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Si freme per il secondo turno e quando dall'urna di Ginevra esce il semisconosciuto Sturm Graz («sturm» in tedesco vuol dire tempesta), i tifosi sono soddisfatti. Le cose però, stavolta, non andranno come previsto. Il Verona deve giocare ancora una volta la prima partita in casa, e ancora una volta il Bentegodi si colora di gialloblu.
È il 19 ottobre 1983. Lo Sturm Graz fa sicuramente meno paura della Stella Rossa, ma al contrario degli slavi non snobba affatto il Verona presentandosi all'appuntamento armato di concentrazione e di uno schieramento tattico frutto di un attenta analisi degli avversari. Si può dire, col senno di poi, che la sfida tra le due squadre dura solo 45 minuti: il primo tempo della gara di andata. Il Verona infatti va in vantaggio al 13' con Fanna ma, forse sottovalutando gli avversari, commette qualche ingenuità di troppo e si fa infilare per ben due volte al 18' e al 26'. Prendere due gol in casa, nelle coppe europee, è un handicap pesantissimo. Il Verona tenta di raccapezzarsi ma è stordito, e anche un po' troppo nervoso: sul finire del tempo Marangon si fa cacciare. Sembra proprio la fine e invece, proprio al 45', Galderisi segna il gol del 2-2. Nella ripresa, nonostante l'inferiorità numerica, il Verona si avvicina al gol, ma rischia anche di subire la terza rete. Finirà con un pareggio che per per gli austriaci vale oro: nel ritorno, infatti, il Verona dovrà per forza vincere o pareggiare almeno 3-3 per passare il turno. Per quanto visto sul campo lo Sturm Graz è una squadra solida, ben messa tatticamente, molto accorta in difesa e in grado di giocare bene di rimessa. Un risultato positivo in Carinzia è sicuramente alla portata dei gialloblu, ma è chiaro che il pronostico, visto il risultato dell'andata, è favorevole ai bianconeri di casa.
La trasferta di Graz è completamente diversa da quella di Belgrado. I tanti veronesi che valicano le alpi per seguire il Verona non trovano certo una capitale, ma una grossa cittadina che sembra uscita della cartoline. Lo stadio è piccolissimo, neanche da confrontare con il Maracanà di Belgrado e gli spettatori di casa spesso si fanno sovrastare dai cori veronesi.
È il 2 novembre 1983, una brutta data non solo per la ricorrenza, ma anche perché il Verona, nonostante una gara tutto sommato buona, non riuscirà a passare il turno. I padroni di casa si chiudono bene in difesa, cercando di giocare di rimessa. Alla fine le occasioni migliori le avrà il Verona, ma la partita si chiuderà sullo 0-0.
L'avventura europea finisce lì. L'Hellas paga quei 2 gol presi in soli 10 minuti, all'andata, da un avversario che era sicuramente alla portata della truppa di Bagnoli; paga soprattutto l'inesperienza. Resta l'amaro in bocca perché si esce dalla coppa imbattuti.
Comunque il Verona in campionato vola, e si pensa già alla prossima avventura europea che però non sarà l'anno dopo, e non sarà nemmeno in U.e.f.a.: il Verona tornerà in Europa dalla porta principale nell'edizione 1985-'86 della Coppa dei Campioni, ma questa è un'altra storia.
Davide
Coppa Uefa 1983/84 | Sedicesimi di finale | 19/10/1983 | ||
![]() AC VERONA HELLAS 2 |
![]() SK STURM GRAZ 2 |
13' P.Fanna, 45' G.Galderisi | ![]() |
18' Szokolai, 26' Jurtin |
C.Garella; M.Ferroni (I), S.Fontolan (I), L.Marangon (I), R.Tricella; A.Di Gennaro, D.Volpati; P.Fanna, G.Galderisi (46' M.Storgato), J.Jordan, L.Sacchetti | Saria; Freier, Schauss, Thonhofer (81' Marko), Steiner, Breber, Bakota, Pichler, Szokolai, Huberts, Jurtin. | |
O.Bagnoli | ALL | Fraydl |
39' L.Marangon (I) | ![]() |
- |
Arbitro J.Quiniou |
Alla fine, non è partito nessuno. O meglio, sono andati via quelli che a giudizio di Sogliano (e nella percezione di gran parte dei tifosi) avevano concluso il loro percorso sia tecnico che motivazionale con il Verona: Veloso, Ceccherini, Lasagna, Verdi, Tameze. Forse, l'unica rinuncia importante è stata Depaoli, ma il riscatto a 2,5 mln era eccessivo. Tanto vale allora puntare su un Tchatchoua qualunque e vedere come va. Di conseguenza, l'unica plusvalenza è stata Sulemana, in ottica restyling di bilancio al 30 giugno. Indubbiamente qualcosa è cambiato gli ultimi giorni. Il direttore sportivo, già contro la Roma giustificava la mancata rivoluzione di rosa promessa a Baroni, per «le difficoltà in uscita». Difficoltà che evidentemente sono venute a mancare a causa della fallita triangolazione Berardi > Juventus e Ngonge > Sassuolo e per la volontà, piuttosto evidente, di non rinunciare a Hien.
[continua]Qual è stato il miglior gialloblu in campo in
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