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HELLAS VERONA / Canone Inverso

LA STRADA E' LUNGA


LA STRADA E' LUNGA

Qualcuno potrebbe, alla fine, anche accontentarsi e ritenere positivo il pareggio interno col Perugia, dopo aver battuto il Bari. Mi pare una risposta superficiale, che non affronta i problemi della squadra e sottovaluta il periodo di crisi che stiamo vivendo (3 sconfitte e 15 gol incassati nelle ultime 5 gare, compresa la Coppa Italia). Il Verona non è affatto guarito. Ci sta provando, ma la strada è ancora lunga. Probabilmente perché lui stesso non ha compreso a pieno i motivi del tracollo con Novara e Cittadella. Solo le conseguenze sono state accertate. Peccato, perché la battaglia col Bari aveva dato fiducia ma la fragorosa caduta di Bologna e il pareggio interno con il Perugia contro il quale non siamo riusciti a difendere due gol di vantaggio testimoniano che non siamo fuori dal tunnel. Per fortuna il Frosinone non ne ha approfittato, pur avendo un calendario favorevole (Ternana e Spezia). Ma non possiamo andare avanti così. Gli errori difensivi accompagnati da un atteggiamento tattico spregiudicato prima e remissivo poi sono destinati a lasciare il segno se Pecchia non riesce in fretta a porvi rimedio.

Cominciamo col togliere gli alibi di Bologna. La Coppa Italia, pur giocata con le riserve e contro avversari di categoria superiore è comunque un indicatore dello stato di salute della rosa a disposizione. Pecchia aveva i giocatori contati dietro, si è inventato Zaccagni terzino, ha fatto giustamente riposare Pisano, Romulo, Fossati e Pazzini. Ma la gara andava preparata in maniera differente. Quanto meno nell'atteggiamento. Il Verona è partito velocissimo, ha colto un palo con Ganz, ma al primo tiro in porta rossoblu si è arreso. Completamente. Facendo riaffiorare prepotente l'arrendevolezza di Cittadella. Anche le riserve del Perugia hanno perso in Coppa Italia col Genoa, ma 4 a 3 ai supplementari e dopo un recupero straordinario. Cose impensabili per questo Verona.

Contro gli umbri abbiamo replicato Bologna. Partenza a mille, azioni tutte di prima, spettacolo puro e Luppi sugli scudi, straordinario nel gol di tacco e nel lancio millimetrico per Pazzini. Poi, col passare dei minuti, sempre più sottomessi. Fossati marcato a uomo non ha praticamente giocato, Romulo e Bessa sono stati più impegnati a recuperare palloni che a costruire, Valoti ha pensato essenzialmente a darle e a prenderle, Bianchetti stressatissimo avrebbe bisogno di qualche settimana di riposo. Quando molli in questo modo, prima o poi qualcuno ti punisce. E difatti Nicastro e Belmonte si sono trovati straordinariamente liberi al momento giusto nel posto giusto. In mezzo, però, il palo di Drole a legittimare il meritato pareggio degli ospiti. E se fosse durato ancora qualche minuto...

Domando a Pecchia: ma perché il Verona gioca solo la prima mezzora? È un fatto fisico (e qui si tira in ballo la preparazione fisica) o psichico (e qui si mette in discussione la preparazione mentale)? Da dove scaturisce tutta questa fragilità?

Ci rendiamo conto che nella ripresa non abbiamo fatto un tiro in porta e nemmeno vinto un contrasto a centrocampo? Se a Bologna le nostre riserve tenevano palla lasciando che gli avversari segnassero indisturbati, col Perugia anche quando partivamo in contropiede non sapevamo cosa fare. Impressionante la pochezza offensiva gialloblu nel secondo tempo. Un netto passo indietro rispetto alla gara col Bari che invece abbiamo vinto proprio nella ripresa.

Poi vorrei capire dal mister la duplice mossa di Siligardi e Fares, fatta probabilmente con l'intenzione di tenere alta la squadra costantemente sotto pressione, di fatto fallimentare visto che eravamo soverchiati in mezzo e in affanno dietro. Ne bastava uno forse, nella loro inutilità, come potenziale supporto di Pazzini. Pecchia ha invece ulteriormente indebolito la fase difensiva: mentre loro mettevano dentro attaccanti su attaccanti (Drole e Bianchi) per recuperare, noi rispondevamo con esterni offensivi leggeri ... Allenatori più avveduti avrebbero pensato bene di coprirsi almeno con un difensore in più (ad esempio Boldor, tra i meno peggio in Coppa Italia) o un mastino davanti alla difesa (come Maresca, il migliore a Bologna).

La bella vittoria sul Bari (che ha avuto le sue belle occasioni e ci ha messo più volte in difficoltà, non dimentichiamolo) non ha trovato dunque conferma. E questo lascia perplessi. Pecchia, in definitiva, lascia perplessi. Dobbiamo tornare sulla terra. Sono inutili gli assalti iniziali di cavalleria se poi non sei capace di schiacciare il nemico con la fanteria. E la nostra fanteria è leggerina. Avremmo bisogno di più Zuculini in campo, oppure Maresca, o Juanito di due o tre anni fa. Abbiamo bisogno di concretezza. Di palloni calciati in tribuna, se servono. E di tiri in porta. Invece ho la brutta impressione che il Verona non giochi sempre per il risultato, quanto piuttosto per voler dimostrare qualcosa. Di essere il più forte o il più bello. Di non essere più in crisi. E adesso viene il derby senza Pisano e Pazzini.

Massimo

Colonna sonora: I Guess I'll Have to Change My Plans, del grande Art Tatum



Hellastory, 05/12/2016
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L'inizio del terribile calendario di febbraio offre un paio di impressioni a caldo: 1) che il Verona è vivo e combatte, 2) che però è stato indebolito in attacco dal mercato di gennaio perché giocatori come Ngonge e Djiuric non sono facili da sostituire. A bocce ferme, quindi con maggior consapevolezza, possiamo invece realizzare che nel corso di gennaio abbiamo assistito a 3 eventi importanti, 2 dei quali francamente inusuali. In primo luogo, l'importante cessione di talento finalizzata a sistemare i conti societari. In secondo luogo, una serie di operazioni di mercato volte essenzialmente a lasciar andare quei giocatori che non si sentivano più parte del progetto. In terzo luogo, la bocciatura del sequestro delle azioni del Verona in sede di appello. Se però i primi due li abbiamo metabolizzati dal punto di vista affettivo oltre che tecnico costringendo i tifosi ad affidarsi completamente alla bontà del lavoro di Sogliano e Baroni e alla speranza che i nostri avversari non si siano adeguatamente rinforzati nel frattempo, il terzo apre a scenari che non riusciamo a valutare nella sua complessità.

[continua]

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