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HELLAS VERONA / Flashback

PARMA-VERONA, 29/11/2011

Hellastory: Flashback

PARMA-VERONA, 29/11/2011

"Attento si fermò com'uom ch'ascolta;
chè l'occhio nol potea menare a lunga
per l'aere nero e per la nebbia folta"
(Inferno, Canto IX, 4-6)



L'ultima volta del Verona al Tardini, la sera del 29 novembre 2011, la “nebbia folta” dominante in Val Padana aveva concesso un breve intermezzo per permetterci di assistere alla gara di Coppa Italia. Quella serata fu un'autentica festa per un nitido successo 2-0 contro una squadra di categoria superiore, seppure imbottita di riserve. Ad onor del vero, anche l'Hellas non era propriamente quello titolare, tant'è che quella sera la cabina di regia fu affidata a Doninelli, e fece la sua prima ed unica comparsa in maglia gialloblu l'oggetto misterioso Natalino (chi era costui?), terzino di scuola Inter.
Quella partita coincise anche con la mia “perdita dell'innocenza”. Chiarisco subito che non mi riferisco alla perdita della verginità (non ho più l'età per certe cose), bensì alla scoperta che la legge Pisanu non era solo una burla o un pezzo di carta straccia, destinata a rimanere tale nelle menti illuminate di chi ha deciso che il tifoso perfetto è quello che fa l'abbonamento alla pay tv. No: la legge aveva - e ha - un certo qual effetto pratico non trascurabile. Era destino che lo sperimentassi quella sera; non che fossi del tutto fuori di senno, ma ero candidamente convinto che la tessera del tifoso si applicasse solo alle partite di campionato e che in Coppa Italia si potesse andare in trasferta liberamente. Anche perché, diciamocela tutta, ai padroni del calcio non è mai interessata la Coppa Italia, e inoltre non mi pareva che Parma - Verona, di martedì sera, potesse giustificare tanti pruriti.
L'Hellas era reduce da 6 vittorie di fila nel campionato di serie B appena riconquistato dopo anni di Inferno in Lega Pro, e c'era una gran voglia di tornare sui palcoscenici che contano. Era logico attendersi che Parma sarebbe stata invasa dai tifosi dell'Hellas. Era altrettanto (il)logico che, alle 18, chiudendo i cancelli del cantiere di Travagliato (BS), decidessi di precettare due colleghi, il lucano Mario e il calabrese Salvatore, per andare al Tardini. I due colleghi mi conoscevano troppo bene per osare contraddirmi, e dopo 10 minuti eravamo in autostrada A21 Brescia - Piacenza.

Partiti in perfetto orario sul tabellino di marcia, all'altezza di Cremona veniamo rallentati - si fa per dire- da un nebbione che aveva le tinte fosche di una gita sui Carpazi. Avevano un bel dire i cartelloni luminosi “con nebbia velocità massima 50 km/h”: in quel caso non si leggevano i cartelloni nemmeno ad attaccarcisi con il naso. Se avessi rallentato ulteriormente, avrei potuto tranquillamente far scortare l'auto da un monatto a piedi con tanto di lanterna. Poi, dopo questo viaggio a passo di lumaca fendendo la nebbia, una volta a Parma ci troviamo davanti a misure anti black block, con tutte le radiali verso lo stadio chiuse da sbarre e da camionette della polizia, e con agenti felicissimi di dare indicazioni: “Siete residenti?” “No” “Allora via di qua” la risposta più cortese. Non resta che trovare un buco per infilare l'auto, a distanza siderale dallo stadio, e ci incamminiamo a piedi puntando verso i riflettori del Tardini, sbucando infine in mezzo ai Butei nei pressi della curva ospiti. Il tempo per scambiare due chiacchiere e accertare che in curva si va solo con la tessera del tifoso, e ci dirigiamo verso la tribuna. E, all'incrocio fra la via dove c'è l'ingresso ospiti e la via dove c'è la tribuna centrale, ci attende l'assurdo, sotto forma di una poliziotta un po' troppo invadente per i miei discutibili ma pur sempre personali gusti.
“E voi?” ci apostrofa. “Voi cosa?” le rispondo un po' sorpreso; poi, solo dopo, mi accorgo che sul giaccone nero ha un distintivo. “Cerchiamo la tribuna” “Il settore ospiti è di là, via!”. “Non abbiamo la tessera del tifoso, andiamo in tribuna” ribatto cortesemente. Il fatto di aver guidato per 2 ore in mezzo alla madre di tutte le nebbie mi deve aver reso gli occhi un po' arrossati, ma non così iniettati di sangue. Insomma, da qui a venire scambiato per un agitatore di sommosse in Val di Susa....
La tutrice dell'ordine insiste: “Dovete andare in curva! Indietro!” Sono pochi i momenti nella vita di un uomo che possono essere ricordati per una battuta quasi lucida. Quella volta, non so come, mi lanciai in un'analisi ardita dell'inutilità di tutto quello schieramento degno della guerra nel Golfo.
“Mi faccia capire, lei solo vedendoci arrivare dalla curva ha dedotto che dobbiamo andare in curva. Metta che io sia un cittadino di Parma che esce con il figlio a mangiare un gelato: posso arrivare addirittura in mezzo ai tifosi della squadra ospite, ma non potrei più uscirne?”. La poliziotta rimane un attimo interdetta, forse chiedendosi chi avrebbe avuto il fegato di mangiare un gelato il 29 novembre. Quell'attimo di smarrimento è sufficiente per permetterci di fare un passo ed incanalarci lungo il viale delle tribune. A riportare calma e saggezza interviene un collega della poliziotta: “Ma lasciali fare, cazzi loro”. Giusto! Cazzi nostri, ma se lo dico io mi rubricano sotto la categoria “espressioni becere”. Non fosse stato per il buio, i tutori dell'ordine avrebbero visto sul mio volto qualcosa di oscillante fra compassione e incredulità. Un intero quartiere di una città sotto scacco per confinare qualche camionata di tifosi veronesi festanti e pacifici.

Finalmente troviamo i bigonci (peraltro molto più moderni dei prefabbricati da terremotati che ci sono al piazzale Olimpia) e chiediamo 3 biglietti di tribuna: la tribuna più vicina, possibilmente, perché a causa della nebbia, dei posti di blocco che ci avevano costretto a parcheggiare l'auto a Colorno, e del simpatico siparietto con la poliziotta, erano già le 21.05. Allungo il documento d'identità. “La tessera del tifoso?” “Ma come? Per andare in tribuna?”. Lei mi spiega che ai residenti in Veneto non può vendere biglietti se non con la tessera del tifoso. Fortunatamente interviene il collega Mario “Ma scusa, noi siamo terroni... e lui è il nostro autista”. Avrei dovuto denunciare Mario per autodiscriminazione territoriale, ma sorridendo le dico che siamo 3 colleghi che arrivano da Brescia per vedersi la partita. La ragazza è moderna, capisce il dramma, sorride e stampa il tagliando pure a me. Immagino che se per caso venissi arrestato per rumori molesti allo stadio, il questore chiederebbe anche la testa della ragazza visto che sul biglietto si rintraccia chi lo ha emesso.

L'ingresso è poco promettente: appena cacciato il culo su un seggiolino, Nicholas tenta il dribbling su Crespo (il parmense Hernan, naturalmente, non il surrogato di calciatore che ha vestito la maglia gialloblu qualche tempo dopo) e se la cava guadagnando una punizione generosa. Il resto invece è roba da stropicciarsi gli occhi. Lo stadio Tardini è semideserto, l'unica curva gremita è, come sempre, quella dei Butei. Ma la zampata di Ferrari che ci porta in vantaggio permette di “stanare”, in tribuna, qualche altro centinaio di gialloblu autentici, a giudicare da in quanti ci alziamo in piedi esultanti. Il gol del raddoppio, nella ripresa, arriva a coronamento di un'azione da manuale, e al culmine di una fase di dominio tattico assoluto. Il terzo tempo di Juanito è a tutt'oggi uno dei gol più belli che ricordi: raramente ho visto in una sola zuccata un tale mix di precisione (palla all'incrocio) e potenza (portiere pietrificato).

Sipario sulla serata, la cena al ristorante gestito da un compaesano del lucano Mario dove, mentre mangiamo culatello e salame di Felino (con la F maiuscola, mica siamo vicentini), arriva anche una trentina di tifosi dell'Hellas per la pizza. Ci fosse stata ancora la polizia in giro avrebbe circondato il locale. Pasquale, il proprietario, offre un panettone a fine pizza. Qualcuno osa: “El sarà mia un Paluani?” e Pasquale si affretta a mostrare che trattasi di confezione assolutamente artigianale.

Perdita dell'innocenza, si diceva: quella sera, nonostante la soddisfazione di aver visto l'Hellas dominare una squadra di serie A, era chiaro che avevo avuto “culo”, ma per me le trasferte erano finite, a meno di piegarmi alla tessera del tifoso. Mi rendo conto che il non accettare la tessera equivale a darla vinta ai vari Maroni (anche qui rigorosamente con la maiuscola), ma è più forte di me: sono allergico a tutte le tessere, compresa quella elettorale che non uso da anni, e quella sanitaria, che tengo solo per i porno shop. Così, domenica prossima proverò invidia per gli amici che partiranno al mattino, destinazione trattoria parmense con tortellini e salame di Felino (sempre con la F maiuscola, mi raccomando), per poi entrare al Tardini, sperando che finisca come l'ultima volta. In quanto a me, so aspettare: forse arriverà il giorno in cui, come spera anche il mitico Bagnoli, si entrerà allo stadio senza dover mostrare la carta d'identità.

Paolo



Hellastory, 06/03/2014
Coppa Italia 2011/12 | 4a giornata | 29/11/2011
PARMA FC
PARMA FC
0
  HELLAS VERONA FC
HELLAS VERONA FC
2
- marcatori 36' N.Ferrari, 61' J.Gomez Taleb
Pavarini; Santacroce (54' Zaccardo), Feltscher, Paletta, M.Rubin; Valiani, Jadid, Blasi; Valdes (62' Pellè), Palladino (70' Giovinco), Crespo.   D.Nicolas Andrade; F.Cangi (66' V.Mareco), L.Ceccarelli, D.Maietta, F.Natalino, G.Pugliese; A.Doninelli, J.Jorginho, G.Russo; N.Ferrari (87' M.Lepiller), J.Gomez Taleb (73' T.Pichlmann)
F.Colomba ALL A.Mandorlini
- ammoniti J.Jorginho

Arbitro
S.Peruzzo (Schio - VI)

Recupero
1' e 3'


MASTER OF NONE


L'inizio del terribile calendario di febbraio offre un paio di impressioni a caldo: 1) che il Verona è vivo e combatte, 2) che però è stato indebolito in attacco dal mercato di gennaio perché giocatori come Ngonge e Djiuric non sono facili da sostituire. A bocce ferme, quindi con maggior consapevolezza, possiamo invece realizzare che nel corso di gennaio abbiamo assistito a 3 eventi importanti, 2 dei quali francamente inusuali. In primo luogo, l'importante cessione di talento finalizzata a sistemare i conti societari. In secondo luogo, una serie di operazioni di mercato volte essenzialmente a lasciar andare quei giocatori che non si sentivano più parte del progetto. In terzo luogo, la bocciatura del sequestro delle azioni del Verona in sede di appello. Se però i primi due li abbiamo metabolizzati dal punto di vista affettivo oltre che tecnico costringendo i tifosi ad affidarsi completamente alla bontà del lavoro di Sogliano e Baroni e alla speranza che i nostri avversari non si siano adeguatamente rinforzati nel frattempo, il terzo apre a scenari che non riusciamo a valutare nella sua complessità.

[continua]

Qual è stato il miglior gialloblu in campo in

Atalanta-H.Verona?



Atalanta    H.Verona


Bonazzoli F.

Cabal J.

Centonze F.

Coppola D.

Dawidowicz P.

Folorunsho M.

Lazovic D.

Magnani G.

Mitrovic S.

Montipò L.

Noslin T.

Silva D.

Suslov T.

Swiderski K.

Tchatchoua J.

Vinagre R.


 


Riepilogo stagionale e classifica generale




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