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HELLAS VERONA / Flashback

RACCOLTA DIFFERENZIATA


RACCOLTA DIFFERENZIATA

Il 19 maggio 2018 si consumava all'Allianz Stadium di Torino il presunto addio di Gianluigi Buffon alla Juventus. Per uno strano scherzo del destino, tale addio venne a coincidere con la partita Juventus – Verona, di fatto inutile ai fini della classifica: bianconeri già campioni d'Italia, Hellas già condannato al purgatorio della serie B. Anche se partita ininfluente, il fatto che si stia parlando del campionato di calcio italiano di serie A, imporrebbe un certo decoro e rispetto delle regole che in quella occasione venne decisamente a mancare da parte di Buffon ma soprattutto da parte di chi gli consentì impunemente di fare il giro d'onore mentre in campo c'erano ancora 22 atleti impegnati nell'atto sportivo.

Così, insieme all'addio – poi rivelatosi solo un arrivederci – di Buffon alla maglia della Juventus, si consumò allo Stadium anche il funerale del buon gusto. Se ne erano già resi conto i tifosi dell'Hellas, che per un biglietto di settore curva avevano dovuto scucire 50 euro, ma l'avevano buttata in goliardia presentandosi a Torino in giacca e cravatta per sottolineare che qualcuno doveva aver scambiato l'ultima di campionato con la prima alla Scala.

Tanto rumore per nulla, verrebbe da dire, visto che Buffon è rientrato alla Juventus dopo una parentesi nemmeno troppo convincente al Paris Saint Germain, dove forse sperava di alzare finalmente la Coppa dalle orecchie. Il portiere è rientrato all'ovile, con il tacito accordo di essere schierato in qualche occasione, almeno a superamento del record di presenze di Paolo Maldini. Chissà, magari la Juventus considera il Verona un avversario adatto ad applicare il turn over dopo le fatiche di Coppa e - perchè no? – anche a fare prendere un altro gettone a Buffon.

Va a finire che Buffon ce lo ritroveremo di nuovo nella porta di fronte, e gli chiederemo di alzare un braccio, chiamare l'attenzione dell'arbitro, e andarsene con un cartellino rosso che aspettiamo da oltre un anno. Il rigore ve lo risparmiamo, non abbiamo nemmeno bisogno di partire da 1-0 per noi. A noi piace giocarcele alla pari le partite.

Se non fosse chiaro, il 19 maggio 2018, sul punteggio di 2-0, Buffon stese in area Matos, ma ebbe la fortuna di trovare sulla propria strada un arbitro con un cuore al posto del bidoncino della raccolta differenziata. L'arbitro Pinzani, e con lui tutta la ciurma deputata a guardarsi le immagini alla fantomatica VAR, non ebbe nulla da eccepire su un intervento che agli occhi del resto degli sportivi parve subito un evidente fallo da rigore. Con conseguente espulsione. Anche un opinionista solitamente non troppo brillante come Pistocchi ebbe a commentare che Buffon, andando dall'arbitro ad autoaccusarsi, sarebbe uscito di scena con una standing ovation persino dei tifosi gialloblu. Invece le cose sono andate come vanno da decenni a questa parte, quando in campo c'è la Juventus.

Per la cronaca, un mese prima circa, la Juventus era uscita di scena dalla Coppa Campioni (non chiedetemi di chiamarla in altro modo) con un rigore all'ultimo minuto e con l'espulsione di Buffon per proteste. Il portiere a fine gara ironizzò sull'arbitro, reo di avere un bidone della spazzatura al posto del cuore. Il regolamento non ha sentimenti. Il calcio può essere ingiusto, ne sappiamo qualcosa pure noi. La Juventus meritava di passare il turno, ma il rigore c'era e meglio avrebbero fatto i bianconeri a prendersela con Benatia in grave ritardo, anziché con l'arbitro.

Quantomeno domani abbiamo una certezza, che ci viene data dalla convinzione di avere un allenatore che condivide i principi della storia del nostro Verona: si va a Torino con la formazione migliore e non per svernare in attesa del turno infrasettimanale con l'Udinese. Si va a Torino convinti perlomeno che si parte alla pari da 0-0, poi se qualcuno vorrà fare la raccolta differenziata invece di avere sensibilità di cuore, ne saremmo grati. Per noi il decoro è importante.

Paolo

Hellastory, 20/09/2019

LA GUERRA DI TRINCEA HA FUNZIONATO


Il confronto diretto del Verona con l'Empoli è la sintesi di questo girone di ritorno. Una squadra rognosa la nostra, difficile da affrontare, disposta a concedere pochissimo all'avversario di turno. Sulla salvezza, onestamente, ero abbastanza sereno. Troppe combinazioni negative si sarebbero dovute verificare contemporaneamente. Ma vincere ad Empoli non l'avevo proprio messo in conto. Sogliano conquista la sua terza salvezza consecutiva. Era stato chiaro, durante la settimana: mentre altri fanno le celebrazioni per lo storico scudetto (che Dio benedica quegli eroi!), e altri ancora si lasciano andare a fantasie intorno ad un nuovo stadio (a questo punto, ipotizzo di proprietà), noi dobbiamo pensare unicamente alla salvezza. E non è affatto vero che tutto, nel mondo del calcio, sia scontato o già scritto in partenza: la Lazio, che aveva imposto il pareggio all'Inter in casa sua, non è riuscita a battere il Lecce all'Olimpico pur giocando un tempo intero in superiorità numerica. Perdendo, di conseguenza, anche l'opportunità di un piazzamento nelle coppe europee. Per non parlare del tracollo interno dell'Atalanta, evidentemente sazia, ad opera del Parma capace di fermare prima il Napoli campione d'Italia e di ribaltare il risultato a Bergamo nel secondo tempo. Ma anche il successo dei nostri ragazzi ha dell'incredibile vista la stanchezza emotiva con la quale sono arrivati a giocarsi la partita.

[continua]

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