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PROSSIMO IMPEGNO
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Tra le tante disfide tra Verona e Udinese, storico derby del triveneto, ci focalizziamo stavolta su quella della stagione 1990-91. Un Verona-Udinese finito bene per noi, una partita che sembra recentissima, eppure è passato quasi un quarto di secolo e quindi è ora che venga consegnata alla storia anche perché è da considerarsi una pietra miliare della nostra storia.
Il Verona quell'anno viene costruito da Franco Landri e dalla Invest di Uzzo che aveva rilevato la società dal duo Chiampan-Polato. (o meglio, questi due avevano debiti nei confronti della finanziaria in questione e la finanziaria si è praticamente mangiata anche il Verona). A Verona non ci si ricordava più cosa volesse dire “Serie B”. Erano passati troppi anni e il calcio nel frattempo stava cambiando con Italia '90 a fare da spartiacque ideale tra il "calcio romantico", per così dire “di una volta” e il “calcio moderno”, quello dei miliardi e delle pay-tv.
Quella squadra era stata preparata per tornare direttamente in Serie A: un avvio promettente, una scoppola da 4 reti quasi subito a Reggio Emilia a riportare tutti sulla terra, una serie di buoni risultati, una tipica striscia negativa ripresa poi per i capelli col provvidenziale pareggio sul neutro di Perugia contro la Salernitana (quando le vittorie valevano ancora 2 punti e un pareggio era oro), poi la volata finale con la forma che va migliorando e grande vittoria in casa anche contro il “Foggia dei miracoli” di Zeman. Si arriva al dunque, 26 maggio 1991, classifica ancora molto corta, mancano quattro giornate alle fine e ospitiamo questa Udinese dalle grandi individualità. Balbo, Sensini, Dell'Anno, Giuliani...una formazione che è poco dietro di noi ma che si teme possa essere pronta a sorpassarci mettendoci sotto come già aveva fatto nel girone d'andata. In fondo era una delle squadre più titolate del campionato e il timore di perdere tutto quanto di buono era stato costruito nel finale di stagione era tangibile. Il tifoso veronese poi non si smentisce mai in queste occasioni col tipico catastrofismo: per tutta la settimana il discorso che girava era quasi a senso unico: “l'Udinese l'è forte, te darè!”
C'erano però dei presagi positivi prima della partita. Si era arrivati al termine, proprio nel corso di quella settimana, di un campionato “parallelo” giocato dal nostro Verona. Un campionato al quale non eravamo abituati, giocato praticamente tra curatori fallimentari e aule di tribunale. Il titolo dell'Hellas Verona A.C. , dichiarata fallita in data 23 febbraio 1991, poi affidato alle “cure” di Sirena e Bertani, era stato finalmente rilevato all'asta dalla cordata formata da Mazzi, Ferretto, Vicentini e Zaninelli ed era sorta una nuova società, il Verona F.C.
Un sospiro di sollievo enorme per tutta la città e sicuramente anche per i giocatori che non vedevano lo stipendio da mesi e mesi. Già, perché quella squadra era composta da uomini veri che avevano deciso nello spogliatoio di andare avanti nonostante non avessero alcuna garanzia dal futuro. A guidarli c'era un personaggio tutto d'un pezzo, Eugenio Fascetti. Duro e schietto al limite della maleducazione, uno che non le mandava a dire: “piuttosto che mandar giù e farmi venire il fegato amaro, dico quel che ho da dire e il fegato amaro che se lo facciano gli altri” . Scomodo fin che si vuole ma aveva i risultati dalla sua.
In quella partita successe praticamente di tutto e rischiammo veramente di capitolare ma potevamo contare su un fido alleato: Lorenzo Marronaro. Capitò infatti che l'estroso attaccante friulano pensò bene di andare a ribadire in rete una palla che stava già entrando per i fatti suoi dopo un pallonetto di Balbo che scavalcava una sciagurata uscita a vuoto di Gregori. Peccato che il nostro eroe ottenne esattamente l'effetto contrario a quello sperato: tocca il pallone sotto con la punta del piede, la palla che stava spiovendo in rete si alza perfettamente in verticale, ridiscendendo sfiora solo la traversa toccando terra senza superare la linea e grazie ad un mirabile effetto rimbalza verso Gregori che la abbranca. La disperazione di Marronaro è comprensibile, il Bentegodi esplode e si fa beffe del babbeo di turno.
Si può ripartire
. La gara si incanala nel verso giusto dopo pochi minuti con Pellegrini che segna intercettando, anticipando tutti sul primo palo, un cross di Calisti. Sempre nel primo tempo una "classica" volata in contropiede sempre di Pellegrini fa espellere Vanoli (Rudy, fratello di Paolo) che di meglio non aveva trovato per fermarlo che sgambettarlo da dietro. Per tutto il resto della gara vari altri episodi rocamboleschi con la palla friulana che proprio non voleva entrare infrangendosi sempre nel “casino organizzato” di mister Fascetti fino poi al raddoppio di Lunini in pieno recupero.
Il servizio relativo a quella partita lo potete vedere nel riquadro alla vostra destra, verso l'alto.
Alla fine della partita, complici anche i risultati delle avversarie, la serie A sembrava oramai cosa fatta ma a tutti sembrava mancare ancora un passo. La mattina dopo invece L'Arena esce col titolone e una copertina tutta dedicata all'impresa: il Verona è già in serie A grazie alla classifica avulsa! In pochissimi si erano resi conto a caldo di questa eventualità e così i festeggiamenti furono rimandati alla successiva gara interna contro la Salernitana.
In questa maniera andarono le cose, con un pizzico di buona sorte e tanto impegno in campo (bel gioco no, non se ne vedeva in quel Verona) abbiamo portato a casa quel grosso risultato che ad inizio campionato poteva apparire scontato ma che proprio scontato non è stato.
Nota a margine: in quella partita giocava, come si è detto, il neonato Verona F.C. a cui la Federcalcio avrebbe assegnato il titolo sportivo del defunto Hellas Verona A.C.,4 giorni dopo questa partita, il 30 maggio 1991. Solo questione di formalità e di carte bollate ma anche questo contribuisce a dare importanza storica a quella gara in cui giocava un Verona che non era proprio il “nostro” Verona.
Valeriano
Serie B 1990/91 | 35a giornata | 26/5/1991 | ||
AC VERONA HELLAS 2 |
UDINESE CALCIO 0 |
13' D.Pellegrini (II), 95' C.Lunini | - | |
A.Gregori; E.Calisti, L.Favero, C.Polonia, V.Pusceddu, E.Rossi; A.Acerbis, M.Magrin (77' A.Icardi), R.Prytz; P.Fanna (68' C.Lunini), D.Pellegrini (II) | G.Giuliani, E.Oddi (4' Susic), Vanoli, Sensini, S.Lucci, A.Orlando, Mattei, Rossitto (72' Pagano), Balbo, Angelo Orlando, Marronaro. | |
E.Fascetti | ALL | Buffoni |
- | Vanoli | |
Arbitro M.Nicchi (Arezzo - AR) |
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Recupero 0' e 5' |
Lazio e Torino, che peraltro sono formazioni superiori, hanno evidenziato un tema già affrontato durante l'estate: la difesa. È innegabile che Sogliano abbia lavorato con maggiore attenzione alla scoperta prima e all'arrivo poi di giocatori di qualità a centrocampo e in attacco, in ottica plusvalenze. E si vede. Ogni partita scopriamo un gesto tecnico superiore alla media da parte di Harroui, Kastanos, Tengstedt, e perfino di Livramento e Mosquera. Altri ne arriveranno da nuovi giocatori che al momento non conosciamo bene perché si stanno ancora integrando. Per non parlare dell'evoluzione esponenziale di Belahyane che creerà non pochi, ma piacevoli, problemi di turnover al mister al rientro di Duda e Serdar. Sulla difesa invece non si è lavorato. O non abbastanza. Gli arrivi nel finale di Daniliuc e Bradaric non sembrano decisivi in un reparto dove Frese e Okou faticano ad adattarsi al livello del nostro campionato. E neppure i ritorni di Faraoni (bloccato a Verona solo a causa di un ingaggio pesante) e Ghilardi (mai veramente preso in considerazione) sembrano essere un valore aggiunto.
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Riepilogo stagionale e classifica generale
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