Hellas Verona 1984/85

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3 Marzo 1985: VERONA – ROMA 1 a 0


dal nostro inviato Massimo

Il Verona torna al Bentegodi a difendere il suo primato di classifica e oggi ospita la Roma che tanto lo ha fatto soffrire nel girone di Andata creando il mito di Garellik. L'Inter trascorre la domenica in riva al lago di Como, un derby che si annuncia molto impegnativo e che seguiremo a distanza. Dietro di loro galoppa il Milan, alla sua quarta vittoria consecutiva, che ottiene il terzo posto in classifica con 27 punti dopo aver abbattuto il Napoli per 2 a 1 e raggiunge così il Torino fermato 0 a 0 all'Olimpico dalla Lazio. Con loro anche la Sampdoria, vincente sull'Udinese per 1 a 0. E' una partita importante quella che dobbiamo seguire oggi perché chiude un ciclo di ferro: al Verona non sono ammesse distrazioni.


LE ALCHIMIE DELLA GARA . La Roma che raggiunge Verona è una formazione in crisi di gioco e risultati. Viene da 2 sconfitte consecutive (a Genova con la Sampdoria e, molto più grave, in casa col Milan) e non segna da 3. C'è pressione sui giocatori e lo spogliatoio è spaccato in due. Da una parte ci sono i veterani, quelli che 2 anni fa hanno vinto un bellissimo scudetto e che l'anno scorso hanno conquistato la finale di Coppa Campioni con il Liverpool, perduta poi allo stadio Olimpico per colpa di due errori di Conti e Graziani dal dischetto, dopo che il match si era concluso 1 a 1 (Neal e Pruzzo). Sono i vari Falcao, Maldera, Graziani e Conti, legati al modo virtuoso di far calcio di Nils Liedholm e in contrasto con il nuovo corso giallorosso. Dall'altra ci sono i dettami del presidente Viola che punta molto su Eriksson, il tecnico emergente che ha fatto molto bene sia nel Goteborg che nel Benfica. Attenzione però: Eriksson ha in comune col barone solo 2 cose: la nazionalità e l'utilizzo del modulo a zona. Per il resto, è tutto diverso: al gioco lento e cadenzato, caratterizzato essenzialmente dal possesso di palla e dalla circolazione tutta di prima, si sostituiscono i meccanismi del pressing e delle sovrapposizioni; alle improvvise accelerazioni sudamericane nelle quali si esaltavano le qualità dei vari Conti, Nela e Graziani, si sostituisce un'organizzazione di gioco nella quale conta più il collettivo che il singolo giocatore. Insomma a una Roma brasiliana, è subentrata una Roma svedese.

Ma questo trapasso non è indolore e, ai primi problemi, emergono il malumore e le incomprensioni. Ciononostante il cammino è stato tracciato: Eriksson rappresenta il presente e il futuro della squadra e indietro non si torna. Del resto, l'anno prossimo i giallorossi si contenderanno a lungo il successo finale con la Juventus, gettando al vento una vittoria quasi scontata con la clamorosa sconfitta interna subita dal Lecce di Fascetti già retrocesso da tempo alla penultima giornata di Campionato (2 a 3: un incubo incredibile per i sostenitori romanisti).

Il tecnico ospite schiera oggi una formazione coperta: senza Pruzzo e Graziani davanti, utilizza l'ex gialloblu Iorio unica punta supportato dalla classe di Conti e dagli inserimenti di Buriani. Manca anche il divino Falcao, un giocatore eccezionale, sostituito dal giovane Giannini che diventerà il suo successore in campo. La fantasia dei tifosi romanisti, che ha incoronato il brasiliano l'Ottavo Re di Roma, nominerà in futuro il giovane centrocampista il Principe. Ma il talento reale del brasiliano non scorre affatto nelle vene del romano.

Bagnoli oppone alla zona pura giallorossa, una pragmatica zona mista. Il tecnico gialloblu non è mai andato all'Università del Modulo Assoluto e lui, che conosce bene le capacità e il modo di stare in campo dei giocatori italiani, predilige il tradizionale gioco di rimessa, quello per intenderci che ha reso gli azzurri Campioni del Mondo nel 1982 e che ne esalta le qualità singole e collettive. Il Verona recupera Briegel che ha scontato un turno di squalifica e Ferroni che si siede nuovamente in panchina dopo un recupero molto tribolato. Poiché la Roma è una squadra che gioca a calcio, a centrocampo serve anche la tecnica e il dinamismo di Bruni. Torna così il Verona più visto della stagione, anche se non è quello prediletto dal mister.

Piove da giorni a Verona, il terreno è pesante e l'avversario ostico perché deve recuperare credibilità con un risultato importante. Fermare il Verona è una necessità dettata dall'orgoglio, più che dalla classifica oramai deficitaria rispetto ai traguardi di inizio stagione.

Dimenticavo, arbitra il signor Casarin di Milano. Questo significa che abbiamo più avversari da tenere a bada contemporaneamente: la Roma ferita, il terreno pesante, il Palazzo. Polemica senz'altro gratuita la mia.

MINUTO PER MINUTO. Pronti, via. E non succede niente, proprio niente. Le due squadre si contendono il predominio del campo con reciproca deferenza: la Roma chiude gli spazi grazie al giuoco a zona ben coordinato da Cerezo e Ancelotti e prova qualche alleggerimento grazie essenzialmente a Bruno Conti. Il Verona, da parte sua, è troppo rilassato e subisce un calo di tensione dopo le avventure avute contro Inter e Juventus. Così i portieri sono assolutamente inoperosi e qualcuno sembra pensare che il pareggio sarà il risultato più accettabile per entrambi.

L'unico sussulto del primo tempo lo dà Di Gennaro che, ancora galvanizzato dalle sue capacità balistiche dimostrate a Torino, centra la traversa al 44' su calcio di punizione. Ma è troppo poco per valere una vittoria. Tutti negli spogliatoi a sentirsi la ramanzina di Bagnoli, l'unico che si è agitato davvero durante tutti i 45 minuti.

Nessuna novità da Como: l'Inter non trova il bandolo della matassa e dopo un avvio folgorante, il portiere Zenga ha dovuto correre qualche rischio. Anche qui Como 0 Inter 0.

Teorema di Bagnoli: «Come affrontare una squadra che teorizza zona pura e pressing, ma realizza invece zona e fraseggio? Giocando con un pressing forsennato e marcatura a uomo». Vediamo se funziona.

Il Verona entra in campo completamente trasformato: aggredisce tutti gli spazi con Bruni, Fanna e Briegel che adesso sembrano degli ossessi, raddoppia la velocità e costringe i giallorossi a inseguimenti dispendiosi. Partendo come razzi da tutte le parti, la zona ospite perde le sue logiche aggregative di metodo e spazio.

Galderisi sfiora il gol su azione di calcio d'angolo al 48'. Buriani atterra Nanu con un intervento da dietro nettissimo al 54' ma l'arbitro Casarin ovviamente nega il rigore nettissimo. Fanna spreca a porta vuota al 61' minuto facendo disperare Bagnoli. In campo adesso c'è una sola squadra, il Verona.

Esiste un corollario al teorema di Bagnoli. E' questo: «Se il teorema è corretto e i tuoi giocatori sbagliano gol incredibili oppure arbitri internazionali diventano improvvisamente ciechi, sordi e lenti di riflessi, esiste un solo modo per poter vincere la partita. Comincia con la lettera C». Al 75' minuto Fanna saetta da fuori area, il pallone picchia sulla schiena di Bonetti e viene deviata in calcio d'angolo. Ma proprio mentre sta per uscire, irrompe Elkjaer come un falco e gira la palla in rete da pochi passi. C sta per caparbietà, cattiveria agonistica e … crederci sempre. Cosa credevate? La Roma non ci sta e protesta per un possibile stop con la mano di Elkjaer oppure per il fuorigioco del bomber danese. Non è chiaro nemmeno ai giocatori ospiti, che però si dannano a protestare e basta. Ma quale fallo di mano e quale offside! Nemmeno Casarin ci crede e conferma una rete davvero straordinaria. Verona 1 Roma 0.

L'Inter si sta concentrando in un forcing importante per passare in vantaggio dal primo minuto del secondo tempo. La notizia del Bentegodi sicuramente non farà piacere ad Altobelli e Rumenigge. Certo che il Como ha un gran bel portiere che riesce a sventare tutti i tentavi nerazzurri, si chiama Giuliani. Se ci saranno novità interromperò la tua cronaca.

Il Verona adesso è più sciolto e dopo 2 minuti sfiora il raddoppio: Elkjaer, micidiale, ruba palla a Bonetti e serve Galderisi che tira chiamando al miracolo il portiere Tancredi. Dopo 3 minuti, il capitano giallorosso Conti, fuori dalla grazia di Dio, conclude una recriminazione per un fuorigioco a suo dire inesistente con uno sputo verso il guardalinee e viene giustamente cacciato dall'arbitro. Finisce così ogni possibilità per la Roma di sperare di ottenere il pareggio.

Al 86' il Bentegodi, rasserenato e in giubilo, scarica con un boato tutta la sua tensione: entra in campo Mauro Ferroni per giocare gli ultimi 5 minuti della partita. Lui, romano de Roma, non poteva assolutamente mancare. Alla prima entrata in tackle su Chierico lanciato sulla fascia sinistra tratteniamo tutti il respiro: Mauro si rialza e trotterella come nulla fosse verso il centro area, è finito un incubo. E anche la partita.

IL SIGNIFICATO DELLA PARTITA. Certe volte, la laurea conta meno del buon senso e della pratica. Lo ha dimostrato oggi Bagnoli che ha alternato 2 moduli diversissimi in 90 minuti di gioco (zona mista nel primo tempo e pressing e marcatura a uomo nel secondo) dimostrando una maggiore sensibilità all'incontro rispetto alla convenzione di Eriksson. Del resto, la rigidità concettuale del tecnico svedese verrà piano piano smontata solo dal tempo, dalle esperienze italiane e dalle sconfitte sul campo. Oggi che scrivo, Eriksson è l'attuale selezionatore della nazionale inglese e predica proprio il contrario dei suoi esordi: il modulo lo fanno le caratteristiche dei giocatori e non le teorie dell'allenatore. Anche per questo, è poco amato a Londra.

Elkjaer qualche tempo fa ci confessò una cosa molto bella, e cioè che dopo la partita giocata con la Juventus, tutti i gialloblu chiedevano con insistenza il risultato delle avversarie più vicine in classifica. E' cambiata la consapevolezza di sé, adesso che sono in testa alla classifica, gli uomini di Bagnoli ci tengono e cominciano a crederci davvero.

Il Verona esce molto bene da questo ciclo terribile: 6 punti conquistati contro avversarie dello spessore di Udinese, Inter, Juventus e Roma è un grande risultato. Se pensiamo poi che, dopo 4 turni dalla precedente sosta del Campionato, i gialloblu hanno rubato 1 punto in classifica alla seconda, l'Inter appunto, tutte le nostre preoccupazioni si trasformano in sollievo. Nelle difficoltà il Verona si esalta.

Adesso però ci aspetta un nuovo impegno della Nazionale di Bearzot e una nuova sosta del Campionato. Gli azzurri giocheranno il prossimo 13 marzo ad Atene contro la Grecia: la gara finirà 0 a 0 e il centrocampo azzurro sarà guidato come al solito dal nostro Di Gennaro. Un altro sgarbo all'Inter: al 72' Pierino Fanna subentrerà al posto di Altobelli.

Ma torniamo alla nostra storia e concludiamo. Visto l'ottimo rendimento del Verona, ci dispiace un pochino fermare la corsa. Alla ripresa, Marzo riserverà ai gialloblu qualche trabocchetto: la Primavera incipiente e 2 trasferte difficili (Fiorentina e Sampdoria) con l'intermezzo facile della Cremonese al Bentegodi. Mantenere invariato questo vantaggio di 2 punti sugli inseguitori sarebbe, a mio avviso, un grande successo e ci consentirebbe di giocarci tutte le carte che abbiamo nello sprint finale. Ci vediamo tra 15 giorni.



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