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HELLAS VERONA / Scudetto

23 settembre 1984: ASCOLI – VERONA 1 a 3

Hellastory: Scudetto

Dal nostro inviato – Massimo

La seconda giornata è piuttosto complessa e presenta numerose insidie: se è vero che l'Udinese di Zico violenta la povera Lazio 5 a 0 e la Juventus bombarda la sventurata Atalanta 5 a 1, scopriamo che l'Inter batte a fatica l'Avellino 2 a 1 con un gol di Pasinato a 8 minuti dalla fine, che il Napoli e la Roma non riescono a vincere in casa e che il Torino perde addirittura a Cremona. Insomma ci sono molti tranelli e nulla può essere lasciato al caso. Per questo, il Verona che scende ad Ascoli per affrontare un avversario tradizionalmente molto ostico, deve dedicare a questa gara molto rispetto e concentrazione.

LE ALCHIMIE DELLA GARA. Ascoli è una bella cittadina marchigiana che si fregia di un passato degno di nota. Conquistata dai romani nell'89 a.C., cresce e si sviluppa in età medioevale e ancora oggi mantiene inalterato il sapore antico e decoroso delle sue nobili origini. Visitatela e scoprirete che del medioevo è completamente permeata, come si può apprezzare nell'espressione dei suoi monumenti e delle sue piazze, nelle manifestazioni storiche (famosissimo è il torneo cavalleresco della Quintana che si celebra la 1º domenica d'agosto), nel raffinato gusto gastronomico (imperdibili sono le famose olive fritte ripiene di carne, i piconi, il capretto arrosto e l'ottimo vino Falerio dei Colli Ascolani) e nel carattere severo e sanguigno dei suoi abitanti. Si può ben dire che per essere apprezzato da un ascolano, occorre essere un po' ascolano. Se poi lo si affronta in una competizione e lo si vuole sconfiggere, occorre essere molto ascolano. Nella testa e nella motivazione.

23 settembre 1984: ASCOLI – VERONA 1 a 3

Non mollano mai i Piceni, grandi alleati di Caio Mario nell'antica Roma (contro i Cimbri, nostri bisnonni, i Teutoni, Giugurta). Anche perché, a differenza di tanti altri, conoscono bene i propri limiti e sanno quando è giusto cedere (ad esempio al Papa nel 1502) o lottare fino alla morte per la propria salvezza e indipendenza (ad esempio contro il re Federico II nel 1242). Nel calcio poi, guidati e stimolati dal sanguigno presidente Rozzi (una specie di Garonzi marchigiano) e dal focoso tecnico Mazzone, non mollano mai. Soprattutto tra le mura amiche. La salvezza, la costruiscono essenzialmente al Del Duca, e non concedono sconti a nessuno.

La formazione ascolana, a dire il vero, non è un granché dal punto di vista tecnico. Coordinata in difesa dal veronese Bogoni, un combattente coriaceo dell'area di rigore, famoso più per le gambe che ha spezzato (il laziale Giordano finì anticipatamente la carriera proprio grazie a lui) che per il talento, ha in Novellino e nell'argentino Hernandez il poco estro che può servire per alzare il livello e in Schiavi, Nicolini e Marchetti tutta la grinta di cui hanno bisogno. Il Verona, per l'occasione, recupera lo stopper Fontolan in difesa, giocatore tra l'altro utilissimo per contrastare lo spilungone Cantarutti forte di testa e pertanto Volpati avanza a centrocampo con Briegel, davanti alla difesa, per erigere una barriera difficile da superare e consentire libertà di movimento a Di Gennaro e Fanna e agli sganciamenti di Tricella. Insomma, se ad Ascoli deve esserci battaglia, che battaglia sia: i gialloblu si schierano con quella che sarà poi considerata la formazione titolare e la più ostica da affrontare.

Quindi, rogna bianconera contro rogna gialloblu in un duello all'ultimo sangue. E che vinca il migliore o il più bastardo o quello che ha più armi in corpo. Il che è la stessa cosa, se volete.

MINUTO PER MINUTO. Il primo tempo è un fragore di corazze e di ferro: Ascoli e Verona si contendono ogni centimetro del campo, ma non si feriscono. Mostrano i muscoli cercando di spaventarsi e basta. Però il livello di guardia è alto: il primo che sbaglia e si scopre, verrà colpito a morte.

L'unico episodio meritevole di nota avviene al 27' quando Tricella interviene su Novellino al limite dell'area: l'attaccante bianconero cade e invoca il rigore ma l'arbitro Magni non abbocca e fa proseguire il gioco. Però lo stadio si infiamma.

La ripresa comincia con la sostituzione di Cantaruti, narcotizzato da Fontolan, con Vincenzi attaccante molto pericoloso e opportunista. Ora anche il Verona scende in campo deciso a vincere. Il tempo delle schermaglie è finito: adesso si fa sul serio.

Al 4' il Verona sfiora il vantaggio con Briegel di testa su cross di Tricella. Palla fuori di poco.

All'8' punizione di seconda per un intervento di Schiavi a gamba tesa sull'accorrente Fanna. Batte Di Gennaro direttamente in porta, il portiere Corti commette l'errore di tentare una parata e di toccare il pallone, così l'arbitro convalida il gol nonostante le proteste dei padroni di casa.

Al 10' il presidente Rozzi, visibilmente contrariato, in seguito a un fallo non riconosciuto, si alza e protesta al punto tale da farsi cacciare.

Al 14' Volpati lancia Tricella lungo l'out, cross teso rasoterra, irrompe Briegel di piatto, niente da fare per il portiere di casa. 0 a 2.

Al 26' Verona ancora a bersaglio, stavolta con Elkjaer che, servito da Briegel, entra in area, con un perfetto slalom salta 2 avversari e trafigge Corti con un preciso diagonale. E' il primo gol del danese nel campionato italiano.

Al 30' l'Ascoli accorcia le distanze con Hernandez, ma il Verona controlla con tranquillità gli ultimi minuti della gara.

Un minuto dopo Bruni dà il cambio a Galderisi pestato duro e, nel finale, il veloce Turchetta fa riposare Fanna.

I SIGNIFICATI DELLA PARTITA. Molti, e non solo perché il Verona si trova oggi a guidare da solo la classifica del campionato. Obiettivamente, dopo 2 sole partite, non ha molto senso dargli peso.

I gialloblu hanno però dimostrato di giocare bene e con la medesima concentrazione sia in casa che in trasferta. Sanno affrontare nel modo giusto sia formazioni esperte e tecniche come il Napoli che grintose come l'Ascoli. Hanno una buona condizione fisica e mentale che li porta a dominare i rispettivi avversari soprattutto nel secondo tempo. Sanno arrivare bene in porta: 6 reti fatte in 2 gare sono molte e, se aggiungo che provengono da 4 giocatori diversi, si capisce l'imprevedibilità dell'assetto offensivo gialloblu.

Bene, Ascoli ci ha detto molte cose e tutte positive. Adesso occorre continuare, con la stessa lena, a percorrere la strada tracciata. Del resto, siamo solo all'inizio.

Hellastory, 23/09/2004
Serie A 1984/85 | 2a giornata | 23/9/1984
ASCOLI CALCIO
ASCOLI CALCIO
1
  AC VERONA HELLAS
AC VERONA HELLAS
3
73' Hernandez marcatori 53' A.Di Gennaro, 57' H.Briegel, 69' P.Elkjær Larsen
Corti R., Pochesci (79' Citterio), Sabadini, Schiavi I, Perrone, Bogoni, Novellino I, Marchetti, Cantarutti (46' Vincenzi F.), Hernandez, Nicolini.   C.Garella; M.Ferroni (I), S.Fontolan (I), L.Marangon (I), R.Tricella; H.Briegel, A.Di Gennaro, D.Volpati; P.Elkjær Larsen, P.Fanna (86' F.Turchetta), G.Galderisi (76' L.Bruni)
Mazzone ALL O.Bagnoli
- ammoniti C.Garella, D.Volpati

Arbitro
P.Magni (Bergamo - BG)
Note
SPETTATORI: paganti 12.427, abbonati 7.666. Espulso il presidente dell'Ascoli Rozzi. LE RETI: 0-1: Di Gennaro batte direttamente a rete una punizione di seconda, Corti tocca la palla e legittima la rete; 0-2: papera di Corti e Briegel non perdona; 0-3: Elkjaer su azione personale; 1-3 Hernandez da lunga distanza.



BRAVO ZANETTI!


Quanto di buono avevamo visto a partire da metà febbraio (l'Atalanta ha dato evidentemente la scossa decisiva) si conferma in queste ultime partite con una difesa finalmente compatta e autoritaria e un centrocampo duttile. Fateci caso, ora tutti i gialloblù si sentono molto più a loro agio. Sanno cosa fare, non mollano mai. E il tutti di cui sopra va riferito davvero alla rosa allargata perché in questo momento il Verona fa punti e prestazioni pesanti anche senza Serdar, Tengstedt, Suslov che sono poi i giocatori più rappresentativi.

[continua]

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