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PROSSIMO IMPEGNO
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Quella di Novara non è stata certo una partita indimenticabile, tutt'altro. Il punto strappato dal Verona è un lusso di cui dobbiamo ringraziare a pari merito il talento di Rantier, la dea bendata e la scarsa personalità della squadra di casa, bella a vedersi ma incapace di chiudere una gara che avrebbe meritato ampiamente di vincere e che, alla fine, ha rischiato anche di perdere. Parlare ancora di play-off si può, per carità, i numeri parlano chiaro, e se la grigia prestazione del «Piola» ci avvicina ulteriormente alla Spal, ogni valutazione in merito è più che legittima, ma sul piano del gioco questo Verona rimane ancora, a mio avviso, la stessa incompiuta di inizio campionato, una squadra costruita per un campionato senza i ... [continua]
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Con questo ritornello nella testa, che ricorda uno dei cori più storici e famosi della Curva Sud negli anni d'oro in giro per l'Europa, comincia la trasferta per Ferrara.
Ritrovo ore 11 al Bar dalla Marisa in Borgo Roma e, dopo aver rinfrescato la gola con della birra e riempito lo stomaco con dell'ottimo risotto col tastasal, si parte!
Nemmeno il tempo di entrare in tangenziale e subito la prima sosta per i «soliti» problemi fisiologici..
Buono il numero di «butei» sugli spalti e presenti anche nella tribuna di fronte, raggruppati in uno spicchio dove accoglieranno per gli ultimi minuti anche mister Remondina, espulso dalla panchina per proteste.
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Torno a Ferrara, al Mazza, dopo ventidue anni. L'ultima trasferta che ho fatto di persona risale infatti al 1987, ultimi di agosto o primi di settembre, non ricordo. Vincemmo 1-0 con gol di testa di Fontolan. Era la prima partita ufficiale della stagione, la serata tiepida e la vicinanza della città estense favorirono la trasferta di alcune centinaia di tifosi. Ci fecero accomodare in quella che era la "curva est", un prefabbricato metallico simile alle tribune dello stadio di Venezia. Anche ieri la partecipazione dei tifosi gialloblu a Ferrara è stata importante, eravamo davvero in tanti, peccato che la curva est non ci sia più e ci sia toccato prender ... [continua]
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LA CRONACA
Finalmente!
E' dall'uscita dei calendari della serie c1 (macalli, non basta cambiare nome per modificare la sostanza) che l'otto di novembre è evidenziato sul mio calendario e non è bastata la prova indecente di Portogruaro per farmi desistere dall'appuntamento con l'Elisabetta nazionale.
In realtà ho continuato a seguire le vicende della novella Giovanna d'arco, la moralizzatrice di sesto San Giovanni da quel giorno del dicembre 2007.
Me la sono immaginata digrignare la mascella virile e volitiva quando la presidentessa di lanciano gli ha rubato la scena, arrivando persino sulle televisioni.
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Cari amici di Hellastory, che dire di questo mio ritorno come inviato? Tutto il bene possibile per avere rivisto tanti amici, tutto il male possibile per avere condiviso con loro la visione di uno spettacolo indegno!
Mai come ieri ho avuto netta l'impressione di un nome, una storia, una coppia di colori calpestata dal menefreghismo, dall'incompetenza, dall'incapacità cronica di essere qualcuno da parte dei «protagonisti» di questa disgraziata parte di storia gialloblù.
Se una squadra come la nostra è in grado in 96 minuti di gioco di produrre una sterile supremazia di 20 minuti contro una compagine di undici impropo ... [continua]
Nel marzo del 1959, John Steinbeck il famoso autore di Furore, Uomini e topi, la Valle dell'Eden etc etc, si recò in Inghilterra per recuperare gli studi di Thomas Malory del Quattrocento sulla Morte di Artù e poi comporre un grande romanzo storico. Per l'occasione aveva affittato una villa nel Somerset, in piena atmosfera medioevale, e scrisse uno dopo l'altro i vari capitoli che raccolgono la tradizione orale di Merlino, re Artù e i Cavalieri della Tavola rotonda. Una volta arrivato al momento del tradimento di Lancillotto con Ginevra ebbe però un blocco improvviso. Eravamo arrivati ad ottobre, il paesaggio era cambiato e la natura iniziava ad accendere colori ed intensità che mal si accompagnavano con i momenti più drammatici della storia. Il problema era che, ricordando la sua lontana infanzia californiana, Steinbeck aveva sognato in mille occasioni con la fantasia di essere lui stesso a volte re Artù e a volte il prode Lancillotto, e pur conoscendo la storia, ora che doveva comporla in maniera organica, non era più in grado di farlo. L'amore verso quei personaggi meravigliosi e il tradimento erano diventati per lui inconciliabili. E il presente narrativo opprimente. Esattamente come la storia che i prossimi giorni saremo costretti a vivere con il nostro Verona con la ripresa del campionato, abbandonato al suo destino in fondo alla classifica. Una storia di amore (la nostra) ma anche di tradimento per quello che Setti, i dirigenti e i giocatori ci hanno consegnato.
[continua]Riepilogo stagionale e classifica generale
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