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PROSSIMO IMPEGNO
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Il precedente è inquietante:
21 Dicembre 1975
Cesena - Verona 3 a 0
Tutta un'altra storia direte, ed è vero.
Intanto è serie A. Per noi è un ritorno dopo l'anno di purgatorio espiato a Terni con la ciabattata di Mazzanti, per loro, alla terza stagione consecutiva in massima serie, la convinzione di essere ormai ben assestati per non sfigurare nel campionato maggiore.
Quell'anno, poi, in panchina siede il rampante Pippo Marchioro e il gioco è fatto (sarà infatti sesto posto finale - miglior piazzamento di sempre - e conquista di un posto UEFA).
La sua filosofia calcistica è semplice: due pilastri in difesa - Danova e Oddi -, un gruppo di giocatori “anziani” ma di spiccata personalità (come il libero Cera, il regista Frustalupi e il “mattocchio” Rognoni) e un nucleo di giovani promesse.
Soluzioni semplici, zero tatticismi, la stessa predica del nostro allenatore scudettato. Lo ha sempre detto, Bagnoli, che è stato Marchioro il suo mentore calcistico.
Dall'altra parte del campo il Verona del primo Valcareggi, che si rituffa nel campionato di A con una rosa non trascendentale e qualche senatore di troppo.
E' l'anno di Zigoni impellicciato in panchina e di una salvezza raggiunta in extremis.
Intanto Frustalupi, su rigore, Urban e Zuccheri mettono in evidenza le nostre vistose pecche difensive e confermano Cesena come città tradizionalmente ingrata con la squadra gialloblù.
E'un mio vezzo, quando l'Hellas gioca in trasferta, verificare l'intitolazione dello stadio dove si svolge la partita.
Al tempo del tracollo appena documentato, questo si chiamava “La Fiorita” che era il nome della zona in cui era collocato. Ora non più, a far conto dal 1982/83 si gioca al “Dino Manuzzi”. Chi era costui?
Di sicuro un personaggio eccentrico, si dice infatti che abbia ispirato la figura del “Presidente del Borgorosso Football Club”, il cult movie con Alberto Sordi.
A parte le facezie, il commendator Dino Manuzzi prende in mano le redini della società nel 1964, lui è imprenditore di gran fiuto, espressione di quell'economia agricola che fa prosperare Cesena, che diventa in quegli anni il maggior centro europeo per l'esportazione della frutta.
Altrettanto fiuto dimostra per il calcio.
Presa la squadra in serie C, approda alla B nel 1968 e nel 1972/73, grazie all'abilità di un allenatore giovanissimo, Gigi Radice, riesce nell'impresa di portare il Cesena in A. Poi lancia un altro giovane tecnico, Eugenio Bersellini, anch'egli destinato a un brillante futuro. Di un'altra “scoperta” di Manuzzi - Pippo Marchioro - abbiamo già detto e la conquista della partecipazione alla Coppa UEFA rimane il suo risultato migliore. Ultimo atto della sua presidenza, la scelta azzeccata di un nuovo tecnico di grande talento: lo sconosciuto Osvaldo Bagnoli.
Manuzzi, colpito da un'infermità che lo condurrà alla morte (nel maggio del 1982) passa, nel 1980, la mano al nipote Edmeo Lugaresi, pure lui esportatore di frutta, che resterà in carica per 27 anni.
Ben quarantatre anni di regno incontrastato della famiglia Manuzzi-Lugaresi che finisce il suo ciclo un altro primo giorno d'inverno: giusto un anno fa, il 21/12/2007, Igor Campedelli, giovane imprenditore edile locale (fratello del centrocampista Nicola), diventa il nuovo presidente della squadra bianconera.
C'è tempo per battere un altro record di longevità.
CARLO
Già nei nostri calcoli, la sosta di fine marzo avrebbe dovuto definire la situazione del Verona: calendario invernale agevole, una serie di scontri diretti, squadra che si presentava rinvigorita dal contributo dei nuovi arrivati erano tutti elementi che potevano giocare a nostro favore. Il sogno era quello di agganciare lo Spezia e giocarsi le ultime partite in un vigoroso testa a testa. Tutto andato a ramengo. Il Verona ha mostrato, partita dopo partita, grossi limiti mentali, tecnici e persino fisici. Al contrario, Spezia e Sampdoria hanno dimostrato di avere una compattezza e un livello tecnico che noi neppure ci sogniamo. Ma è stata la partita con la Fiorentina la svolta negativa. Una gara gestita malissimo, sottovalutata sia dalla panchina che dai giocatori, nessuna contromisura, nessuno spirito di battaglia messo in campo. Da quel momento si sono spente le luci, accumulando solo stress e tanta confusione. Ci è andata bene a Spezia, dove l'errore di Kallon è stato compensato dal miracolo di Perilli, ma il palo di Nzola ci ha graziato contro un avversario molto più combattivo di noi; ci è andata bene anche con il Monza, padrone del campo per tutto il secondo tempo, contro il quale non abbiamo mai tirato in porta (salvo il gol di Verdi) anche questa volta graziati da Pessina. Non poteva finire altrimenti a Genova dove Gabbiadini ha ricordato a noi tifosi gli errori di un anno intero e ha sorpreso perfino il fatto che i doriani partissero con 7 punti in meno in classifica. Loro oggi hanno dimostrato di essere una squadra viva, noi invece ci siamo definitivamente arresi concedendo tutto il primo tempo. Ma che approccio è stato fatto alla gara?
[continua]Riepilogo stagionale e classifica generale
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