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HELLAS VERONA / Flashback

6 Gennaio 1985: VERONA - ATALANTA 1 a 1


6 Gennaio 1985: VERONA - ATALANTA 1 a 1


dal nostro inviato Massimo

Il giorno della Befana, che coincide con la domenica, richiama alla piena attività il Campionato più bello del mondo. L'Inter riceve la Roma ma non va oltre il pareggio; il Torino accoglie la Fiorentina e subisce la stessa sorte; anche Sampdoria e Juventus impattano tra loro. Insomma tutte le inseguitrici del Verona rallentano appesantite dal riposo natalizio. Finalmente torniamo al Bentegodi, dopo quasi un mese di astinenza, a goderci la partita contro l' Atalanta e a riabbracciare i nostri ragazzi. Comunque vada, è già festa. Forse.


CAMBIANO LE PROSPETTIVE. L'inizio del nuovo anno, come un nuovo lavoro, un esame all'università, un' avventura sono sempre accompagnati da due sensazioni forti e in contrasto tra loro: la paura e la speranza. La paura affiora per l'ansia di non riuscire, di non farcela: non conosciamo in anticipo gli sforzi che dovremo affrontare, ma già temiamo l'esito finale. E se non ce la dovessi fare? La speranza è quella di un futuro migliore. Ma il significato assoluto di questo “migliore” ci sfugge, al momento è ancora vago e astratto. Migliore rispetto a cosa?

L'uomo è incontentabile, ha la memoria corta, è viziato e ambizioso. Il tifoso, che per sua natura non riconosce alcun genere di razionalità nei propri comportamenti e nelle proprie emozioni, estremizza tutta la vanità esistenziale dell'essere umano. E di conseguenza esalta all'inverosimile entrambe le sensazioni.

Se consideriamo una squadra di calcio come un essere vivente di natura animale capace di organizzarsi e di produrre risultati concreti, dobbiamo anche ammettere – nostro malgrado – che talvolta subisce cali di tensione dovuti a limiti caratteriali e psicologici. E questo si traduce, di conseguenza, in comportamenti meno efficaci e in condizione più problematica.

Bene, fino ad oggi siamo stati abituati a vedere il nostro Verona sempre vincente, un gradino sopra tutte le altre, quasi incapace di rallentare la sua corsa di fronte ai rari pericoli che ha incontrato (Roma e Sampdoria), ora però dobbiamo convivere anche con le sue sensazioni di paura e di speranza che lo porteranno inevitabilmente a sbagliare. A partire da questa gara insomma, assisteremo a un processo evolutivo graduale e non più perfettamente ascensionale. Naturalmente ciò sarà merito degli avversari che produrranno il loro massimo sforzo per contrastare gli uomini di Bagnoli, ma molto dipenderà anche dalle ansie di consapevolezza di tutta la squadra.

Da gennaio in poi, in definitiva, qualcuno guarderà con occhi diversi la classifica che si evolve via via e ogni risultato positivo e negativo assumerà un significato diverso. Impareremo così ad affrontare le sconfitte, l'ansia di non farcela, le sfide che valgono una stagione intera, la paura di volare. Il tempo delle felici cavalcate è finito, adesso si fa sul serio. Non ci annoieremo più a considerare i nostri campioni come degli eroi invincibili, ma come uomini che stanno cercando con tutto loro stessi di compiere una missione incredibile.

E questo ci servirà sicuramente per dare significati nuovi e più completi alla magnifica avventura che stiamo vivendo.

LE ALCHIMIE DELLA GARA. L'Atalanta è una bella squadretta, ostica e pericolosa come vogliono il suo direttore sportivo Franco Ladri (vecchia conoscenza gialloblu) e il mister Nedo Sonetti. L'obiettivo fondamentale è quello di fare sempre e comunque bella figura, e ci riusciranno anche al Bentegodi. Molto rinforzata durante l'estate, sono arrivati giocatori di sicuro affidamento per disputare un campionato tranquillo come il portiere Piotti dal Milan, Osti dall'Avellino e due nazionali svedesi del valore di Stromberg (un giocatore fortissimo e indimenticato a Bergamo) e Larsson. E poi c'è il famoso vivaio nerazzurro che produce sempre giocatori di talento, basta citare i qui presenti Pacione, Magrin e Donadoni.

I nerazzurri vengono a Verona forti anche di due ex giocatori scaligeri: lo stopper Carmine Gentile (88 presenze e 2 gol) e il furetto Sauro Fattori (28 gare e 4 gol), suo contemporaneo collega durante la stagione del 1981/82 in serie B. Ma consiglio di seguire anche i vari Pacione, Soldà e Magrin che in futuro vestiranno con onore la casacca gialloblu.

Bagnoli recupera Bruni che prende il suo posto come interno destro ma non può contare né su Ferroni, né su Elkjaer ancora infortunati. Per questo motivo sceglie la solita formazione rocciosa con un Volpati terzino destro, un centrocampo folto composto da Bruni – Di Gennaro – Sacchetti - Briegel e avanza Fanna a fianco di Galderisi. Con un settore mediano di questa portata, il panzer tedesco è libero di inserirsi come terza punta a suo piacimento. Confermata anche la panchina con i soliti Spuri, Fabio Marangon, Donà, Terracciano e Turchetta. Insomma nessuna grossa novità.

Arbitra il signor Paparesta di Bari e, se non sbaglio, è la prima volta che lo incontriamo in questa stagione.

MINUTO PER MINUTO. Oggi fa molto freddo a Verona, il respiro si condensa; anche gli stravizi delle feste non aiutano. L'Atalanta (maglia bianca e pantaloncini blu) non si interessa di tutto ciò e parte sparata: non c'è rispetto per gli 8 punti di classifica che distanziano le due squadre e nemmeno per il fattore campo. Ma sono fatti così i bergamaschi, non mollano mai. Nei primi 6 minuti della partita è un assalto violento alla porta gialloblu e gli ospiti si procurano la bellezza di 4 corner consecutivi.

Al 9' il Verona reagisce prima con una conclusione di Galderisi e poi con Bruni ma in entrambe le occasioni Piotti non corre gravi pericoli.

Piano piano il Verona viene fuori e decide di fare sua la partita: il centrocampo assume il controllo del gioco e in più occasioni crea palle gol per Fanna, Di Gennaro e Galderisi. L'Atalanta, da par suo, mostra qualche crepa difensiva: occorre assolutamente sfruttare il momento favorevole!

Infatti, al 35' i gialloblu passano meritatamente in vantaggio: da Marangon a Di Gennaro a Bruni e grande fendente della mezzala imparabile per Piotti! Per Bruni è il suo primo gol della stagione. Sarà anche l'ultimo.

Il Verona adesso insiste e Galderisi per poco non raddoppia.

Discreto Verona, non eccezionale però, ma meritatamente in vantaggio. Nella ripresa si parte subito con un'altra scorribanda veronese nell'area ospite e miracolo di Piotti su Briegel. Dall'altra parte, Garella risponde da campione su Stromberg.

Questa occasione incoraggia gli uomini di Sonetti che toglie un opaco Magnocavallo per il talentuoso Donadoni e crea così i presupposti per l'assalto bergamasco minuto per minuto sempre più intraprendente. Al 65' Garella si oppone ai tiri di Magrin, Pacione e Donadoni. Adesso è la nostra difesa a soffrire.

Sonetti capisce che può farcela perchè il Verona capolista sta soffrendo: al 75' toglie Perico, un mediano con grande propensione difensiva e inserisce un nuovo attaccante, l'ex gialloblu Fattori. D'altra parte Bagnoli percepisce le difficoltà della squadra e immette Donà al posto dello stremato Di Gennaro per rinforzare il pressing a centrocampo. Ma dopo poco gli ospiti meritatamente pareggiano: Pacione beffa con una girata Garella che si tuffa goffamente e in grave ritardo. Purtroppo è 1 a 1.

Al minuto 88, Soldà finisce a terra, il guardalinee chiama l'arbitro Paparesta e gli spiega la scaramuccia tra il difensore nerazzurro e Galderisi. Risultato: rosso per entrambi. E questo è peggio del pareggio visto che la prossima partita, ad Avellino, il Verona sarà di conseguenza privo di entrambi i suoi attaccanti titolari, Elkjaer ancora infortunato e Nanu squalificato.

IL SIGNIFICATO DELLA PARTITA Nessuno di noi lascia il Bentegodi soddisfatto. Non solo perché non ci fa piacere subire il gol del (meritato) pareggio a 5 minuti dalla fine, ma anche perché il Verona oggi non ci è piaciuto: discontinuo nella manovra, fragile nell'opera di contenimento, prevedibile in attacco. Qualcuno accusa l'assenza di giocatori importanti, qualcun altro la pausa natalizia, qualcuno infine comincia a gufare che questo il valore effettivo della squadra di Bagnoli e che già troppo ha fatto.

Premesso che a me non piace chi si piange addosso, devo ammettere che già a Como avevamo patito un calo di condizione. E quando lasci ai lariani e ai bergamaschi 1 punto ciascuno, in effetti qualcosa sta succedendo. Ancora non mi preoccupo perché comunque il Verona precede sempre di 2 punti il Torino e l'Inter ed è sempre imbattuto dall'inizio del campionato. Però oggi sono suonati un paio di campanelli d'allarme che vanno sicuramente presi in considerazione.

Anche perché adesso ci attendono 2 trasferte consecutive ad Avellino e a Napoli, campi difficilissimi. Insomma, il 1985 è iniziato col piede storto, speriamo davvero che si raddrizzi col tempo.

Ecco, questo è proprio quello che un bravo tifoso non dovrebbe mai fare: non capire che le prospettive cambiano partita dopo partita, che anche gli avversari esistono e che la tua squadra del cuore non è una macchina. Per questo storciamo il naso per un modesto pareggio in casa. Irriconoscenti e miopi. Tifosi insaziabili.



Hellastory, 05/01/2005

MASTER OF NONE


L'inizio del terribile calendario di febbraio offre un paio di impressioni a caldo: 1) che il Verona è vivo e combatte, 2) che però è stato indebolito in attacco dal mercato di gennaio perché giocatori come Ngonge e Djiuric non sono facili da sostituire. A bocce ferme, quindi con maggior consapevolezza, possiamo invece realizzare che nel corso di gennaio abbiamo assistito a 3 eventi importanti, 2 dei quali francamente inusuali. In primo luogo, l'importante cessione di talento finalizzata a sistemare i conti societari. In secondo luogo, una serie di operazioni di mercato volte essenzialmente a lasciar andare quei giocatori che non si sentivano più parte del progetto. In terzo luogo, la bocciatura del sequestro delle azioni del Verona in sede di appello. Se però i primi due li abbiamo metabolizzati dal punto di vista affettivo oltre che tecnico costringendo i tifosi ad affidarsi completamente alla bontà del lavoro di Sogliano e Baroni e alla speranza che i nostri avversari non si siano adeguatamente rinforzati nel frattempo, il terzo apre a scenari che non riusciamo a valutare nella sua complessità.

[continua]

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