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L'ESONERO LAMPO DI ALDO OLIVIERI NEL 1960

Quando il 14 settembre 2021 il Verona esonerò, dopo appena 3 giornate di campionato (con altrettante sconfitte), Eusebio Di Francesco, ci chiedemmo tutti se quello fosse l'esonero più veloce nella storia gialloblù. In realtà, La risposta è no: Aldo Olivieri, nella stagione 1960-61 (campionato di serie B) fu esonerato dopo una sola giornata o, stando alla memoria di alcuni protagonisti, già durante l'intervallo della prima partita.

E' un episodio poco conosciuto e che vale la pena raccontare meglio.

Aldo Olivieri, nato nel 1910 a San Michele Extra, ha difeso la porta dell'Hellas Verona per 4 stagioni a cavallo fra anni Venti e Trenta, prima di spiccare il salto in serie A e diventare portiere della Nazionale nel vittorioso campionato del Mondo disputato in Francia nel 1938. E' un autentico monumento del calcio nazionale, anche se la maggior parte della sua fortuna l'ha fatta lontana da Verona, e in particolare nella Lucchese e nel Torino.

Finita la carriera fra i pali, ha cominciato ad allenare a Viareggio dopo la Seconda Guerra Mondiale e ha diretto, negli anni, Inter, Juventus, Udinese, Lucchese, meritandosi il titolo di «sergente di ferro» pur senza conquistare nessun trofeo. Il Presidente gialloblù Girardi lo chiama come direttore tecnico per affiancare Guido Tavellin nella stagione 1959-60. Siamo a inizio novembre del 1959 e il Verona, dopo aver perso in casa con il Venezia, è ultimo in classifica con soli 4 punti in 7 giornate, al pari di Mantova e Cagliari. La coppia Tavellin – Olivieri lavorerà molto bene portando il Verona ben presto fuori dalla zona retrocessione. Alla fine sarà ottavo posto.

L'ESONERO LAMPO DI ALDO OLIVIERI NEL 1960

Per la nuova stagione, la dirigenza gialloblù decide di affidare la guida della squadra al solo Olivieri, ma i problemi nascono fin dalla campagna acquisti. O meglio, campagna cessioni. Il campionato 1959-60 si è concluso da nemmeno un mese, e il Verona è già impegnato a piazzare i giocatori migliori. Le pagine dei quotidiani sportivi sono riempite dall'affare Maioli, il centrocampista veronese conteso da diverse società di serie A, fra cui Inter e Napoli. Il primo luglio 1960, viene organizzata una partitella in famiglia per dare modo agli osservatori esterni (fra cui Herrera e Amadei, rispettivamente allenatori di Inter e Napoli) di valutare ulteriormente il giovane gialloblù.

Nel frattempo, il Verona, «imperterrito» (così si esprime Il Gazzettino di fronte all'ennesima cessione), cede all'Udinese Tinazzi e Bagnoli. Il presidente Girardi è impegnato a cercare nuovi soci, e il nodo Maioli sembra decisivo anche per l'ingresso in società di nuovi interessati. Le richieste del Verona sembrano eccessive e alla fine Maioli finisce al Napoli in comproprietà, per venticinque milioni più il centromediano Morin.

In attacco, le partenze di Maioli, Bagnoli e Tinazzi obbligano Olivieri a ridisegnare completamente la linea di attacco. Gli acquisti di Fiorindi dal Taranto, di Fontanesi dall'Udinese e del giovane Cosma dal Padova non sembrano aver del tutto sopperito alle partenze. Almeno sulla carta, è un Verona indebolito. Sul fronte cessioni, sono stati inoltre dati in prestito al Prato Baruffi e il portiere Ghizzardi, reduce da un intervento alla spalla, e su cui evidentemente il Verona non nutre speranze di completo recupero.

Il mercato consente, dopo la chiusura delle liste di trasferimento, di portare ancora avanti trattative con società semiprofessionistiche ed è così che, al momento di partire per il ritiro di Caprino Veronese, a Olivieri vengono affidati anche Spaggiari, proveniente dal Carpi, Baron e Pacco, provenienti dal Saici Torviscosa. Di sicuro, non gli acquisti che possono svoltare una stagione, anche se Luciano Pacco si dimostrerà un buon elemento molto utile alla causa.

La prima uscita del nuovo Verona 1960-61 avviene domenica 21 agosto 1960 al Bentegodi contro l'Inter di Helenio Herrera. Si gioca di fronte a soli cinquemila spettatori: probabilmente parte del pubblico ha preferito il Rally del Cinema o la seconda edizione del Musichiere in Arena. L'Inter si impone per 4-1 ma il Verona desta una buona impressione anche nella ripresa, quando vengono schierati i giovani come Bertelli, Nicoletti, Spaggiari, Baron, Pacco, Russo, Savoia e Cavattoni.

Mentre il Verona intensifica la preparazione in vista dell'esordio ufficiale con il Marzotto Valdagno in Coppa Italia, le cronache dei quotidiani si occupano dell'inaugurazione dei Giochi Olimpici di Roma e della morte del sindaco di Mantova ed ex deputato della Repubblica, Eugenio Dugoni, in un incidente stradale alle porte di Peschiera. Ma soprattutto la stampa si occupa dell'incidente che occorre a Mario Riva, conduttore del Musichiere, che cade da un'impalcatura in Arena poco prima dell'inizio delle riprese televisive, e muore dopo qualche giorno di ospedale, il 31 agosto 1960. Se ne va uno dei volti più popolari ed amati della televisione.

Domenica 4 settembre 1960 inizia la Coppa Italia e il Verona ospita il Marzotto Valdagno, formazione che l'anno precedente è stata sconfitta dai gialloblù in campionato sia all'andata (4-0 al Bentegodi) sia al ritorno (4-1 in terra vicentina). Il Marzotto è una squadra giovane, costruita con elementi del vivaio e della Provincia, cui fa da «chioccia» il milanese Angelo Ruffinoni, alla sua ottava stagione con i vicentini.

La stagione ufficiale del Verona comincia subito male: al minuto 11 di gioco, il centravanti Corso viene steso dal vicentino Attilio Porra e riporta lo stiramento del collaterale interno del ginocchio. Brutta notizia per Corso, ma in Coppa Italia è già ammessa una sostituzione entro i primi 45 minuti di gioco, per cui Olivieri manda in campo Morin, spostando in avanti Nicoletti, e la partita continua in 11 contro 11.

Il Verona attacca sfruttando soprattutto la buona vena di Fiorindi che però non è mai fortunato al tiro. Dall'altra parte, al Marzotto basta poco per trovare la via della rete. Smerzy, figlio d'arte dell'ex portiere gialloblù Smerzù (ci sarebbe da parlare a lungo del cambio di cognome), impegna Ciceri che non è impeccabile e sulla sua corta respinta Temellin insacca l'1-0 per gli ospiti. Nella ripresa, ancora una presa difettosa di Ciceri, con concorso di Begali che cicca il rinvio, fornisce allo stesso Smerzy la palla di un facile 2-0. A nulla serve la maldestra autorete di Ruffinoni in mischia sul finale di partita. Finisce 2-1 per il Marzotto e il Verona è inaspettatamente già fuori dalla Coppa Italia al primo turno.

L'impressione è che per Olivieri c'è ancora tanto da lavorare. Il Verona ha avuto di fronte un avversario tutt'altro che irresistibile, ma non è riuscito ad imporre il proprio gioco e soprattutto è parso vulnerabile oltre misura in fase difensiva. La stampa veronese addirittura ridicolizza il Marzotto, invitando i tifosi a vedere cosa succederà in campionato quando di fronte si troverà formazioni molto più preparate. Su questo, si può dire che il parere degli addetti ai lavori non era affatto errato: il Marzotto difatti arriverà ultimo in campionato retrocedendo in serie C. Ma anche per il Verona la stagione 1960-61 non sarà esattamente una passeggiata.

Domenica 11 settembre 1959 il Verona torna in campo contro l'Udinese, formazione di serie A alla quale in estate ha ceduto Bagnoli e Tinazzi. I friulani si impongono per 4-1 e Tinazzi non si fa prendere dall'emozione di tornare da avversario al Bentegodi infilando Bissoli per 2 volte. Al di là della sconfitta, preoccupa la mancanza di gioco e la facilità con cui la squadra avversaria arriva a concludere verso la porta gialloblù.

La stampa veronese comincia a dubitare dell'operato del mister veronese. Così L'Arena: «Olivieri, come tutti gli allenatori, ha i suoi pallini e solo pensando a ciò si spiegano certe strane autorizzazioni come quelle di Basiliani all'estrema destra e di Zamperlini a mezzo destro.»

Anche Valentino Poli dalle pagine de Il Gazzettino non risparmia le critiche all'allenatore: «Se (l'Udinese) avesse spinto a fondo, il bottino sarebbe stato ben più considerevole e Olivieri avrebbe avuto contro tutta la tifoseria. Il "sergente di ferro" dimostra però di non impressionarsi troppo per questi insuccessi, ma ciò non toglie che gli sportivi scaligeri abbiano iniziato a guardare la sua opera con un certo scetticismo. Basterebbero un paio d'altri scivoloni perché la sedia di Olivieri si schianti irreparabilmente.»

Domenica 18 settembre 1960 va in scena il secondo turno di Coppa Italia e il Verona, già eliminato, ne approfitta per un'altra amichevole sulla carta non certo proibitiva contro il Trento militante in serie D. Tanto per dare un'idea, in un'amichevole giocata qualche mese prima, il Verona si era imposto per 6-0. Stavolta invece il risultato è sconcertante e il Verona subisce un'altra sconfitta senza attenuanti, per 3-1. La squadra trentina è peraltro imbottita di ex gialloblù: Gaiga, Pasquina, Biancardi e Caceffo. A testimonianza del nervosismo dei gialloblù si registra pure un poco edificante pugno sferrato da Fiorindi ad un avversario.

Dopo un pre-campionato così tribolato e con una squadra ancora in cerca di un'identità, il primo avversario in campionato, ovvero il retrocesso Palermo, che non nasconde ambizioni di tornare nella massima serie, può apparire uno scoglio insormontabile.

Olivieri schiera il primo Verona del campionato con questa formazione: Ciceri, Grava, Fassetta, Morin, Begali, Nicoletti, Basiliani, Fiorindi, Corso, Zamperlini, Fontanesi.

Ci sono sicuramente alcuni azzardi tattici come Basiliani ala destra e Nicoletti in mediana. Nella prima mezzora c'è sostanziale equilibrio, poi nel giro di pochi minuti succede il tracollo. La difesa del Verona ne combina di tutti i colori per permettere al Palermo di andare al riposo con un clamoroso vantaggio di 4-0.

Minuto 32; apre le marcature Fantini, che coglie Ciceri fuori dai pali con un tiro dalla lunga distanza.

Minuto 33: nemmeno il tempo di battere da centrocampo, il Palermo recupera palla e lancia lungo a casaccio, ma Ciceri e Grava si ostacolano, respingono alla meno peggio, Malavasi cerca il gol ma colpisce il palo e il più lesto a ribadire in rete è Morosi fra le statuine della difesa gialloblù.

Minuto 35: altro lancio lungo del Palermo, sul quale Fassetta in ripiegamento cerca di contenere lo scatto di Sacchella. La palla sembra facile preda di Ciceri ma, quando il portiere abbozza l'uscita, Fassetta gli tocca la palla indietro con un pallonetto e segna un clamoroso autogol.

A questo punto la partita è già finita, e solo per la cronaca valgono i gol di Bernini al 40' e dello zoppicante Fassetta, spostato nel frattempo all'ala al posto di Basiliani, al 53'. Sul finire di partita lo stesso Basiliani spreca un rigore che avrebbe reso meno amara la sconfitta, optando per la soluzione di fino anziché di potenza, e scagliando il pallone a lato. Inutile dire che già all'uscita dal campo per l'intervallo, la squadra del Verona era stata fatto oggetto di una selva di fischi da parte dei tifosi imbarazzati di fronte a tale prestazione.

Stando ai racconti di Carlo Bonazzi, all'epoca dirigente, ad Aldo Olivieri fu dato il benservito già negli spogliatoi durante l'intervallo. E' un'informazione che non possiamo confermare, ma è sicuro che il lunedì viene convocata una riunione d'urgenza del Consiglio per decidere sulle sorti del tecnico, e questo è il comunicato che esce sui giornali il giorno 28 settembre:

«Nella riunione del Consiglio Direttivo del 26 u.s. è stata attentamente esaminata l'attuale situazione della squadra. Constatata la precaria preparazione tecnico-atletica dei singoli giocatori ha deciso di affidare, provvisoriamente, la conduzione della massima formazione all'allenatore signor Romolo Bizzotto» . Impossibile non notare che nel sibillino comunicato non si nomini nemmeno l'esonero di Aldo Olivieri, da ritenersi implicito. Se la società del Verona non ha ritenuto di dover spendere nemmeno una parola di ringraziamento nei confronti di Olivieri, che peraltro aveva svolto un ottimo lavoro da direttore tecnico al fianco di Guido Tavellin nella stagione precedente, è probabile che i rapporti si siano interrotti in modo non esattamente cordiale.

Le reazioni al licenziamento-record di Olivieri sono molteplici fra i tifosi e gli sportivi veronesi. Spulciando le lettere pubblicate da L'Arena nell'angolo dedicato ai lettori, si può intuire comunque una generale simpatia per Olivieri, che sarebbe il classico «capro espiatorio» di una situazione creata dalla dirigenza con la cessione indiscriminata dei giocatori più forti e con l'invecchiamento della squadra. Riassume probabilmente la convinzione dei tifosi questa frase scritta da un anonimo «dei popolari»: «E' troppo comodo scaricare tutte le responsabilità su una persona che non si è nemmeno degnati di nominare nel comunicato che, in fondo, annunciava il suo siluramento» . Non manca anche chi fa notare che l'esonero di Olivieri era solo questione di tempo, altro non si aspettava dopo la sconfitta interna in Coppa Italia con il Marzotto, per cui non si tratta di una «bomba» ma di un più modesto «petardo».

In quanto ai tempi dell'esonero, e sulla fondatezza delle voci che davano Olivieri esonerato già durante l'intervallo della gara col Palermo, è altamente improbabile che al «sergente di ferro» fosse stata data una comunicazione ufficiale negli spogliatoi, dato che questa decisione non poteva essere presa da un singolo individuo ma dal Consiglio Direttivo. Quello che si sa è che Olivieri, al termine della partita, si reca a Viareggio dalla famiglia come ogni post-partita, e ritorna martedì, quando la dirigenza gli comunica di aver deciso per il suo allontanamento nell'agitata riunione della notte prima. Olivieri può così salutare i giocatori e Bizzotto, e entrare nell'oblio del calcio veronese per circa 33 anni.

Non prima però di aver dato la sua versione con una lettera pubblicata da L'Arena di cui riportiamo uno stralcio significativo: «... nella riunione avuta con il sig. Presidente, martedì 27 settembre 1960, mi fu proposto di continuare la mia opera affiancato da una commissione tecnica. Poiché la proposta non fu di mio gradimento, ho preferito rinunciare seduta stante al mandato e, accordatomi sulle modalità finanziarie, mi sono allontanato, sia pure con amarezza, dalla sede. (...) Tengo inoltre a precisare che la campagna della compra-vendita dei giocatori è stata fatta dalla presidenza in modo assai difforme dai miei suggerimenti, e si è chiusa con un attivo di circa 130 milioni pur tenendo conto dei 18 milioni spesi per gli acquisti» . Al di là del fatto che nelle parole di Olivieri non si legge una benché minima autocritica, possiamo notare che la storia non fa che ripetersi: l'altro ieri Girardi, ieri Setti, oggi gli americani, tutti si chiedono (e si chiedevano) dove finiscono gli utili della campagna compra-vendita, specie quando si rinuncia ai pezzi pregiati.

Ancora qualche settimana dopo il suo esonero, in occasione dell'acquisto del centravanti Zavaglio, che sarà decisivo per la salvezza in extremis del Verona, l'ex mister gialloblù Olivieri riscuote parole di stima dagli sportivi veronesi. Così il ragionier Esterino Avanzi, ex calciatore del Verona ed ex presidente della sezione arbitri, esprime su Il Gazzettino il parere suo e del Gruppo Veterani: «Il Verona manca visibilmente di effettivi all'attacco e di due mezzali di raccordo di una certa classe atte a sistemare e cementare quel gioco a metà campo, chiave di volta del calcio moderno» . E ancora «...è stato un errore l'allontanamento di Aldo Olivieri; non si può infatti attribuire, dopo una sola partita di campionato, responsabilità ad un allenatore, quando era evidente che la situazione derivava da una campagna acquisti non adeguata alle esigenze della squadra».

Ad infittire il giallo sulla gara con il Palermo ci sono anche alcuni dubbi sulla lucidità del portiere Ciceri, che non risulta esente da colpe nei quattro gol subiti nel finale del primo tempo. Stando alle parole di capitan Begali, il portiere gialloblù sarebbe stato involontariamente «stordito» da una zaffata di etere mentre veniva soccorso per un lieve infortunio subito quando la gara era ancora sullo 0-0. Ciceri non rilascia dichiarazioni ufficiali, mentre il massaggiatore «Trivela» Forante nega in modo assoluto di aver usato l'etere, ma il dubbio sull'intontimento del numero uno gialloblù resta.

Comunque siano andate veramente le cose, Olivieri vanta un record negativo che sicuramente nessun allenatore del Verona vorrà mai battere. Aldo Olivieri ricomparirà pubblicamente a Verona in occasione della partita di addio al calcio di Pierino Fanna. E' il 9 giugno 1993, e sono passati quasi 33 anni dall'esonero lampo dopo il tracollo interno con il Palermo. Ad Aldo Olivieri, che viene celebrato come veronese Campione del Mondo nel 1938, viene concessa la passerella d'onore del calcio d'inizio della partita fra il Verona dei Campioni e il Verona degli Ex, cui partecipano diversi ex gialloblù per un doveroso omaggio alla carriera di Fanna.

L'ESONERO LAMPO DI ALDO OLIVIERI NEL 1960

A margine della gara, intervistato per il quotidiano L'Arena, Olivieri mostra di non aver dimenticato il modo in cui fu allontanato: «Perdiamo 4-1, vado negli spogliatoi, vedo facce strane, capisco che c'è qualche cosa che non va. Tranquilli, dico, vado via, non preoccupatevi. È l'unica macchia in venticinque anni di carriera» .

E, aggiungiamo noi, un record difficilmente battibile.

Paolo

Hellastory, 25/09/2025

Verona, 25.09.1960. Serie B, Giornata 1

Palermo 4

PALERMO FC
  32' E.Fantini, 33' Morosi, 35' (aut.) E.Fassetta, 40' Bernini

Anzolin, De Bellis, Sereni, Ferri, Grevi, Benedetti, Sacchella, Ramusani, E.Fantini, Bernini, Morosi.
ALL. Baldi

ARBITRO

C.Babini della sezione di Ravenna (RA)

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Dopo 11 giornate il Verona è impantanato al penultimo posto di classifica, con la metà esatta dei punti dell'anno scorso, il peggior attacco della serie A e una delle peggiori difese (peggio di noi solo Fiorentina e Udinese). Soprattutto, il Verona texano non sa più vincere: tra campionato e coppa sono ben 13 le gare ufficiali senza gioia. L'ultimo successo, ad Empoli, risale al 25 maggio e appartiene ad una vita fa. Questa situazione è complicata dalla brutta prestazione di Lecce, dove salviamo solo il risultato, e dal fatto che dietro di noi c'è una squadra come la Fiorentina che appare lì per caso e che mi sento di escludere dalla lotta per non retrocede vista la rosa e l'accredito che ha a disposizione. A questo punto nasce spontaneo l'interrogativo su Zanetti, sulle sue capacità di trovare il bandolo della matassa e sull'opportunità di cercare una nuova guida come è accaduto di recente proprio a Firenze e Genova.

[continua]

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