Dei 19 incontri disputati a Verona dai salentini (6 in A, 11 in B, 1 in C e 1 in Coppa Italia), ho scelto quello dell'8 settembre 1985: il loro primo nella massima divisione, ma soprattutto il nostro primo in campionato con lo scudetto sulle maglie.
C'è interesse e curiosità attorno alla squadra e il calendario sembra aver dato una mano ai neo campioni che, affrontando in casa una modesta matricola, dovranno svolgere solo la formalità di mettere da parte i primi due punti del torneo.
Non è proprio così: i gialloblù partono con il piede sbagliato e addirittura rischiano di perdere contro una formazione che in 73 anni di vita mai aveva respirato aria di serie A.
Già in Coppa Italia, nelle cinque gare del girone eliminatorio (2 vittorie, 2 pareggi e 1 sconfitta), i campioni dimostrano di non aver trovato i giusti equilibri, i sincronismi necessari per ripercorrere il cammino dell'anno precedente.
Bagnoli rinuncia a Briegel, acciaccato ad una coscia, ma la sorpresa più grossa è data dal mancato impiego di Vignola, rimasto stranamente in panca. Gli preferisce il peperino Bruni che, per quanto mobile e ricco di buona volontà, non possiede personalità sufficiente per trascinare i compagni e prendere in mano le redini della situazione quando il Dige accusa qualche momento di pausa.
I gialloblù vanno comunque in vantaggio, ma vengono ripresi all'inizio del secondo tempo. Il gol di Elkjaer è pareggiato da Nobile. La matricola non scherza, gioca in velocità e dà filo da torcere ad un Verona lontano parente del miglior Verona.
Bene o male arriva la rete numero due. La propizia Di Gennaro dopo uno scambio con Verza che stenta ad inserirsi nel gioco scaligero. Quando sembra che l'opaca prestazione dei padroni di casa possa essere archiviata senza entusiasmo ma con l'intero bottino, viene, meritata, la rete del secondo pareggio pugliese. Rovina la festa Paciocco che l'allenatore Fascetti aveva mandato in campo nella fase finale.
In occasione delle due reti subite la difesa gialloblù è apparsa incerta e ingenua. Sul finire l'argentino Barbas, dopo una prodezza personale, centra in pieno la traversa di Giuliani. Poteva essere anche una sconfitta.
Ricordo perfettamente le mie sensazioni quel pomeriggio. Avevo netta la percezione che quella sarebbe stata una stagione difficile, come in effetti poi si è rivelata.
A margine segnalo una curiosa coincidenza: il Lecce manda in gol entrambi i panchinari, nove minuti dopo il loro ingresso in campo e questo fatto si ripeterà ancora nel corso del campionto.
Attenti alle sostituzioni quindi.
CARLO