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HELLAS VERONA / Canone Inverso

CAMPIONI D'INVERNO!


CAMPIONI D'INVERNO!

Grande risposta del Verona. Grande risposta di Pecchia. Le ultime tre partite dell'anno hanno restituito ai tifosi una squadra concentrata, cattiva, motivata. In altre parole, evoluta. E questo è anche merito del suo allenatore al quale non ho evitato critiche quando ha operato scelte poco comprensibili, ma in questo momento gli restituisco l'applauso. Chiudere il girone di andata in testa 3 punti avanti al Frosinone e 5 a Benevento e Spal è il risultato che tutti sognavamo ad agosto ma che abbiamo messo in discussione dopo le frastornanti sconfitte con Novara, Cittadella e Vicenza. Soprattutto hanno impressionato la grande prestazione di Carpi (non dimentichiamolo, una concorrente diretta) e il primo tempo in casa col Cesena. Meno frenesia, più consapevolezza dei propri mezzi. Peccato che la pausa invernale venga ad interrompere lo spettacolo gialloblu: non ci sono pile da dover ricaricare e spiace doverci privare del Verona per oltre venti giorni.

Chiudere al comando il primo giro ha un significato psicologico di rilievo. Per se stessi, nei riguardi degli avversari (in settimana quasi tutti gli allenatori hanno condiviso il ruolo primario che reciterà l'Hellas nella lotta alla promozione) e infine a livello scaramantico. Considerando i campionati a 22, dalla stagione 2004/5, la formazione campione d'inverno è quasi sempre andata in serie A o direttamente (10 volte) oppure vincendo i playoff (2 volte *). Unica eccezione è stato il Mantova nel 2005/6 fortissimo fino a metà strada (42 punti) e poi crollato alla fine (69 punti e ko nei playoff).

Il Verona chiude con il migliore attacco della categoria (40 goal fatti) frutto di un bomber eccellente (Pazzini, 16 centri in 17 gare: impressionante) ma anche di una predisposizione offensiva collettiva: sono ben 12 (ai quali si dovrebbe aggiungere il tredicesimo sotto forma di autogol) i gialloblu ad aver fatto centro finora. Anche la difesa, non eccezionale nel computo finale a causa delle 23 reti subite, ha fatto la sua discreta figura se teniamo conto che ben 9 reti sono concentrate in 2 partite. A tal proposito, conta parecchio il fatto di aver subito 1 solo gol (a Carpi) nelle ultime 3 giornate, frutto peraltro di una sommatoria incredibile di errori individuali e tattici.

Credo che Pecchia meriti qualche sottolineatura specifica per il lavoro fatto finora, visto che le critiche dei tifosi aiutano sempre, i pregiudizi mai.

Rispetto a qualche settimana fa il Verona è evoluto tatticamente. Cambiare in corsa è sintomo di analisi continua e disponibilità a lavorare sul materiale umano a disposizione, piuttosto che seguendo canoni imprescindibili. E i risultati si sono visti. Ad esempio, già contro il Carpi ho apprezzato la nuova posizione di Siligardi, esterno destro in fase difensiva, ma accentrato dietro Pazzini in fase offensiva. Esperimento riuscito: il giocatore è tornato a ricoprire un ruolo che lo aveva fatto emergere nelle giovanili dell'Inter e a Livorno alle spalle di Paulinho. Più libero di muoversi e di inserirsi in area oggi crea molti più problemi ai difensori avversari togliendosi da quei compiti di esterno puro nei quali francamente fatica a dare il meglio di sé. Col Cesena, la conferma. Anche Romulo e Bessa hanno più libertà di azione. Tutto questo è stato reso possibile grazie al presidio sulle fasce di Zaccagni (a sinistra) e Pisano (a destra). Insomma, due punti fermi al centro (Fossati in mezzo e Pazzini davanti) e grande movimento collettivo. Non è facile affrontare una squadra del genere. Siamo tornati a comandare in campo, ma in maniera diversa e meno prevedibile.

Un'altra considerazione da tener presente (e poco sottolineata finora) è il fatto che Pecchia non ha potuto impiegare come avrebbe voluto giocatori del calibro di Cherubin, Zuculini e Juanito. Gente esperta, sicuramente titolare in qualunque formazione di vertice. Purtroppo, il reiterarsi di infortuni, ricadute, e fragilità fisica che si trascinano da tempo ne hanno limitato l'impiego. Parliamoci chiaro: ad agosto li consideravamo tra i titolari di partenza, al massimo i primi cambi a disposizione. Non è stato così. E ciò lo ha costretto a fare scelte a volte discutibili (ad esempio, Pisano centrale difensivo oppure Zaccagni terzino), ad affidarsi a giocatori arrivati (Maresca e Troianiello) ma soprattutto a valorizzare giovani come Valoti, Zaccagni e recentemente Boldor dei quali però nessuno poteva prevedere la risposta in campo. Con la rosa ridotta al lumicino hanno veramente fatto la differenza. Ma occorre coraggio per lanciarli e riuscire ad ottenere risultati del genere.

Un ultimo punto che lo riguarda indirettamente è legato alla faccenda Ganz. Con maggior serenità, mi sento di smentire l'opinione che avevo in merito qualche settimana fa. Ganz, sponsorizzato a sproposito dal padre, chiede maggiore spazio oppure di essere trasferito dalla Juventus in serie A (guarda caso insiste per Genova). Cosa c'entra il Verona (e Pecchia che prende le decisioni tecniche) se non riesce ad emergere? A parte il fatto che ha avuto spazio sufficiente come vice Pazzini durante l'infortunio e la squalifica del capitano, non ricordo prestazioni tali da lasciare il segno. In agosto, quando entrava faceva gol, adesso però si gioca il calcio vero. Nella valutazione complessiva di se stesso, l'aspetto sul quale il giocatore (e il padre) dovrebbero prestare maggiore attenzione non è tanto quello di chiedere il cambio di modulo offensivo, visto che abbiamo il migliore attacco della categoria con un finalizzatore eccezionale (e Pazzini appartiene ad un altro pianeta). Quanto piuttosto nella sua incapacità di essere lui stesso un'alternativa: ogni volta che Pecchia gli preferisce Luppi, o Juanito o persino Troianiello significa che non sta crescendo tatticamente. Evidentemente, sa fare solo una cosa: il finalizzatore d'area. Come può pensare allora di emergere in serie A se non riesce a ritagliarsi uno spazio nell'attacco gialloblu? Ci vogliono pazienza e umiltà.

Una parola, infine, sul mercato che si apre. A mio avviso la società, prima di prendere decisioni, dovrebbe valutare con attenzione le concrete possibilità di recupero e tenuta dei giocatori più spesso acciaccati (ai già citati Cherubin, Zuculini, Juanito, aggiungo Albertazzi e Caracciolo): la loro reale disponibilità è già di per sé un acquisto di valore perché conoscono i compagni e quello che chiede il mister. In secondo luogo lascerei a Fares l'opportunità di farsi le ossa in Lega Pro. È stato chiesto troppo a questo ragazzo l'anno scorso, ora sta pagando pegno. Infine, opzionerei o porterei subito a Verona un paio elementi (anche presi dall'estero) che potranno tornare utili l'anno prossimo. Non possiamo nasconderci dietro la scaramanzia, il Verona al comando della classifica punta diritto alla serie A e deve prepararsi al salto di categoria per evitare gli errori di Crotone e Pescara.

Con maggiore ottimismo auguro ai gialloblu di ripartire esattamente come hanno concluso. Agli amici di Hellastory, semplicemente un 2017 indimenticabile.

Massimo

Colonna sonora: Stan arrivando i gialloblu!

*Nella stagione 2010/11 Atalanta e Novara hanno chiuso l'andata appaiate a 42 punti, i bergamaschi poi sono saliti direttamente in A, i piemontesi vincendo i playoff.



Hellastory, 02/01/2017
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L'inizio del terribile calendario di febbraio offre un paio di impressioni a caldo: 1) che il Verona è vivo e combatte, 2) che però è stato indebolito in attacco dal mercato di gennaio perché giocatori come Ngonge e Djiuric non sono facili da sostituire. A bocce ferme, quindi con maggior consapevolezza, possiamo invece realizzare che nel corso di gennaio abbiamo assistito a 3 eventi importanti, 2 dei quali francamente inusuali. In primo luogo, l'importante cessione di talento finalizzata a sistemare i conti societari. In secondo luogo, una serie di operazioni di mercato volte essenzialmente a lasciar andare quei giocatori che non si sentivano più parte del progetto. In terzo luogo, la bocciatura del sequestro delle azioni del Verona in sede di appello. Se però i primi due li abbiamo metabolizzati dal punto di vista affettivo oltre che tecnico costringendo i tifosi ad affidarsi completamente alla bontà del lavoro di Sogliano e Baroni e alla speranza che i nostri avversari non si siano adeguatamente rinforzati nel frattempo, il terzo apre a scenari che non riusciamo a valutare nella sua complessità.

[continua]

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