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HELLAS VERONA / Canone Inverso

BLACKOUT


BLACKOUT

La sosta ci ha sfavorito, non c'è dubbio. Abbiamo perso ritmo, testa, gambe. Soprattutto, tutti i benefici del pareggio di San Siro. Mandorlini continua a fare esperimenti: azzecca per un tempo la soluzione offensiva con Nico Lopez vicino a Toni, ma perde sin dall'inizio la spinta sulla destra di Martic e la concretezza in mezzo al campo di Obbadi. Gonzalez e Campanharo fanno quello che possono, cioè poco o nulla. In pratica gli riesce bene una cosa, ma è subito costretto all'emergenza in un'altra. Tuttavia, la sconfitta interna con la Fiorentina non è stata tanto - o solo - un problema di uomini in grado di tener testa ai viola (li avrebbe pure, basterebbe metterli dentro un po' prima ...) quanto di atteggiamento mentale. Il Verona non riesce ad essere in partita 90 minuti. Non capisco perché la nostra squadra debba concedere almeno 40/50 minuti totali all'avversario. A volte un tempo intero. Ma quando dico concedere uso un eufemismo. Si ferma letteralmente paralizzato dalla paura, arretrando schiacciato davanti alla propria area di rigore, incapace non solo di contrastare ma anche solo di abbozzare il minimo tentativo di ripartenza. Attenzione: non si tratta di momenti di gestione della gara nei quali prendere fiato. Questo è un blocco di ogni cognizione fattiva: ci sono giocatori che perdono tutti i contrasti ai limiti dell'area, si fermano, non corrono più, le palle incerte vengono sprecate, ci sono rinvii precipitosi alla viva il parroco per nessuno. E poi, le solite amnesie dietro. Questa tragedia, che si ripete anche più volte nella stessa partita, è sempre preludio al gol. A quel punto, successo il fattaccio, arriva la scossa elettrica che riaccende i gialloblu e li scatena in avanti alla ricerca disperata del pareggio. Ma perché occorre arrivare a tanto? perché non si riesce a gestire una partita senza farsi prendere dal panico? Quante ne abbiamo viste di gare così? Praticamente tutte. E indipendentemente da chi è stato schierato.

Questo crea inevitabilmente una certa difficoltà di giudizio: se, come con l'Inter, il Genoa, il Cesena riusciamo alla fine a recuperare, o addirittura a vincere (Palermo e Cagliari), accettiamo il fatto con compiacenza. Quasi facesse parte di un dettame tattico. Rischioso, ma alla fine positivo. Insomma ci dimentichiamo in fretta delle sofferenze patite. Nel caso in cui perdiamo (Milan, Napoli e Fiorentina) restiamo basiti dalla fragilità della squadra che, nel momento della reazione, mostra di non essere affatto inferiore all'avversario. Cosa sarebbe successo se avesse giocato sempre come gli ultimi 15 minuti? Non dico in attacco, ma in tensione sull'avversario. Non si può sempre e solo leggere la prestazione partendo e limitandoci alla fine.

Solo con la Lazio il blackout non si è verificato. I gialloblu sono entrati in campo subito cattivi, poi si sono accordati con i romani in un volemose bene poco qualificante. Anche quella è stata, a suo modo, un'occasione perduta.

Da cosa dipende? Abbozzo alcune ipotesi.

  • Indubbiamente il Verona non è sereno. Il reparto arretrato fatica a dare solidità e questo condiziona il resto della squadra: Rafa Marquez è stato ancora una volta beffato in occasione del gol di Gonzalo, Moras ne ha combinate tutti i colori in occasione della traversa di Gomez e sul gol di Cuadrado. Stavolta non c'era Marques a creare panico dietro, ma gli altri fenomeni (tutti esperti e di spessore internazionale) non gli sono superiori.
  • C'è paura di sbagliare, di prendere in mano la squadra. Di rischiare. Anche perché, a differenza dell'anno scorso, non c'è gruppo. Manca un'identità. Sia tattica (e questo dipende da Mandorlini alla continua ricerca di un modulo e di interpreti) che relativa alla rosa (e questo chiama in causa Sogliano, troppi i 17 acquisti estivi molti dei quali francamente evitabili). Credo che anche lo spogliatoio, eccessivamente numeroso ed eterogeneo (altro eufemismo ...) viva di vita propria. Da una parte Nico Lopez elogia Mandorlini per lo spazio che gli concede, dall'altra dice chiaro e tondo che Saviola è però un giocatore incredibile. Concetto ribadito pari pari da Rafa Marquez. Così incredibile da meritare al massimo 10 minuti a partita. E intanto si comincia a parlare dell'arrivo di un nuovo attaccante a gennaio. Indovinate al posto di chi? A parte tutto, prima di comperare un giocatore non si parlano Sogliano e Mandorlini? C'è scollamento anche questo.

Si è aperto tra i tifosi un contraddittorio interessante, ma sterile, intorno al reale valore di questo Verona. Lo scopriremo alla fine. Certo i nomi in campo sono più prestigiosi, Nico Lopez può essere considerato l'erede di Iturbe e Obbadi (in maniera differente) di Romulo, ma continuo ad avere l'impressione che molti siano utilizzati male. Ben al di sotto delle loro potenzialità. Del resto, è grave che a un quarto di stagione non si sia ancora compresa la formazione tipo. La Fiorentina ci ha surclassato nel gioco e nelle occasioni. Abbiamo pareggiato momentaneamente su contropiede e colpito una traversa su uno spizzo in area di Toni. Poi più nulla. perché aspettare allora il nuovo vantaggio ospite per mettere dentro Lazaros e Saviola? Hallfredsson era sfinito, Tachtsidis faticava a reggere il ritmo viola e anche Nico Lopez era sparito con tutto il pressing fatto nel primo tempo. Non c'era più alcun giocatore in grado di interrompere il blackout. Di accendere i compagni. I cambi si possono fare anche dopo 10 minuti della ripresa se ti accorgi di aver perso il controllo del campo ... non solo per recuperare.

Mandorlini si difende dicendo che il risultato è ingiusto, che abbiamo creato moltissimo. Lui ha visto la sua partita e deve proteggere il suo operato. E' in difficoltà anche perché non sa come uscirne fuori. Non ha la situazione sotto controllo. Certo, se la legnata di Taxi o l'incornata di Lazaros fossero entrate ora affronteremmo la psicosi gialloblu in maniera differente. Anche la Fiorentina poteva chiudere prima la gara. Il fatto è che, se ti guardi indietro vedi le tante, troppe gestioni sbagliate della partita. Ma si può inseguire tutta vita?
Finito il ciclo delle grandi, adesso ci tocca affrontare squadre in salute, senza preoccupazioni di classifica e in grado di fare molto più male perché abituate a non mollare mai. L'anno scorso perdemmo 5 a 0 con la Sampdoria, mica con la Juventus. Cominciamo subito con il Sassuolo, senza  Malesani in panchina però. Se c'è qualcosa di concreto in questo Verona è il caso che venga fuori subito. 

Massimo

Colonna sonora: She rode me down, Tindersticks



Hellastory, 24/11/2014
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L'inizio del terribile calendario di febbraio offre un paio di impressioni a caldo: 1) che il Verona è vivo e combatte, 2) che però è stato indebolito in attacco dal mercato di gennaio perché giocatori come Ngonge e Djiuric non sono facili da sostituire. A bocce ferme, quindi con maggior consapevolezza, possiamo invece realizzare che nel corso di gennaio abbiamo assistito a 3 eventi importanti, 2 dei quali francamente inusuali. In primo luogo, l'importante cessione di talento finalizzata a sistemare i conti societari. In secondo luogo, una serie di operazioni di mercato volte essenzialmente a lasciar andare quei giocatori che non si sentivano più parte del progetto. In terzo luogo, la bocciatura del sequestro delle azioni del Verona in sede di appello. Se però i primi due li abbiamo metabolizzati dal punto di vista affettivo oltre che tecnico costringendo i tifosi ad affidarsi completamente alla bontà del lavoro di Sogliano e Baroni e alla speranza che i nostri avversari non si siano adeguatamente rinforzati nel frattempo, il terzo apre a scenari che non riusciamo a valutare nella sua complessità.

[continua]

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