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HELLAS VERONA / Carl Attacks!

IL MITO DEL COACH


IL MITO DEL COACH

Oggi non voglio parlare del Verona. Del resto, la salvezza è quasi raggiunta, le vicende societarie sono sempre vaghe e tutto quanto sta succedendo intorno al calcio, in questi giorni, mi induce a pensare ad altro. E allora, idealmente, attraverso la Manica e vado a far la conoscenza di un personaggio che quotidianamente imperversa nel guestbook. E' il mio piccolo omaggio al mister dei VAG e soprattutto ai più giovani frequentatori del sito, che forse non conoscono la storia del mito del coach.

Martin Harcourt Chivers nasce un venerdì, il 27 Aprile del 1945 a Southampton, nell'Hampshire. L'aitante centravanti, questo è il suo ruolo, muove i primi calci nelle giovanili dei Saints, come viene chiamata la squadra della sua città, e vi debutta diciassettenne, nel Settembre del 1962. Vi resta cinque stagioni e contribuisce in maniera importante a portarla nella massima divisione. Per lui, nel Southampton, 97 reti in 175 gare giocate

Ma è il Tottenham Hotspurs, a mettere gli occhi su di lui. C'è da sostituire un certo Jimmy Greaves, autentica leggenda degli Spurs, e viene acquistato per l'allora cifra record di 125.000 sterline. E lui entra subito nel cuore dei tifosi, segnando all'esordio, contro il Sheffield Wednesday il 17 Gennaio 1968. E' la prima di otto stagioni, nelle quali Martin scriverà alcune delle più gloriose pagine nel grande libro degli Speroni bollenti.

La prima affermazione è la Coppa di Lega 1970/71. Chivers segna due volte nella finale con l'Aston Villa (2-1). La stagione successiva, 1971/72, arriva addirittura la Coppa UEFA (è la prima edizione, aveva sostituito la Coppa delle Fiere) battendo i connazionali del Wolverhampton Wanderers. Lui ne segna due all'andata nello stadio dei «Lupi» (1-2) e poi c'è il pareggio (1-1) al ritorno al White Hart Lane. E' la squadra di Pat Jennings, Alan Mullery, Mike England, Alan Gilzean, Martin Peters: tutti eccellenti giocatori.

E' ancora Coppa di Lega nel 1972/73, 1-0 a Wembley contro il Norwich City.

Un altro trofeo, pur di minor importanza, fu la conquista della Coppa di Lega italo-inglese nell'edizione del 1971, messa in palio fra le vincitrici della Coppa della Lega d'Inghilterra e della Coppa Italia. Il Tottenham si impose al Torino per 1-0 in trasferta e per 2-0 a Londra.

Sarà ancora finale di UEFA nel 1973/74, ma ne usciranno sconfitti nel doppio confronto con gli olandesi del Feyenoord.

Chivers chiude con gli Spurs il 24 Aprile 1976, dopo 367 partite ufficiali e 174 reti segnate, terzo realizzatore di sempre nella storia del club.

Nell'estate del 1976 viene ingaggiato per 80.000 sterline dal Servette, squadra svizzera di Ginevra. Non perde il vizio di segnare. E' suo il gol della vittoria nella finale di Coppa delle Alpi contro il Nimes Olympique (2-1) il 24 Agosto 1976. Altro centro la stagione successiva, la Coppa Svizzera, contro il Grasshopper Club Zurich sconfitto 1-0 nella finale bis il 4 Giugno 1978 a Berna.

Dopo l'esperienza elvetica, Martin ritorna in patria. E' al Norwich City, 1^ Divisione, per lui 11 presenze con 4 reti. Si trasferisce, quindi, nel Marzo del 1979 al Brighton & Hove Albion, 2^ Divisione, vi resta un breve periodo, solo 6 presenze con 1 rete. Chiude col calcio nel Dicembre 1982, dopo aver fatto l'allenatore-giocatore nel Dorchester Town e in una squadra norvegese: il Vard and Barnett.

Degna di nota anche la sua carriera in Nazionale: 24 incontri con 13 reti. Il debutto è contro Malta (1-0) il 3 Febbraio 1971 nelle qualificazioni per il Campionato Europeo, l'ultimo gettone il 17 Ottobre 1973 contro la Polonia (1-1) in quelle per il Campionato Mondiale. In mezzo anche un match contro l'Italia al Comunale di Torino in una gara amichevole per la ricorrenza del 75° anniversario della FIGC il 14 Giugno 1973: 2-0 per noi.

Ha disputato inoltre 17 incontri nell'Inghilterra Under 23.

Dopo aver lasciato il calcio, Chivers, ha comprato un hotel e un ristorante nell'Hertfordshire, che lui e la moglie Julia, dirigono insieme. Fa anche il commentatore per la radio BBC e organizza, con i vecchi compagni del Tottenham, gare di beneficenza. Hanno quattro figli: Andrea (34), Melanie (31), Nick (25) e Luke (23) e vivono nell'Herts, nel Parco di Brookmans. Passa abitualmente le vacanze in Portogallo e la Mercedes è la sua auto preferita. Ha l'hobby del golf e della pesca al salmone. Legge il Daily Express ed è molto interessato alla politica. E' felice di aver lasciato il calcio, perché è sicuro che non sarebbe l'uomo disteso e felice che è adesso se fosse ancora in quel mondo. E richiesto di un commento su come è cambiato il modo di giocare da quando ha smesso: lui dice che adesso tutto è troppo veloce. E non poteva che essere così, lui, «Big Chiv» è sempre stato considerato un giocatore lento, per via della mole, ma tanto potente e resistente. In definitiva un personaggio tranquillo, che bada al sodo, senza tanti fronzoli….. una buona scelta, Marco.

CARLO

Hellastory, 18/05/2006

LA STRATEGIA DI PRESIDIO E UN MERCATO FATTO DI PRESTITI


Povero Verona ... Prima la fragilità (tecnica e mentale) dimostrata all'Olimpico che conferma che anche quest'anno dovremo soffrire. Poi i rifiuti di mercato (Baldanzi, Richardson, Faivre) che, per motivi diversi, hanno tutti snobbato il Verona. Verona è una piazza poco appetibile o offre troppo poco? Comunque sia, per i tifosi del Verona ogni stagione è un continuo succedersi di momenti di passione con alternati picchi depressivi (molti) ed esaltati (pochi): si parte in estate con l'allestimento di una squadra decente in grado di salvarsi e si finisce con il riscontro sul campo. Il problema è che questo stress si risolve sempre solo negli ultimi giorni di trattativa e nelle ultime partite di campionato. Se questa è una situazione alla quale non finiremo mai ad abituarci, anche vedendo come si muovono nel frattempo le nostre avversarie dirette, credo che debbano essere rivisti i criteri che guidano le linee guida societarie e delle quali subiamo ansiogene conseguenze. Il Verona fa di un vanto la propria gestione oculata in termini di ingaggi e contenimento di costi. Corretto. Aggiungo che l'autofinanziamento nel mercato (compro sulla base di quanto riesco a vendere) è una regola quasi decennale introdotta da Setti che aveva un capitale limitato e anzi sosteneva se stesso con il risultato economico positivo della società. L'alternativa è prendere a prestito, magari con l'opzione del riscatto. Il Verona ha una struttura fragile e non può permettersi di sbagliare mercato, per questo punta su giocatori potenzialmente interessanti, magari provenienti da stagioni sfortunate. Spendere 10 milioni per un potenziale talento che poi o si infortuna o non riesce ad esprimersi sarebbe deleterio per il bilancio. Riuscire invece a strappare un'opzione ad una cifra prefissata aiuta la gestione societaria nel valutare l'opportunità di un successivo riscatto. Un buon esempio è stato il Cagliari che quest'estate ha riscattato Piccoli, Gaetano e Caprile spendendo subito 26 milioni e successivamente ha ceduto Piccoli alla Fiorentina per 25 ripagandosi di fatto l'intera operazione con il vantaggio di aver acquisito 2 giocatori (per loro) importanti.

[continua]

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