatamente rinforzati nel frattempo, il terzo apre a scenari che non riusciamo a valutare nella sua complessità.

[continua]

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