Ovvero: “L'UNICO DERBY”
Finita l'astinenza da gol e messa in archivio, per i posteri, la seconda prestazione negativa di sempre, orientiamo il timone verso est per affrontare i cugini vicentini in quello che è, come dicono i veri tifosi, l'unico derby degno di questo nome. Non si arrabbi il Chievo, la storia è storia, cento anni di sfide significheranno pur qualcosa. La nostra “atavica avversità” è contro il Vicenza, non contro i “digaioli”.
Anno di grazia 1906.
Il nuovo gioco stenta ad attecchire, gli incontri sono saltuari e il popolo sembra non appassionarsi. Nel febbraio viene organizzata una partita nientemeno che all'Arena e ben tremila persone, sui gradoni dell'anfiteatro, cominciano ad interrogarsi sul gioco e perché no? A tifare per l'una o per l'altra squadra. L'esperimento viene apprezzato.
Due mesi più tardi l'Hellas viene invitato a percorrere i ben quaranta chilometri che separano Verona da Vicenza per disputare un piccolo torneo. I veronesi declinano, lamentando che la quota di iscrizione di quindici lire è troppo onerosa. Alla fine si decide di pagare e partecipare.
Vicenza-Verona 2-1: è il primo di innumerevoli scontri e viene ricordato perché Crespi, un nostro attaccante, quel 29 Aprile 1906, segna il primo gol nella storia del Verona.
Qualche tempo dopo si disputa la rivincita in casa e si perde di nuovo due a uno. In un analogo torneo vinto dal Vicenza nel 1908, l'Hellas si ritira nel corso della competizione adducendo motivi di stanchezza. Insomma non si riesce proprio a spuntarla.
E' solo nel settembre 1913 che il Verona finalmente batte i più antichi e ravvicinati rivali. Quel giorno la folla scopre un modo nuovo per estrinsecare l'antica rivalità verso i vicini. Per la prima volta possono farsi beffe, gongolare, non avere pietà dei vicentini e godere della loro sconfitta.
Il cronista sportivo de “L'Arena” non fa mistero del suo entusiasmo e parla di un “pregiudizio superstizioso crollato e di un sogno diventato realtà, dopo otto, dieci anni che giocò contro l'imbattibile avversaria – così scrive testualmente – la squadra veronese ce l'ha fatta”. Ma non è tanto l'avvenimento sportivo che gli interessa, bensì la rivalità tra le due tifoserie. L'”atavica avversità”, di cui sopra, l'ho estrapolata dalla sua cronaca, dove ancora dice: “a seguire la partita arriva a Vicenza una notevole colonia (sic) di veronesi, alcuni di loro, una trentina, benché si siano fatti tutta la strada in bicicletta, hanno ancora il fiato per indirizzare dalla tribuna chiassosi incitamenti ai loro beniamini”.E sono proprio le grida dei tifosi veronesi a provocare una pericolosa tensione in campo e fuori. Sia i giocatori del Vicenza che l'arbitro mostrano di non gradire quelle che lo stesso cronista definisce le “scene selvagge” degli spettatori, che non desistono un momento dal lanciare “grida scomposte e fastidiose”. La cosa viene giudicata disdicevole ed il capitano del Vicenza, appoggiato nella sua richiesta dall'arbitro, esige che la partita si giochi in un'atmosfera meno sguaiata. La pretesa ha ben poche probabilità di andare a buon fine. “Le scene selvagge mutano col mutare del gioco” annota infatti il solito cronista. Il tifo, in altre parole, non è a senso unico e di volta in volta ne beneficiano entrambe le squadre, con una sorta di compensazione finale.
Il fatto che l'arbitro si sia schierato con i Vicentini, non stupisce i Veronesi: prima di tutto è un loro conterraneo ed in secondo luogo appare “indeciso e non allenato”. Sulle “scene selvagge”, si accende comunque una vivace discussione, sia in campo che in tribuna. Per fortuna, tutto si esaurisce in una sfogo verbale, senza il temuto passaggio a vie di fatto. Anche perché, a quindici minuti dalla fine, l'incontro arriva alla svolta decisiva. I giocatori dell'Hellas, che ora “non hanno più il sole in faccia”, riescono infatti a segnare la rete decisiva. Il risultato, prima bloccato sull'uno a uno, è così a favore dei Veronesi e le “scene selvagge” dei tifosi per una vittoria storica, “il sogno divenuto realtà”, non le può più impedire nessuno.
Insomma abbiamo imparato a tifare per colpa dei vicentini, sono loro i nostri “nemici” preferiti.
Per finire una nota scaramantica. Il conte Piero ottenne proprio a Vicenza la sua prima vittoria da Presidente: era il 27 Settembre 2003, uno a due, con reti in rimonta dei due “cesenati” Salvetti e Papa Waigo, Sergio Puglisi, in carica dal 14 Ottobre, può cominciare a sperare.
CARLO
[Vai alla pagina dell'Almanacco]