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PROSSIMO IMPEGNO
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Il Verona conquista i fatidici 40 punti, primo obiettivo stagionale, e la salvezza quasi matematica. Poco altro, però. L'assenza di Toni (ti accorgi quanto è importante soprattutto quando manca), la gara battagliera del Bologna (basta vedere il numero dei cartellini) venuto al Bentegodi per vincere e ripetere il successo esterno di qualche settimana fa a Torino, la stanchezza di qualche gialloblu (Iturbe) decisivo fino a qualche settimana fa hanno complicato la partita più del previsto. Abbiamo sofferto, Rafael respingendo in maniera impeccabile il rigore a Bianchi ha salvato il risultato. Poco Hellas, costretto a giocare tutta la gara in contropiede e a portare a casa un punto dignitoso. Quando sei in affanno, ti accontenti di poco. Questa volta va bene così.
Il Verona gira a 5 punti in meno rispetto al girone di andata. Viaggia sempre ad una media salvezza, ma fatica a tenere il passo di qualche mese fa. Del resto è una delle poche squadre che non ha ancora scontato il calo. Ha disputato un grande girone di andata ed è stato sostenuto dalla tensione nervosa dettata dal calendario. Ora però comincia a pagare dazio. I punti facili conquistati contro Sassuolo e Livorno hanno fatto morale e classifica, ma sono stati ottenuti contro formazioni francamente inferiori, inadeguate alla categoria. Torino prima, Bologna poi hanno invece messo in campo quell'esperienza e aggressività che fanno la differenza in A. E abbiamo sofferto.
Non esiste però un problema Bentegodi. Né di approccio sbagliato alla gara. Esistono semmai uno stato di appagamento e tenuta fisica. Tra l'altro, problema mi pare un termine eccessivo, visto il punto in cui siamo arrivati. Mandorlini se ne rende conto e sta facendo girare la rosa. Donadel oggi dà più concretezza di Cirigliano e Donati, Marquinho ha giocato due gare intere per fargli prendere fiato e dimestichezza con gli schemi, Jankovic sta trovando spazio e continuità. Hallfredsson (firma o no sto rinnovo?) è stato tenuto in panchina per quasi tutta la gara. A breve recupereremo capitan Maietta e Toni e forse le cose cambieranno in difesa e in attacco. Rabusic, al suo esordio assoluto, ha tenuto dignitosamente la posizione, ha combattuto, ma si è fatto neutralizzare fisicamente da Natali e deve ancora comprendere i compagni: è presto per giudicarlo. Gomez non ha fatto meglio.
Subito Parma, Inter, ma poi in seguito anche Sampdoria, Cagliari e Genoa ci diranno se il Verona può ambire a qualcosa di più. Sono tutte squadre in crescita, motivate ed esperte. Se hanno un'opportunità, non la sprecano. E l'Europa è il loro obiettivo stagionale, più che il nostro.
È arrivato dunque il momento decisivo della stagione. Marzo e i primi caldi. Superato lo scoglio psicologico dei 40 punti il campionato vuole sapere quanto fa sul serio questo Verona? È solo spettacolare e bello da vedere, oppure qualcosa di più? Mandorlini, che non sbaglia mai, assicura che ora viene il bello perché raggiunta la salvezza possiamo giocare anche più sereni pensando di puntare a un altro obiettivo anche più importante. È la testa che muove le gambe.
Massimo
Colonna sonora: No Surprises dei Radiohead. Ma se vi capita di ascoltarla nella versione di Malia ne rimarrete folgorati.
L'inizio del terribile calendario di febbraio offre un paio di impressioni a caldo: 1) che il Verona è vivo e combatte, 2) che però è stato indebolito in attacco dal mercato di gennaio perché giocatori come Ngonge e Djiuric non sono facili da sostituire. A bocce ferme, quindi con maggior consapevolezza, possiamo invece realizzare che nel corso di gennaio abbiamo assistito a 3 eventi importanti, 2 dei quali francamente inusuali. In primo luogo, l'importante cessione di talento finalizzata a sistemare i conti societari. In secondo luogo, una serie di operazioni di mercato volte essenzialmente a lasciar andare quei giocatori che non si sentivano più parte del progetto. In terzo luogo, la bocciatura del sequestro delle azioni del Verona in sede di appello. Se però i primi due li abbiamo metabolizzati dal punto di vista affettivo oltre che tecnico costringendo i tifosi ad affidarsi completamente alla bontà del lavoro di Sogliano e Baroni e alla speranza che i nostri avversari non si siano adeguatamente rinforzati nel frattempo, il terzo apre a scenari che non riusciamo a valutare nella sua complessità.
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