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HELLAS VERONA / Carl Attacks!

MANTOVA

Hellastory: Carl Attacks!

MANTOVA

La prima considerazione che mi viene è questa: così vicina e così poche occasioni di incontro (scontro). Sabato scenderemo al «Martelli» solo per la dodicesima volta, in partite ufficiali. Vuoi mettere la Madonna di Monte Berico, che ha benedetto (?) i nostri pellegrinaggi a Vicenza per ben 44 volte? (Devo stare attento con le citazioni, Nez è un cecchino implacabile, comunque sto leggendo i dati dell'Almanacco).
Basti pensare che la nostra ultima visita ai virgiliani, prima dell'allegra scampagnata in motorino del Maggio 2006, era stata una partita di A del torneo 1971/72, precisamente il 20/02/1972, trentaquattro anni di astinenza, troppi.

Il riferimento a questo match non è casuale, serve a fare un collegamento tra quello e l'attuale campionato, c'è più di un'analogia (per la cronaca usciamo sconfitti per 1 a 0, il gol è di Petrini (Sauro) solo omonimo del nostro Carlo, quello del gol annullato contro la Juve; parola di Chivers che quel giorno era sugli spalti).
Cominciando dal micragnoso Garonzi che per esigenze di bilancio piazza al miglior offerente  Clerici, ottenendo in cambio, dalla Fiorentina che lo acquista, Mariani a parziale conguaglio. Con lui, ribattezzato Mujesan II°, per via di una certa recidività nel ciccare le palle gol, agiscono in avanti Alberto Reif, figlio di un famoso giornalista, che mostra a Verona tutti i suoi limiti, fisici prima che tecnici, e, dopo il mercatino di novembre, Fabio Enzo.
Saverio l'aveva promesso: «Comprerò un grosso attaccante!». In effetti comprò il più grosso che c'era in vetrina: metri 1,87 per 80 chili abbondanti. Debuttò alla sesta giornata, contro la Fiorentina, sbagliando un rigore. L'errore di mira però gli fu perdonato in quanto il tiro, di rara potenza, aveva mandato la palla a schiacciarsi all'incrocio, facendo tremare tutta la porta per lo spostamento d'aria. Enzo non aveva classe, ma in area avrebbe dovuto essere un bulldozer, una ruspa, in grado di procurare spazi per l'inserimento degli altri due. Questo in teoria, in pratica Enzo si rivelò un enorme blocco di granito puramente decorativo. Si distingueva anche fuori dal campo con atteggiamenti discutibili: girava a volte con una scimmia sulle spalle e con un pappagallo nascosto nella tasca interna della giacca.
Un bel reparto avanzato anche quell'anno, non c'è che dire: 21 reti attive in 30 partite.
La difesa, al contrario, era perfettamente affiatata: Nanni, Sirena, Ferrari, Batistoni e Mascalaito, garantivano al buon Pozzan sonni tranquilli, senza dimenticare le prodezze di Penna Bianca, al secolo Angelo Colombo, novello Pegolo, chiamato a sostituire il titolare Pizzaballa, acciaccatosi in precampionato in quel di San Giovanni Lupatoto.
Altro ricorso storico, sperando che sia di buon auspicio: il Verona si salvò quell'anno soltanto nelle ultimissime battute di campionato, dopo che la situazione era apparsa più volte compromessa. Una salvezza risicata, mai ci si era salvati ad una quota così bassa di punti: solo 22.
Tornando a parlare del Mantova, mi piace menzionare Giancarlo Cadè che ha lasciato ottimi ricordi su entrambe le panchine. Tecnico serio e preparato è sicuramente rimasto nel cuore degli sportivi veronesi e, secondo me, non ha ottenuto risultati proporzionati ai suoi meriti. Resta memorabile la stagione 1968/69 per il potenziale offensivo della squadra, che faceva leva sul duo Traspedini-Bui.
A Mantova, nel torneo 1965/66, conquista la Serie A e riesce a mantenerla nei due campionati successivi. Una curiosità: guardando le rose dei giocatori da lui utilizzati in quegli anni, ho scoperto che c'erano tanti veronesi  cresciuti nella società virgiliana: il mediano Roberto De Paoli (1945) da Buttapietra, l'interno Silvano Zanon (1944) da Villafranca, lo stopper Paolo Ferrari (1946) da Verona, l'interno Luigi Giavara (1946) da San Giovanni Lupatoto e il portiere Sergio Girardi (1946) da Belfiore. Non brillavano certo di intraprendenza i dirigenti scaligeri all'epoca se si lasciavano scappare i ragazzi di casa; per non parlare di Paolino Stanzial (1948) da Vigasio buon terzino in A con Spal, Fiorentina e Vicenza o l'altro difensore Giulio Zignoli (1946) da Verona con 8 campionati in A con Cagliari, Milan e Varese.
Mai stata una prerogativa importante la valorizzazione di talenti locali, da parte della nostra società.
Per chiudere l'argomento, Mantova non era solo appetita da tanti giocatori nostrani, ma anche a livello dirigenziale, tanti nostri imprenditori sono accorsi al capezzale della società biancorossa.
A cominciare da Mariuccio Vassanelli da Bussolengo (calzature), l'industriale avicolo di Pescantina Natale Pasquali col figlio Luigi, Paolo Grigolo, già Presidente del San Martino Buon Albergo, che si porta come DS Beniamino Vignola, e per ultima la cordata Fagnani, Serato e Castagnaro, con quest'ultimo attuale vice del Presidente Lori a cullare un sogno promozione, che manca da quel lontano campionato che ho evocato in partenza.

CARLO



Hellastory, 17/05/2007

MASTER OF NONE


L'inizio del terribile calendario di febbraio offre un paio di impressioni a caldo: 1) che il Verona è vivo e combatte, 2) che però è stato indebolito in attacco dal mercato di gennaio perché giocatori come Ngonge e Djiuric non sono facili da sostituire. A bocce ferme, quindi con maggior consapevolezza, possiamo invece realizzare che nel corso di gennaio abbiamo assistito a 3 eventi importanti, 2 dei quali francamente inusuali. In primo luogo, l'importante cessione di talento finalizzata a sistemare i conti societari. In secondo luogo, una serie di operazioni di mercato volte essenzialmente a lasciar andare quei giocatori che non si sentivano più parte del progetto. In terzo luogo, la bocciatura del sequestro delle azioni del Verona in sede di appello. Se però i primi due li abbiamo metabolizzati dal punto di vista affettivo oltre che tecnico costringendo i tifosi ad affidarsi completamente alla bontà del lavoro di Sogliano e Baroni e alla speranza che i nostri avversari non si siano adeguatamente rinforzati nel frattempo, il terzo apre a scenari che non riusciamo a valutare nella sua complessità.

[continua]

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