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Alla seconda giornata di ritorno, il 7 febbraio 1971, il Verona riceve la Fiorentina al Bentegodi. L’incontro termina in parità 1-1 con le reti di Vitali e Clerici, e “Penna Bianca” Colombo para un rigore. Al 75’ Nanni lascia il campo per infortunio, sostituito da Landini; Orazi viene ammonito e in settimana sarà squalificato. La diagnosi per Nanni non lascia speranze: lieve distorsione al ginocchio destro, dovrà saltare la prossima gara. Il Verona è in piena emergenza e per la trasferta di Torino, in casa della Juventus, Pozzan mette in preallarme i giovani Gobbi e Nosè. Uno dei due verosimilmente dovrà esordire dall’inizio, ma la decisione è rinviata a giovedì, dopo la gara della De Martino nella quale Tavellin schiererà in attacco Mujesan, che si è appena ristabilito dall’infortunio patito a San Siro.
Giovedì 11 febbraio 1971 la De Martino scende in campo ad Avesa (il campo dell’Hellade) contro il Pisa, che schiera nelle sue fila l’ex Cosma. Dopo 27’ di gioco, Mujesan va in gol raccogliendo da opportunista una respinta del palo su colpo di testa di Rossetti. Sembra un buon viatico per il rientro dell’attaccante istriano in prima squadra ma, nel secondo tempo, Mujesan si scontra con un avversario e riporta la distorsione dei legamenti mediali del ginocchio destro. Fuori di nuovo.
Nel frattempo, come in un’ideale staffetta, nella partita contro il Pisa si scatena Fausto Nosè. Al 30’ della ripresa, su passaggio di D’Amato, Nosè salta un avversario, entra in area e batte in diagonale il portiere pisano Tomei. Al 36’ Nosè ricambia il favore e manda in rete D’Amato per il 3-0. Finirà poi 4-1, con le reti di Colombini per il Pisa e di Antonini per il Verona.
Come non bastasse, lo stesso giorno, in allenamento con la prima squadra, si strappa Ferrari che, insieme a Mujesan, va ad intasare l’infermeria già occupata da Moschino e Nanni. Le scelte, a questo punto sono obbligate e, per la trasferta di Torino, Pozzan convoca sia Nosè sia Gobbi.
E Fausto Nosè? C’è spazio anche per lui sul quotidiano veronese:
“Sono pronto all’esordio – ha detto Nosè – se Pozzan riterrà opportuno darmi questa soddisfazione. Sono tranquillo e mi sento anche bene fisicamente. So che avrò di fronte giocatori di classe ma non mi tirerò indietro. Spero soltanto che tutto si concluda nel migliore dei modi. A fianco di Bergamaschi, poi, mi sento più sollevato. Abbiamo giocato assieme per diverse stagioni”.
“Sono tranquillo” diceva Fausto. “Talmente tranquillo che non dormì affatto la notte prima. Ma non fu il solo a non chiudere occhio quella sera, nemmeno io e Mafaldo riuscimmo a dormire per l’emozione” ammette mamma Elena.
Arriva il giorno del debutto, a Torino, contro la Juventus, con la maglia numero 10. Roba che nemmeno nel più ardito dei sogni un ragazzo di 20 anni poteva immaginare. Pozzan lo mette in marcatura su Fabio Capello, con il compito di rilanciare l’azione quando possibile.
Fausto se la cava bene, e il Verona d’emergenza pure. Passato in svantaggio per un gol di Bettega, trova il pari grazie ad un colpo di testa di D’Amato che incoccia la traversa e carambola sulla schiena di Tancredi. Poi Colombo blinda la porta gialloblu dagli attacchi juventini. Il pari regge fino a pochi minuti dalla fine quando una punizione calciata da Capello si infila fra Nosè e Mazzanti in barriera e sorprende Colombo. A Franco Costa de La Stampa, Pozzan racconterà a fine gara: “Nosè si è tolto dalla barriera e il pallone calciato da Capello ha ingannato Colombo”
Il gol di Capello risulterà decisivo e il Verona non riuscirà più a rimontare; pochi minuti prima del gol Pozzan aveva richiamato in panchina D’Amato, lontano dai campi da circa 3 mesi, facendo debuttare anche Dino Gobbi, con l’intento di blindare il pareggio. Purtroppo la punizione di Capello scombussola tutti i piani. Finisce con la vittoria per 2-1 della Juventus.
A fine gara, i taccuini dell’Arena raccolgono le impressioni di Garonzi sul suo “pupillo” Nosè: come l’ha visto? “Benissimo. Non ha sbagliato un passaggio. Manca di una certa esperienza, del resto giustificata. Ho visto un grandissimo Bergamaschi e un Colombo esibirsi in felici interventi”.
E Pozzan commenta così la prova di Fausto Nosè: “Doveva operare una marcatura elastica su Capello. Ha assolto il compito con molto onore creando nel contempo cose egregie per i compagni. Crescerà. Sono certo perché la stoffa non gli manca. Ora, però, non deve montarsi la testa.”
Fausto non avrà modo di montarsi la testa perché nella serie A 1970-71 non vedrà più non solo il campo, ma nemmeno la panchina della prima squadra. Come improvvisamente era arrivato il suo momento, altrettanto improvvisamente, con il recupero degli infortunati, non viene nemmeno più convocato. Con il rientro di Orazi dalla squalifica e il recupero fisico di Nanni, Nosè e Gobbi tornano nei ranghi della De Martino. Fausto si toglie lo sfizio di segnare pure a Walter Vecchi, il 17 marzo 1971, in occasione della gara persa 3-1 contro il Milan. Dino Gobbi verrà nuovamente schierato all’ultima di campionato, a Cagliari; invece Fausto Nosè dovrà attendere la Coppa Alpi, che si disputa a giugno, per indossare ancora la maglia della prima squadra.
“Pozzan non lo vedeva proprio” ricorda mamma Elena.
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Lazio e Torino, che peraltro sono formazioni superiori, hanno evidenziato un tema già affrontato durante l'estate: la difesa. È innegabile che Sogliano abbia lavorato con maggiore attenzione alla scoperta prima e all'arrivo poi di giocatori di qualità a centrocampo e in attacco, in ottica plusvalenze. E si vede. Ogni partita scopriamo un gesto tecnico superiore alla media da parte di Harroui, Kastanos, Tengstedt, e perfino di Livramento e Mosquera. Altri ne arriveranno da nuovi giocatori che al momento non conosciamo bene perché si stanno ancora integrando. Per non parlare dell'evoluzione esponenziale di Belahyane che creerà non pochi, ma piacevoli, problemi di turnover al mister al rientro di Duda e Serdar. Sulla difesa invece non si è lavorato. O non abbastanza. Gli arrivi nel finale di Daniliuc e Bradaric non sembrano decisivi in un reparto dove Frese e Okou faticano ad adattarsi al livello del nostro campionato. E neppure i ritorni di Faraoni (bloccato a Verona solo a causa di un ingaggio pesante) e Ghilardi (mai veramente preso in considerazione) sembrano essere un valore aggiunto.
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