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PROSSIMO IMPEGNO
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dal nostro inviato Massimo
Riprende la caccia al Verona. La Sampdoria espugna facilmente l'Olimpico biancoceleste (0 a 3) e il Torino, rinvigorito dal successo al Bentegodi, supera agevolmente l'Avellino (2 a 0): sono loro le inseguitrici più tenaci e pericolose. Dietro di 1 punto, la Juve pareggia ad Ascoli (1 a 1) impegnata da una squadra disperatamente in lotta per non retrocedere mentre l'Inter, molle e arrendevole prende 3 pappine dal Napoli di Maradona e Bertoni. A questo punto è chiaro che la stagione nerazzurra è compromessa e Castagner è destinato a lasciare Milano. Il Verona deve assolutamente uscire indenne da San Siro per dimostrare prima di tutto a se stesso (e poi agli altri) che la lezione della scorsa settimana è stata salutare, che la squadra è viva e decisa a non mollare. Ma di fronte ha un avversario esperto, astuto e pericoloso.
LUCI A SAN SIRO Comincia con questo verso una famosa e struggente canzone di Roberto Vecchioni di molti anni fa che ha poi lo stesso titolo. Ogni volta che l'ascolto, poche per mia fortuna, mi sento stringere il cuore e mi si gonfiano gli occhi.
«Milano è nel tuo destino». Questo mi ha ripetuto spesso una persona molto importante per me nei momenti più difficili della mia vita, quasi che fosse una consolazione. Ha avuto ragione, lei ha sempre ragione quando parla di me. Milano adesso è il mio presente e forse sarà anche il mio futuro, se lo vorrà il Cielo e le persone con le quali ho a che fare.
Non voglio assolutamente rinnegare né il mio lungo periodo romano, né quello napoletano. Massimo è oggi quello che è proprio grazie agli anni spensierati e sereni trascorsi a Roma e a quelli intensi e tribolati di Napoli. Ma anche grazie alla maturità milanese. Tre esperienze fantastiche!
Adoro Milano, i suoi lunghi viali accompagnati da alberi sconfitti, l'atmosfera brulicante delle persone indaffarate, il continuo evolversi e cambiare, certi angoli che invece resistono ostinatamente al tempo e lasciano una suggestione unica, il clima schifoso, le zanzare estive e il cielo sempre malato. E' tutto diverso, qui a Milano. Anche le sconfitte quotidiane, qualche volta, hanno un sapore diverso: sono come sospese, temporanee, talvolta appaiono perfino nuove opportunità.
Sarà per questo motivo che mi sento qui come a casa mia.
LE ALCHIMIE DELLA GARA Bagnoli torna anche lui a Milano, casa sua, con il mio stesso stato d'animo. Ha una missione importante da portare a termine, ha un po' di paura di non farcela, deve inventarsi qualcosa di buono per non sprecare tutto, ha addosso gli occhi di tutti.
L'azione risolve spesso i nostri pensieri. Il mister decide pertanto di chiamare a raccolta i suoi uomini per serrare le fila dopo la sconfitta interna della scorsa settimana. All'appello gli mancano Fontolan (squalificato), Briegel e Sacchetti infortunati e gli rimangono così solo 13 giocatori disponibili, più Spuri e i soliti Primavera Terracciano e Residori. Il Milan, lento e sornione, addormenta ad arte il gioco a centrocampo e poi parte a razzo per lanciare Hateley, il gigante inglese fortissimo nel gioco aereo e Virdis, un grande opportunista, difficile da marcare. Al Bentegodi, a dicembre, questo Milan riuscì a fermare un Verona baldanzoso e grintoso, ora vorrà senz'altro metterlo sotto.
Come detto, Osvaldo parla ai giocatori ed elenca i suoi dubbi perchè sono tutti chiamati a risolverli.
Il primo problema è di ordine pratico: il Verona è privo di un buon colpitore di testa in grado di contrastare il centravanti rossonero. Scopriremo più in là, durante la gara, come il mister ha in mente di risolvere la faccenda.
Il secondo problema è dovuto alla penuria di giocatori (e quindi di soluzioni) a centrocampo: la coperta gialloblu è infatti troppo corta, privata contemporaneamente di Briegel, Sacchetti e Volpati (arretrato in difesa), ovvero di tutti i mediani titolari e gli manca quindi lo spessore sufficiente per contrastare gente esperta e tecnica come Di Bartolomei, Wilkins e Battistini. Per questo, toccherà a Donà fare il suo rientro in campo dopo molta panchina: due mesi fa, il mediano vicentino giocò al Bentegodi contro l'Inter e riuscì a contrastare abbastanza bene Brady, fonte del gioco nerazzurro, oggi deve frenare le puntate offensive di Battistini e Icardi sul fronte sinistro gialloblu. Una bella responsabilità.
Il terzo problema è dovuto alla gestione psicologica delle conseguenza di una eventuale sconfitta odierna per il morale della squadra: il Verona corre il rischio di compromettere emotivamente quanto di buono è stato fatto sino ad ora. La città, durante la settimana, si è raccolta intorno ai propri beniamini spegnendo i televisori e rinnegando i giornali, già pronti a riscrivere nuovi clamorosi finali di Campionato. Ma ora il campo deve dare il responso definitivo.
Il quarto, e ultimo problema, è quello di impedire al grande allenatore avversario di inventarsi trappole e soluzioni sconvenienti per noi: Nils Liedholm è un maestro in queste cose. Per uscire indenni da San Siro, occorre saperne una più del diavolo. Appunto.
C'è un particolare, conosciuto solo da poche persone, che è bello raccontare. Nel corso della tribolata settimana Fanna, Tricella e Volpati hanno deciso di uscire insieme e cenare in una trattoria situata in prossimità di Veronello, l'Arizona. Racconta l'episodio Pierino, con grande intensità e semplicità in un'intervista rilasciata all'Arena alcuni anni fa: «Per mangiare, ma più che altro per guardarci in faccia, per capire se quello era un segnale di pericolo o fosse solo un episodio. Lasagnette e vino rosso, per tornare quelli di prima e tornare a vincere.» Stupendo, semplicemente stupendo.
Sul fronte rossonero, Liedholm, sconfitto di misura a Genova grazie alla frenesia doriana, vuole conquistare almeno il secondo posto. Viste le numerose assenze gialloblu, toglie un cursore di fascia con spiccate doti difensive (Evani), inutili per la circostanza, e inserisce il più offensivo Scarnecchia, un giocatore che preferisce gli spazi lunghi e garantisce una buona quantità di cross per Hateley e Virdis.
Con queste premesse, sarà una partita difficile per noi, questo è chiaro. Probabilmente – anzi sicuramente - la partita più importante della stagione. Godiamocela insieme.
MINUTO PER MINUTO Verona in completo giallo, quello dei grandi momenti e San Siro gremito. C'è una cosa che non ho mai capito: perché l'Hellas, contro il Milan, è stato sempre costretto a cambiare la sua maglietta tradizionale, quella blu con bordi gialli, mentre invece al Bentegodi entrambe le squadre si affrontano sempre con i loro colori abituali. Il disturbo e la confusione cromatica di Milano sono così diversi da quelli che si riscontrano a Verona?
Milan subito in attacco. Al 3' minuto Virdis pennella una punizione la testa di Hateley, nessuno dei nostri ci arriva e Garella rimane inchiodato in porta. L'inglese si alza e colpisce con precisione verso l'incrocio dei pali, per fortuna il nostro portiere con un eccezionale colpo di reni devia sul palo. Questo avviso è micidiale: dobbiamo trovare prima possibile una soluzione per fermare Hateley.
Bagnoli risolve in maniera bizzarra il problema, e introduce una nuova regola difensiva, rivoluzionaria aggiungerei: poiché Hateley è immarcabile nel gioco aereo per un nanerottolo come Ferroni, e poiché Tricella e Volpati sono sì buoni colpitori di testa ma di posizione e non di potenza, esiste un solo altro modo per arrivare prima di lui sui cross alti che catapultano numerosi dalle corsie laterali rossonere: Garella. Il portiere gialloblu ha il preciso ordine di uscire costantemente dalla porta, allungare i suoi trampoli fino a centroarea e respingere di pugno o agguantare in presa tutti i palloni che spiovono prima che raggiungano il centravanti inglese trattenuto in qualche modo dal capitano, mentre Mauro, sganciandosi dalla marcatura, copre come ultimo baluardo la linea di porta. Se funziona, questo sarà un esercizio frustrante per i milanisti, visto il vantaggio che ha Garella in termini di centimetri, potendo usare anche le sue braccia. Ma certo che, se il portiere non è perfetto in ogni intervento, allora è un gol sicuro. In questo, il Verona rischia moltissimo. Pertanto, tutto o quasi oggi dipenderà dal nostro portierone. Che Dio e Spiderman, lo ispirino e gli diano sempre il tempo giusto!
Hateley però non è solo un fromboliere. Al 10' minuto brucia nello scatto Ferroni e anziché sparare su Garella in uscita, passa la palla al centro dove Battistini si impappina clamorosamente. Così non va, ragazzi! Sveglia!
Il duello Hateley-Garella si ripete poco dopo: Icardi centra dalla destra, il centravanti ci arriva con un pallonetto in controbalzo e il portierone salva anche questa volta con un bellissimo colpo di reni. Sono passati solo 17 minuti.
Finalmente si vede il Verona 1 minuto dopo: Fanna fugge sulla destra, fa fuori un paio di rossoneri, e centra alla perfezione per Galderisi. Galli, nel tentativo di anticiparlo, rischia l'autogol.
Al 35' Scarnecchia crossa per la testa di Hateley che anticipa Garella in uscita alta ma sfiora il palo. 4 minuti dopo, legnata da fuori di Wilkins di un soffio sopra la traversa.
Il tempo si chiude qui. Con il nostro cuore che esce fuori dal torace e il vantaggio rossonero che sembra venire da un momento all'altro.
Nella ripresa ci si mette anche il vento. Dopo 4 minuti, un tiraccio di Virdis sembra essere decisivo, corretto appunto dal vento di quel tanto da mettere fuori causa Garella. Ma anche questa volta, non sappiamo come, lui ci arriva. Incredibile! Dopo altri 5 minuti, nuovo duello Virdis-Garella e nuovo miracolo del nostro portiere.
Col passare dei minuti però cala Hateley perché i nostri riescono a chiudere con maggiore risolutezza le corsie laterali e Ferroni e Tricella lo anticipano con precisione e continuità. Adesso i pochi palloni che spiovono in area sono morbidi ed è più facile per Garella trovare il tempo giusto per intercettarli.
Show di Elkjaer che parte in contropiede e, giunto contro il portiere avversario, lo beffa con un pallonetto. Peccato che il gioco era stato fermato da tempo. Fischi dello stadio per lui, sorrisi beffardi tra i compagni di squadra. E' chiaro a tutti che lo ha fatto apposta anche se giura all'arbitro di non aver sentito il fischio. Grande filibustiere, Preben.
Mischia furibonda in area gialloblu al minuto 68: Hateley riesce a servire Battistini che, a due passi dalla porta, si vede respingere il tiro nuovamente dall'insuperabile Garellik.
Il Milan adesso rallenta, tutti gli sforzi si infrangono nelle fitte maglie veronesi e i pochi palloni giocabili diventano preda di quell'assatanato di un portiere. Liedholm cambia Icardi con Evani per intensificare la sua fascia sinistra, ma non cambia nulla. Così Bagnoli, minuto dopo minuto sempre più sereno, nel finale cambia Fanna con Fabio Marangon e Bruni con Turchetta. Sono sostituzioni che servono solo per perdere un po' di tempo, e per far tirare il fiato al grande lavoro di contenimento fatto da Pierino e Luciano.
Al fischio finale, tutti abbracciati, felici e contenti. Il Verona, ha combattuto con onore contro tutte le avversità e lascia Milano sollevato: la ferita aperta dal Torino si è rimarginata, il centro della strada è stato riconquistato. Ora possiamo riprendere a correre.
I SIGNIFICATI DELLA PARTITA Verrebbe da dire: il Verona, a Milano, perde un altro punto nei confronti delle dirette inseguitrici che diventano solo 3. Ma io, al contrario, dico che il Verona «conquista» un pareggio importante e «strappa» un altro punto a Torino e Sampdoria. Le prossime 2 partite saranno entrambe giocate al Bentegodi contro la Lazio e il Como ed è plausibile conservare questo «notevole» margine di vantaggio.
Vedete come cambia la prospettiva? Il dato numerico è il medesimo (sono sempre e solo 3 i punti che distanziano il primo dal secondo posto), ma lo spirito è praticamente opposto. Chi ha ragione? Visto l'abbraccio e il sorriso di tutti i gialloblu, a fine partita, non ho dubbi nell'interpretazione.
Milano, crocevia di molti momenti importanti della nostra vita, ci ha spremuto per bene ma è stata onesta alla fine e ha riconosciuto la fatica, l'impegno e il coraggio messo in campo. Le luci a San Siro, questa sera, non sono un rimpianto per ciò che poteva essere e che non è stato, come nel testo del nostro cantautore; sono un saluto e un onore al merito da parte di chi non ti regalerà mai niente, ma non è nemmeno disposto a rubarti nulla a tradimento. Proprio come piace a me.
Lazio e Torino, che peraltro sono formazioni superiori, hanno evidenziato un tema già affrontato durante l'estate: la difesa. È innegabile che Sogliano abbia lavorato con maggiore attenzione alla scoperta prima e all'arrivo poi di giocatori di qualità a centrocampo e in attacco, in ottica plusvalenze. E si vede. Ogni partita scopriamo un gesto tecnico superiore alla media da parte di Harroui, Kastanos, Tengstedt, e perfino di Livramento e Mosquera. Altri ne arriveranno da nuovi giocatori che al momento non conosciamo bene perché si stanno ancora integrando. Per non parlare dell'evoluzione esponenziale di Belahyane che creerà non pochi, ma piacevoli, problemi di turnover al mister al rientro di Duda e Serdar. Sulla difesa invece non si è lavorato. O non abbastanza. Gli arrivi nel finale di Daniliuc e Bradaric non sembrano decisivi in un reparto dove Frese e Okou faticano ad adattarsi al livello del nostro campionato. E neppure i ritorni di Faraoni (bloccato a Verona solo a causa di un ingaggio pesante) e Ghilardi (mai veramente preso in considerazione) sembrano essere un valore aggiunto.
[continua]Qual è stato il miglior gialloblu in campo in
H.Verona-Venezia?
Riepilogo stagionale e classifica generale
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