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VERONA - INTER

BESTIARIO GIALLOBLU

Non serve essere appassionati di statistica per sapere che l'Inter è sempre stata la “bestia nera” del Verona, tuttavia una rapida occhiata ai numeri ci eviterà di cadere nel tranello del “sentito dire”. Nella sua storia, il Verona ha incontrato l'Internazionale (o Ambrosiana, come fu ribattezzata dal 1928 al 1945 in ossequio alla epurazione lessicale fascista) per 77 volte, cogliendo solo 8 vittorie e 22 pareggi contro ben 47 sconfitte. Gol fatti 57, gol subiti 145. Un bilancio che definire impietoso è essere generosi.

Se ci limitiamo alle partite casalinghe di serie A, i precedenti sono 28, con solo 4 vittorie gialloblù, 9 pareggi e 15 vittorie dei nerazzurri. Anche qui, inutile dirlo, si tratta di un record negativo: nessuna squadra ha mai ottenuto tante vittorie in serie A sul campo di Verona quanto l'Inter.

Se negli anni Settanta e Ottanta perlomeno ogni tanto il Verona si toglieva lo sfizio di fare uno sgambetto all'Inter, nel Terzo Millennio non abbiamo ancora colto una vittoria. Non che le occasioni siano poi state tante, vista la lunga militanza gialloblù in altri campionati, ma anche in quei pochi confronti non ci siamo mai particolarmente distinti. Il 7 febbraio 2016, il Verona di Del Neri, mestamente ultimo in classifica e appena reduce dalla prima vittoria in campionato con l'Atalanta, sfiorò un colpaccio che aveva dell'incredibile rimontando il gol iniziale di Murillo con le reti di Helander, Pisano e Ionita. Icardi e Perisic siglarono invece il 3-3 finale. Che, a scanso di equivoci, rappresenta l'unico punto ottenuto al Bentegodi contro l'Inter in questo Millennio. Il pari per 2-2 del 5 novembre 2000, firmato dalle reti di Bonazzoli e Italiano, va catalogato nel tramonto del Secondo Millennio.

L'ultima vittoria del Verona è targata 2 febbraio 1992, rete di Ezio Rossi, ed è anche l'ultima illusione gialloblù in quel campionato iniziato con Fascetti e finito con Liedholm e Corso. Chi si era sfregato le mani per la prestazione di Stojkovic contro l'Inter (nonostante un rigore fallito), si dovette ricredere nel giro di poche giornate.

ELKJAER SINDACO

VERONA - INTER

Nel ripercorrere le rare vittorie dell'Hellas contro l'Inter, non si può mancare di ricordare subito la doppietta di Preben Elkjaer dell'11 febbraio 1987. Per i nostalgici che vogliono riassaporare il clima piuttosto “rovente” di quella domenica, nonostante la coltre di neve sul Bentegodi, qui si può leggere il Flashback di Davide.

Era l'ultima giornata di andata del campionato 1986-87 e l'Inter si presentava al Bentegodi da capoclassifica, avendo appena agganciato in vetta il Napoli sconfitto a Firenze la domenica prima. Era stato un gol di Pierino Fanna contro l'Atalanta a regalare ai nerazzurri il primato. “Spillo” Altobelli aveva illuso i tifosi interisti alla mezzora circa, inzuccando in rete un cross di Rumenigge sporcato da Ferroni, sul quale Giuliani rimase un po' impalato fra il ghiaccio della linea di porta. Il Napoli stava ancora pareggiando 0-0 contro l'Ascoli al San Paolo, e l'Inter era virtualmente campione d'inverno.

Ma la formazione di Trapattoni non aveva ancora fatto i conti con Elkjaer. La rete dell'1-1 fu un vero capolavoro d'astuzia: verticalizzazione di Tricella nello spazio creato da Paolo Rossi, Elkjaer si inserisce sul filo del fuorigioco mentre Riccardo Ferri arranca in ritardo. Il danese potrebbe girarsi e battere di prima intenzione, invece compie un capolavoro di freddezza stoppando col sinistro, aggiustandosi la palla col destro e battendo in rete ancora di destro fra le gambe di Zenga. Il tutto in un movimento così rapido da far perdere l'equilibrio a Ferri che finisce a terra faccia in avanti, e viene immortalato dai fotografi come se fosse un portiere ai piedi di Elkjaer.

VERONA - INTER

Infine, a due minuti dal termine, il danese segna la rete del definitivo 2-1 infilando nell'angolino uno spiovente in area di Di Gennaro su punizione calciata dalla trequarti. Nel frattempo, al San Paolo, Ciro Muro aveva dato il via al 3-0 del Napoli sull'Ascoli, regalando ai partenopei il titolo di campione d'inverno, con 2 lunghezze di vantaggio sull'Inter.

Fu in occasione di quell'incontro che nacque, o perlomeno trovò legittimazione piena, il coro “Elkjaer Sindaco”, slogan figlio della doppietta sotto la neve dell'attaccante gialloblù, ma anche dell'evidente contestazione della curva nei confronti del sindaco Sboarina, che era schierato apertamente contro gli atti vandalici di Brescia di due settimane prima.

BUSATTA “A FREDDO”

Nel campionato 1976-77 l'Inter arriva al Bentegodi alla terza giornata del girone di andata. La difesa del Verona è sotto processo: 6 reti incassate nelle prime due uscite di campionato, 3 ad opera del Bologna (pareggio 3-3 all'esordio al Bentegodi) e altre 3 (senza segnarne alcuna) a Napoli. Valcareggi si affida al neoacquisto Logozzo per blindare la difesa contro l'Inter, affidandogli il compito di controllare Libera, su Anastasi invece si sistema Bachlechner. A centrocampo invece Maddè si occupa di Sandro Mazzola, alla sua ultima stagione, mentre Oriali azzanna le caviglie di Zigoni.

VERONA - INTER

Al minuto 13, su calcio d'angolo guadagnato da Zigoni con un tiro deviato da Bordon, il Verona passa in vantaggio. Pierluigi Busatta sbuca sul primo palo e inzucca in anticipo su Marini. La palla si infila sul secondo palo con Bordon immobile.

Al 35', dopo l'ennesimo fallo di Oriali su Zigoni, il numero 10 gialloblù perde le staffe e assesta una mano in faccia a Claudio Merlo, reo probabilmente di averlo invitato a non fare sceneggiate. Merlo non fa molta resistenza e finisce a terra come un sacco di patate. Affidiamo il racconto alla penna di Giorgio Gandolfi dalle pagine de La Stampa: “Non era una carezza, ma neppure un crochet. Merlo comunque si lasciava cadere a terra come se fosse stato fulminato: ma dove sono gli atleti di un tempo?”. In ogni caso l'arbitro Gonella opta per la doppia espulsione, provvedimento che penalizza di più il Verona, dato che Merlo, fino a quel momento, aveva dato l'impressione di fare lo spettatore non pagante.

Nella ripresa, il Verona soffre ma contiene le sfuriate interiste: Anastasi colpisce il palo, Pavone centra la traversa di testa. La palla ricade sulla riga, ovviamente a qualche nerazzurro pare oltre la linea, ma Gonella lascia proseguire. Il Verona si impone per 1-0. Da notare che anche al ritorno i gialloblù usciranno imbattuti da San Siro, impattando per 0-0.

Paolo

Hellastory, 07/07/2020
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LA STRATEGIA DI PRESIDIO E UN MERCATO FATTO DI PRESTITI


Povero Verona ... Prima la fragilità (tecnica e mentale) dimostrata all'Olimpico che conferma che anche quest'anno dovremo soffrire. Poi i rifiuti di mercato (Baldanzi, Richardson, Faivre) che, per motivi diversi, hanno tutti snobbato il Verona. Verona è una piazza poco appetibile o offre troppo poco? Comunque sia, per i tifosi del Verona ogni stagione è un continuo succedersi di momenti di passione con alternati picchi depressivi (molti) ed esaltati (pochi): si parte in estate con l'allestimento di una squadra decente in grado di salvarsi e si finisce con il riscontro sul campo. Il problema è che questo stress si risolve sempre solo negli ultimi giorni di trattativa e nelle ultime partite di campionato. Se questa è una situazione alla quale non finiremo mai ad abituarci, anche vedendo come si muovono nel frattempo le nostre avversarie dirette, credo che debbano essere rivisti i criteri che guidano le linee guida societarie e delle quali subiamo ansiogene conseguenze. Il Verona fa di un vanto la propria gestione oculata in termini di ingaggi e contenimento di costi. Corretto. Aggiungo che l'autofinanziamento nel mercato (compro sulla base di quanto riesco a vendere) è una regola quasi decennale introdotta da Setti che aveva un capitale limitato e anzi sosteneva se stesso con il risultato economico positivo della società. L'alternativa è prendere a prestito, magari con l'opzione del riscatto. Il Verona ha una struttura fragile e non può permettersi di sbagliare mercato, per questo punta su giocatori potenzialmente interessanti, magari provenienti da stagioni sfortunate. Spendere 10 milioni per un potenziale talento che poi o si infortuna o non riesce ad esprimersi sarebbe deleterio per il bilancio. Riuscire invece a strappare un'opzione ad una cifra prefissata aiuta la gestione societaria nel valutare l'opportunità di un successivo riscatto. Un buon esempio è stato il Cagliari che quest'estate ha riscattato Piccoli, Gaetano e Caprile spendendo subito 26 milioni e successivamente ha ceduto Piccoli alla Fiorentina per 25 ripagandosi di fatto l'intera operazione con il vantaggio di aver acquisito 2 giocatori (per loro) importanti.

[continua]

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