Ed eccoci, ancora una volta, a prolungare le fatiche di un anno con la  coda degli spareggi. Succede un po' spesso ultimamente. Questa volta però, la  storia ha un aspetto desueto: si affronteranno le decisive gare «dentro o fuori»  con una guida tecnica diversa da quella che le hanno determinate.
  Ci si aggrappa a tutto, in queste circostanze, come quella volta...
Milano, 4 Maggio 1958 Milan-Verona 2-0 (fischia Concetto Lo Bello e  debutta in serie A Pierluigi Cera), il Verona, mestamente solo in fondo alla  classifica, dopo un'Andata chiusa a ridosso delle prime sta inesorabilmente  naufragando.
  Il Presidente Mondadori, a quel punto, decide di sollevare dall'incarico  Angelo Piccioli, il mitico mister fautore della storica promozione dell'anno  prima e si affida, per le restanti tre gare a Cina Bonizzoni coadiuvato da  Guido Tavellin. Il loro sforzo risulterà vano e l'ultima posizione sarà  confermata a fine torneo.
  Ma non è finita, succede che l'Atalanta, coinvolta in un caso di  illecito, viene retrocessa all'ultimo posto della classifica del campionato,  consentendo al Verona, passato penultimo, di giocarsi col Bari, la permanenza  in serie A.
  Bonizzoni, a questo punto, già impegnato nella campagna acquisti del  Milan (squadra che porterà l'anno successivo alla conquista dello scudetto), si  defila e Mondadori, per non lasciare al solo Tavellin la responsabilità del  momento, ingaggia per il doppio spareggio, che si sarebbe giocato a Bologna ed  a Roma, un personaggio emergente nel calcio d'allora: Gipo Viani.
  Tavellin ricorda quei momenti: «....Io dico: andiamo a Casalecchio sul  Reno così ci avviciniamo a Bologna ed entriamo subito in clima spareggio. Viani  replica: andiamo in collina, al fresco, nel Varesotto e poi piombiamo a Bologna  ossigenati e pieni di energie. E invece eccoci a Bologna, in un forno, come  tanti pesci a boccheggiare. Vince il Bari, gol di Erba. Impossibile ribaltare  il risultato. Nei giocatori non c'è benzina. E' una tremenda delusione; vengo a  sapere che il Bari si è preparato a Casalecchio, abituandosi al caldo di  Bologna. La settimana dopo giochiamo a Roma, meglio del Bari, ma perdiamo per  due gol del solito Erba. Io piango; gli amici baresi che mi ricordano ancora,  mi regalano complimenti e pacche sulle spalle. Mondadori regala lo stesso un  premio a Viani e uno a me, e dice basta. Basta col calcio, basta col Verona».
Un tipo pittoresco questo Viani, trevisano di nascita, razza-piave, di  lui si ricordano felici intuizioni calcistiche: il «libero» all'italiana è  opera sua ed anche il cosiddetto «Vianema», un sistema di gioco che prevedeva l'eliminazione  del classico centravanti d'area, a vantaggio delle fasce laterali da cui  partiva il servizio per il centro occupato dai giocatori che, a turno, vi si  inserivano e potevano concludere, togliendo alle difese avversarie i consueti  punti di riferimento.
  Citando Brera: «Gipo Viani smentiva dall'alto la fama dei veneti buoni,  grandi e ciolla. Era di cervello molto fine ma soprattutto era furbo: intuiva  di acchito con chi avesse a che fare e come fregarlo, all'occorrenza».
  Si ricordano di lui, coloriti battibecchi con Rocco, come quella volta  che reagendo a una provocazione del Gipo, il «paron» ebbe a dire (sempre nei  ricordi del grande giornalista): «....che quel fior di galantuomo l'aveva indotto  a portar egualmente seco in bassa Italia una riserva non convocata con il solo  fine di fornicare in maggior libertà con la sua giovane moglie. Eh, sì: a Gipo  piaceva l'amore e spesso esagerava. L'usura psicofisica alla quale si era  sottoposto lungo tutta l'esistenza, non proprio candida, finì per avere la  meglio sulla sua fibra, pur eccezionale. Morì improvvisamente in un albergo di  Ferrara, per insulto cardiaco. I maligni insinuarono che non fosse solo. Un  dirigente ferrarese chiamato a sistemare le cose non volle confermare nulla.  Sussurrò solo all'orecchio d'un amico comune: »Gipo l'è semper stà fortunà. L'ha  da vess pran bell morì 'n sal figh«.
E dopo queste »dotte« disquisizioni, ricordiamo tutti gli spareggi della  storia Hellas.
Il primo nel campionato di serie B 1933/34 per evitare la retrocessione.
  Si contendono l'undicesimo posto, ultimo utile per salvarsi, oltre al Verona,  il Vicenza e la Serenissima Venezia. Con due vittorie interne e due pareggi  fuori casa i gialloblu vincono la qualificazione. Per la cronaca, il Vicenza e  la Serenissima, retrocesse, furono poi ripescate per l'allargamento dei quadri  della serie B per l'anno seguente, rendendo vano, quindi, l'esito degli  spareggi stessi.
Neanche dieci anni dopo, torneo di C 1942/43, il Verona ha la possibilità  di salire affrontando il Parma in uno spareggio promozione. Sul neutro di  Brescia subiamo una netta sconfitta per 2 a 0, che si tramuta in gioia quando  la FIGC declassa i ducali all'ultimo posto per illecito sportivo. Verona  promosso.
Detto del 1957/58 e delle geniali scelte di Viani, bisogna arrivare al  1974/75 per un altro spareggio promozione, questa volta per la serie A, a quel  caldissimo pomeriggio di Terni di fine giugno ‘75 che sarà sempre ricordato per  la »ciabattata« di Mazzanti che uccella Pellizzaro dopo il tunnel su Vichi.
Delle partite con la Reggina nel 2001 (per restare in serie A), con lo  Spezia nel 2007 (per mantenere la serie B) e con la Pro Patria nel 2008 (per  evitare la 2^ divisione della Lega Pro), sapete tutto!
CARLO
Nelle foto: in alto Viani e Bonizzoni, in basso Tavellin e Delvecchio