
Dossier 2023/2024


Nel corso del mese di giugno, finito il campionato, succedono cose che sono spesso presupposto di quello che accadrà i prossimi mesi. Indizi e, alle volte, qualcosa di più. Ci sono da gestire scadenze di bilancio, iscrizioni, scadenze contrattuali, riscatti e contro riscatti, investimenti e definizione di nuovi obiettivi stagionali. Da una parte giugno chiude un'epoca, le gioie e i dispiaceri, dall'altro poggia le basi per l'immediato futuro.
Tutte le squadre che hanno lottato per non retrocedere hanno perso il proprio mister. Tutte tranne il Lecce, che però è uscito prima delle altre dalle sabbie mobili. Hellas, Empoli e Udinese hanno salutato con dispiacere Baroni, Nicola e Cannavaro. Aggiungo il Cagliari, ma questa volta per motivi anagrafici, e con molto molto più dispiacere riguardo Ranieri. Questo dipende, a mio avviso, da diversi motivi: in primo luogo, le scorie post stress (fatto di tensione, urla, mal di pancia) vissute durante la fase cruciale del campionato possono aver creato fratture chiuse all'interno dello spogliatoio ma, alla lunga, insanabili. In secondo luogo, nessuna di queste società può rassicurare i vari mister con una campagna di rafforzamento tale da evitare nuove complicazioni. C'è crisi ovunque, non solo a Verona. Da qui, il terzo e naturale ultimo motivo, molto più ... manageriale: meglio lasciare da vincenti, non giocarsela con il destino una seconda volta, con quello che comporta l'uscita anticipata in termini di fiducia e autostima. Ne sa qualcosa Zanetti, eroe ad Empoli l'anno prima ed esonerato dopo poche giornate l'anno successivo. Perché dunque rischiare? E via il valzer.
Però a Verona sta succedendo anche qualcosa di nuovo. Non sono in grado di comprendere in quale percentuale abbiano pesato i tre motivi che hanno sancito l'addio di Baroni (rapporti interni deteriorati? futuro societario incerto? lascito vincente?) prima indirizzato verso Monza e Udinese e poi finito capofitto a colmare il vuoto pericoloso lasciato da Sarri e Tudor in una Lazio molto più impegnativa dell'Hellas. Baroni, ex difensore romanista, dovrà resistere al ridimensionamento imposto da Lotito, alla mancanza di protezione di Sogliano, alla contestazione già in corso dei tifosi, all'Europa League e alla competizione con una Roma molto più identitaria e solida grazie a De Rossi. Ma torniamo al Verona, perché a questo punto la sorte di chi è andato via ci interessa fino ad un certo punto. Fatti i doverosi ringraziamenti ed inchini.
Sogliano ha creato le condizioni per poter lavorare in maniera differente rispetto al passato. Il Verona sta programmando. La forte rivalutazione di Noslin, da mettere subito sul mercato, e le altre in cantiere (Suslov dopo l'Europeo, più eventualmente Cabal e Coppola) rientrano in logiche nuove. E' chiaro che il Verona ha bisogno di fare plusvalenze e di reinventarsi ogni anno per andare avanti, ma non è stato sempre a questo livello. Due anni fa, infatti, non riuscì a capitalizzare la cessione dell'attacco delle meraviglie (Simeone, Caprari e Barak) ricavando alla fine molto meno del previsto. L'anno scorso, trattenere Ngonge in estate ha limitato la campagna di rafforzamento. Condizioni diverse, mercato diverso, ma anche strategia diversa. Che forse prima non esisteva affatto. Oggi, infatti, nel corso del mese il Verona ha riscattato Tchatchoua e Serdar punti fermi del finale di stagione e il giovane Corradi (nel giro della Nazionale Under 19) a fronte di poco nulla in entrata (Ruegg). Non solo, ha anche vinto l'asta per il Bottagisio Sporting Center con tutto quello che di positivo comporta per la società e il suo settore giovanile, ma che lo obbliga anche ad affrontare un impegno economico per la ristrutturazione e messa in attività dell'impianto. Si ipotizza, da calcoli fatti dal liquidatore, una somma pari alla metà di quella impegnata per la sua aggiudicazione. Infine, battendo qualche concorrente, sta concludendo l'acquisto di Kastanos dalla Salernitana, giocatore molto interessante erede naturale di Folorunsho.
Insomma, ridendo e scherzando, il Verona a giugno ha già speso circa 12 milioni di euro. Se pensiamo che l'anno scorso, per sistemare il bilancio entro il 30 giugno, è stato costretto a cedere velocemente Sulemana al Cagliari ... capiamo che sono cambiate davvero tante cose. Anche grazie, e soprattutto, alla pulizia fatta dal tribunale delle pendenze pesanti come macigni di Volpi e Parma, finalmente risolte.
Non sappiamo se questi investimenti sono frutto di un tesoretto accumulato nel corso delle cessioni invernali, oppure si sta creando nuovamente interesse da parte di capitali esterni intorno alla società. Del resto, un Hellas in serie A e meno indebitato può essere appetibile. Anche l'interesse creato intorno ai nostri talenti ha avuto sicuramente il suo peso, e ritengo che la loro rivalutazione nel girone di ritorno sia frutto di un lavoro sia collettivo (tecnico-direttore sportivo e giocatori) che individuale. A Verona ci sono dunque le condizioni per crescere e farsi apprezzare e i pezzi pregiati partono adesso a certe condizioni.
In un modo o nell'altro, per la prima volta da molto tempo, non abbiamo quindi la percezione di una società presa per il collo e costretta a vendere (o svendere) per andare avanti. In questo senso si devono intendere anche i rinnovi contrattuali di Perilli, candidato ad essere il sostituto di Montipò se dovesse partire, la trattativa in corso con capitan Lazovic e le attente valutazioni che verranno fatte sui pesanti (sia dal punto di vista contrattuale che anagrafico) rientri. Per quanto possibile, Sogliano sta offrendo a Zanetti molte più certezze di quante ne aveva Baroni un anno fa.
E veniamo a Zanetti. Si parlava di lui già in occasione del dopo Juric, salvo poi aver dirottato su Di Francesco. Ha lasciato un buon ricordo a Sud Tirol, Ascoli, Venezia ed Empoli. Gli si può imputare poco sulla mancata salvezza dei lagunari vista la scarsa consistenza della rosa a disposizione e neppure sul repentino esonero di quest'anno ad Empoli in una squadra molto fragile di suo, costretta a cambiare 3 allenatori e a salvarsi solo a 10 minuti dalla fine dell'ultima giornata. E' un tecnico abituato a valorizzare i giovani e a mettere in campo una formazione che punta sempre al risultato attraverso il gioco. Costa anche poco. Tatticamente, rispetto al Verona di Baroni, dovrebbe mantenere la difesa a 4 e schierare 3 centrocampisti con 2 esterni alti, una sorta di 433 oppure 4321 che è abbastanza coerente con quanto abbiamo visto in campo da gennaio in poi. Anche qui, una sorta di continuità.
Dopo due anni di sofferenze continue, bastano insomma pochi indizi per illuderci che la musica stia cambiando. E quindi ce lo prendiamo tutto questo momento leggero in attesa di conferme o smentite che arriveranno comunque a tempo debito. Una vacanza anche per lo spirito che, in un frangente così incerto, non può che aiutarci ad affrontare la prossima stagione con maggiore serenità.
Massimo
Colonna sonora: leggerezza per leggerezza vada per Do You Know the Way to San Josè di quel genio di Burt Bacharach
Immagine: "The Singing Butler", Jack Vettriano
Hellastory, 28/06/2024


LA STRATEGIA DI PRESIDIO E UN MERCATO FATTO DI PRESTITI
Povero Verona ... Prima la fragilità (tecnica e mentale) dimostrata all'Olimpico che conferma che anche quest'anno dovremo soffrire. Poi i rifiuti di mercato (Baldanzi, Richardson, Faivre) che, per motivi diversi, hanno tutti snobbato il Verona. Verona è una piazza poco appetibile o offre troppo poco? Comunque sia, per i tifosi del Verona ogni stagione è un continuo succedersi di momenti di passione con alternati picchi depressivi (molti) ed esaltati (pochi): si parte in estate con l'allestimento di una squadra decente in grado di salvarsi e si finisce con il riscontro sul campo. Il problema è che questo stress si risolve sempre solo negli ultimi giorni di trattativa e nelle ultime partite di campionato. Se questa è una situazione alla quale non finiremo mai ad abituarci, anche vedendo come si muovono nel frattempo le nostre avversarie dirette, credo che debbano essere rivisti i criteri che guidano le linee guida societarie e delle quali subiamo ansiogene conseguenze. Il Verona fa di un vanto la propria gestione oculata in termini di ingaggi e contenimento di costi. Corretto. Aggiungo che l'autofinanziamento nel mercato (compro sulla base di quanto riesco a vendere) è una regola quasi decennale introdotta da Setti che aveva un capitale limitato e anzi sosteneva se stesso con il risultato economico positivo della società. L'alternativa è prendere a prestito, magari con l'opzione del riscatto. Il Verona ha una struttura fragile e non può permettersi di sbagliare mercato, per questo punta su giocatori potenzialmente interessanti, magari provenienti da stagioni sfortunate. Spendere 10 milioni per un potenziale talento che poi o si infortuna o non riesce ad esprimersi sarebbe deleterio per il bilancio. Riuscire invece a strappare un'opzione ad una cifra prefissata aiuta la gestione societaria nel valutare l'opportunità di un successivo riscatto. Un buon esempio è stato il Cagliari che quest'estate ha riscattato Piccoli, Gaetano e Caprile spendendo subito 26 milioni e successivamente ha ceduto Piccoli alla Fiorentina per 25 ripagandosi di fatto l'intera operazione con il vantaggio di aver acquisito 2 giocatori (per loro) importanti.
[continua]



Qual è stato il miglior gialloblu in campo in
H.Verona-Juventus?


Riepilogo stagionale e classifica generale


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